Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini IL NUOVO PASSA ANCHE DALLA SICUREZZA di Mario Catania

Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
IL NUOVO PASSA ANCHE DALLA SICUREZZA
di Mario Catania
Nell’incontro di mercoledì scorso con il Consigliere Federale Luca D’Oria, dopo l’aspetto turistico di cui ho parlato precedentemente, abbiamo affrontato, alla presenza di Martina e Jigen che stavano seduti in braccio a noi, temi riguardanti la “sicurezza nel nostro sport” che, come ho spesso ricordato, è statisticamente considerato secondo solo al paracadutismo in quanto a pericolosità.
Proprio questo paragone mi porta ad una serie di considerazioni: non credo sarebbe possibile che Tizio, invaghitosi dello sport del paracadutismo senza mai averlo praticato in vita sua, potesse effettuare lanci in solitaria; penso non sia possibile lanciarsi senza la protezione di un casco… insomma il paracadutismo è uno sport pericoloso nonostante rigide regole che lo inquadrano. Ho esposto a Luca una mia ferma convinzione, quella per cui la “pericolosità statistica” attribuita al nostro sport sia, in realtà, dovuta ad una accettazione tacita del rischio troppo spesso presente in chi lo pratica ed è proprio su questo punto che dovremmo o dovremo lavorare al fine di attribuire all’equitazione un livello di sicurezza che, ad oggi, è assolutamente auspicabile.
Ci siamo trovati totalmente in sintonia nell’affermare che una prima regolamentazione dovrebbe essere culturale e riguardare “abilitazioni”, “autorizzazioni”, “patenti”, chiamiamole come vogliamo, rilasciate da enti autorizzati in grado di testimoniare che un determinato soggetto sia nelle possibilità di governare un cavallo.
Con questo non si richiede l’esperienza e la capacità di un secondo o terzo livello Fise, esattamente come per una normalissima patente stradale non si richiede una Superlicenza di Formula 1 ma semplicemente un documento attestante un minimo percorso a mezzo del quale si sia capaci di gestire un mezzo in un determinato numero di situazioni. Un secondo step sarebbe quello di educare alla protezione publicizzando strumenti dei quali, credetemi, a volte anche gli addetti ai lavori ignorano l’esistenza.
Giubbotti airbag, staffe anti staffatura, uniti all’utilizzo del casco davvero possono alzare il livello di sicurezza del nostro sport di non pochi gradini.
Nel maggio 2016 un cavaliere non certo alle prime armi, Oscar Medaglia, è morto rimanendo staffato durante un concorso: l’utilizzo delle staffe di sicurezza puo’ ridurre del cento per cento il rischio di rimanere agganciati con il piede… non poca cosa!
Un giubbotto airbag è capace di offrire una protezione venti volte superiore a quella di un normale corpetto rigido… la differenza tra l’essere disarcionati e battere il torace o la schiena sul terreno oppure avere un gommone di ben venticinque litri di aria tra noi e l’asfalto!
Picchiare la testa protetta da un casco di valore, che si deforma assorbendo l’urto, puo’ fare da spartiacque tra la vita e la morte o una vita da vegetale magari… eppure quanti pensano ancora che uscire senza protezione faccia figo!
Ho condiviso queste stesse preoccupazioni con Carlo Forcella, terzo livello Fise e con l’avvocato Davide Diana membro della Commissioni Fiscale della Federazione e tutti e quattro siamo giunti alla conclusione che sia arrivato il momento di dare una dimensione al discorso sicurezza.
Personalmente credo, e qui mi assumo in prima persona la responsabilità di quanto scrivo, che in passato si sia data troppa importanza al blasone, al contorno, alla casta per nulla considerando il quotidiano…
Ma il quotidiano, signori, è costituito anche da persone che si allenano e praticano l’equitazione amatoriale e non per fini agonistici, che escono con i loro cavalli in passeggiata, vivono il cavallo come un amico piuttosto che come uno strumento per raggiungere un podio.
Luca ed io ci siamo trovati d’accordo su ogni punto concludendo che sia necessario abbassare l’indice di rischio di questo sport! Riuscirci è possibile perchè gli strumenti esistono.
Racconto un aneddoto.
Qualche sera fa ho partecipato ad una cena dove si parlava di questi argomenti, era una cena di motociclisti… io non lo sono.
Nel gruppo c’erano persone anche parecchio anziane. Una di queste, ad un certo punto, sentendo parlare di caschi, airbag ed altro ha sbottato dicendo che per lui la moto fosse libertà e non avrebbe mai accettato queste costrizioni. Bene, io credo che questo sia un esempio da biasimare. Non sapremo mai quante vite abbia salvato l’utilizzo del casco reso obbligatorio nel 1986 per i motociclisti ma, di certo, non poche! Se oggi vado da un assicuratore dicendo che pratico l’equitazione magari mi rifiuta la polizza…. facciamo si che tra un lustro non se ne curi nemmeno!
La realtà è che il rischio riguarda la nostra vita! Proteggiamoci e proteggiamo i nostri ragazzi! Jigen e Martina erano d’accordo, ed anche Luca ed io.
Il nuovo passa anche dalla sicurezza e questo è, forse, il particolare piu’ rilevante.
Ci saranno lotte da fare e posizioni da sostenere ma la posta in palio, la Vita, nostra e delle generazioni future, non ha prezzo!