Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini “FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO” di Mario Catania

Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
“FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO”
di Mario Catania
Capita, a volte, di avere la classica “folgorazione sulla via di Damasco” quando assolutamente non ci aspettiamo che qualcosa, qualunque cosa, possa accadere. Stavo sciando durante la settimana, fatto che, per privilegio consentito dalla mia professione e dalla tecnologia di oggi, mi capita sovente e,così facendo, sono salito in seggiovia con un amico maestro di sci. Iniziamo a dialogare del piu’ e del meno ed arriviamo a parlare di una passione comune: i cavalli. In realtà il discorso è partito dal mio casco della Kask che lui ha subito notato replicando che, il giorno in cui lo rendessero obbligario nello sci, smetterebbe di sciare. Io gli ho risposto che, terminate le gare, anche io la pensavo allo stesso modo salvo, poi, indossarlo ed essere diventato totalmente incapace di sciare senza. Dopo questo prodromo, appunto, il discorso cade sull’equitazione. Quando gli racconto che mi occupo di sicurezza proprio in questo ambito ed inizio ad accennargli ai vari sistemi tra i quali le staffe di sicurezza e gli airbag, oltre ai caschi, ovviamente, lui si lascia andare ad una confidenza: una sua amica, solo qualche anno fa, è rimasta paralizzata, dalla vita in giu’, saltando, in campo e battendo la schiena sulla barra dell’ostacolo stesso. Renzo insegna soprattutto ai bambini e ci siamo trovati pienamente d’accordo nell’affermare che essi siano i soggetti deboli poichè succubi delle scelte dei piu’ grandi. Campioni morti perchè rimasti staffati in campo, atleti confinati su di una sedia a rotelle per una caduta…eppure tutto questo sembra non bastare! Se il problema fosse quello per cui la ricerca e lo sviluppo dei sistemi di sicurezza fosse rimasto alla preistoria, allora me ne darei una sorta di spiegazione… ma, posto che il punto è che “sistemi esistenti ed efficaci” non vengono volontariamente utilizzati, in primis dagli istruttori, forse il problema vero è culturale! La cultura non è solo conoscenza ma anche e soprattutto apertura mentale e non credo vi sia apertura mentale in istruttori che montino senza casco quasi denigrando le protezioni, che pure esistono, se non addirittura sbeffeggiando chi le utilizzi. Oggi, nel 2018, vedo ancora istruttori che postano foto sui social fieri di uscire senza casco o che sostengono di indossarlo…”unicamente quando non montano il loro destriero”, altrimenti sarebbe come dire che non si fidano di lui o di lei. Seguendo lo stesso ragionamento un papà o una mamma non dovrebbero mai collocare i propri figli neonati nel seggiolino posteriore in auto: significherebbe che il bimbo non possa fidarsi di mamma e papà! Ma cosa stiamo dicendo? Se questo è il ragionamento non siamo al Medioevo questa è stupidità punto e basta! Oggigiorno abbiamo la possibilità di proteggere la testa, la schiena, il torace non vogliamo farlo? Liberi! Ma non diventiamo un’ esempio di questo per le giovani leve!