Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini “LIBERTÀ NON SIGNIFICA RISCHIO” di Mario Catania

Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
“LIBERTÀ NON SIGNIFICA RISCHIO”
di Mario Catania
Il cavallo è da sempre considerato simbolo di fierezza, potenza, forza eppure, osservandolo e studiandolo, possiamo comprendere quanto questo essere quasi perfetto sia infinitamente delicato.
Guardiamolo bene…tanta forza, tanto peso, tanta massa portati da gambe in molti casi, nei purosangue ad esempio, sottili da sembrare addirittura, nelle parti del metacarpo e metatarso principali, esili. Studiandolo bene capiamo, poi, quanto delicato sia il suo stomaco: il cavallo è un erbivoro monogastrico, possiede un solo stomaco.La digestione inizia dalla bocca dove il bolo viene masticato ed insalivato, prosegue nella parte digestiva vera e propria composta dallo stomaco,dall’ intestino tenue, dall’intestino crasso e dalle due ghiandole del fegato e del pancreas e si conclude nella parte espletiva costituita dall’ultimo tratto dell’intestino crasso e dallo sfintere anale. Bene: questo meccanismo perfetto, per noi cavalieri, rappresenta una sorta di incubo che si materializza nel terrore della colica. Esiste la colica gassosa dovuta ad un eccessivo accumulo di gas; la colica da ostruzione che si manifesta con un ristagno delle masse fecali a causa del quale non si ha piu’ lo svuotamento ed il passaggio attraverso l’intestino; la colica trombo embolica dovuta all’occlusione causata da un embolo di un’arteria che irrora l’intestino; la colica da torsione, la piu’ grave dovuta alla torsione o strozzatura di una parte dell’intestino. Sono figlio di un cardiochirurgo ma non ho avuto il coraggio di seguire le orme di mio padre per una ragione: esiste ed esisterà sempre nella vita di un medico il momento in cui questi si dovrà arrendere assistendo impotente alla fine di un essere vivente…umano o animale che sia. Vivendo almeno cinque ore della mia giornata costantemente a contatto con i cavalli ho, purtroppo, avuto modo di assistere alla sofferenza di questo animale: è qualcosa che ti lascia basito.
Cerchiamo, allora, per quanto possibile di non arrivare a quel punto. Questo articolo nasce da due esperienze personali…faccio questa sorta di premessa leggermente in ritardo ma la ritengo necessaria. Circa una decina di giorni fa una delle mie cavalle ha avuto un principio di colica da ostruzione…io, ammetto, non me ne sarei accorto e, probabilmente, l’avrei alimentata normalmente a mangime e carote causando un disastro. Luigi, il mio amico di cui, chi mi legge, ormai qualcosa conosce, ha capito che qualcosa non andava ed ha chiamato il veterinario…l’unico di cui, negli anni, io abbia deciso di fidarmi. “Non mi sembra stia morendo, deve solo muoversi.” Appena l’ha vista queste sono state le parole poi le ha auscultato lo stomaco e mi ha rassicurato dicendo che stava lavorando, a quel punto la cura è consistita nel farla muovere a sella…dopo nemmeno un quarto d’ora la situazione ha iniziato a sbloccarsi e l’incubo è terminato. Confesso di essere paranoico e di dosare sempre con estrema cura quantità, temperatura del cibo e quanto altro ma, confesso anche che, il giorno in questione, per una volta, ho “svaccato” tanto in quantità quanto in temperatura… Avevo in frigo una quantità maggiore di carote e piu’ fredde ed ho pensato che per una volta sola non sarebbe successo alcunchè salvo poi realizzare che, purtroppo, puo’ bastare una volta sola per combinare il disastro. Qualche giorno dopo, nella mia “seconda residenza”, la mia terra adottiva, la Romagna, recandomi per fare shopping nella selleria di Ilario Ottardi, mi sono trovato con lui ad affrontare proprio questo argomento: la fragilità del cavallo. Raccontandogli la mia esperienza gli ho parlato anche della riflessione riguardante la delicatezza degli arti. Mi ha dato da provare gli “eShock FluidGel” della eQuick, paratendini con una bolla di aria e gel nello scafo in grado di assorbire gli urti. Devo ammettere che, anche solo la consistenza del materiale provata sul mio avambraccio, mi ha dato l’impressione di un livello di assorbimento di un eventuale urto estremamente superiore rispetto ad un paratendini comune. Di qualche giorno fa è la notizia della caduta con conseguente trauma cranico di Andrea Bocelli. A riguardo mi sento di condividere a pieno la riflessione del mio direttore, Glauco Ricci, quando sostiene che, personaggi pubblici, dovrebbero rappresentare un esempio soprattutto per le generazioni dei piu’ giovani. “Libertà” non significa rischio, sono due concetti ben distinti e separati! Quale pensiamo possa essere il piu’ grande sogno dell’uomo? Volare, credo! Bene…non ho mai visto un paracadutista senza elmetto e tuta termica! La moto stessa è sinonimo di libertà ma nessun professionista si sognererebbe di uscire anche solo per una gita senza casco, guanti e, magari, giubbotto airbag. Lo sci è uno sport che si pratica nella natura ed in libertà ma, anche e soprattutto nel fuoripista, quando si è da soli con la montagna, vige l’obbligo dello zaino airbag, del casco e del dispositivo di segnalazione della posizione (Arval). Mi auspico che, prima o poi, anche l’equitazione venga presa sul serio e regolamentata. In attesa mi aggrappo all’intelligenza dei cavalieri e delle amazzoni: un casco non crea fastidi, le staffe di sicurezza non comportano particolari abilità, i bustini e gli airbag esistono. Venti anni fa in formula uno si moriva per incidenti nei quali, oggi, i piloti escono illesi e arrabbiati per aver compromesso un campionato…perchè a cavallo si deve rischiare di morire, magari staffati, quando lo si potrebbe tranquillamente evitare?