“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: la sicurezza certificata” a cura di Mario Catania

“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: la sicurezza certificata”
a cura di Mario Catania
Tempo fa scrissi un articolo per raccontare il patrimonio che il casco è deputato a difendere parlando del nostro cervello e della scatola cranica che lo protegge. Non voglio oggi ripetere quanto detto ma vorrei comunque ricordare che nel cervello risiedono le attività psichiche, la zona motoria, psicomotoria, sensitiva, visiva, uditiva, del gusto e dell’olfatto: per avere una semplice idea esemplificativa del tutto, possiamo dire che la luce stimola la retina dell’occhio ma noi non potremmo vederla, rendercene conto, se questo stimolo luminoso, mediante il nervo ottico, non arrivasse alla zona visiva della corteccia…soltanto allora noi “vediamo” ed è dunque il cervello che ci permette di percepire la luce, i colori, la forma degli oggetti. In parole povere potremmo dire che le nostre mani, i nostri occhi, il nostro naso, le nostre orecchie siano i mezzi con i quali possiamo entrare in contatto con il mondo esterno i cui segnali, una volta inviatici, devono essere codificati a mezzo del nostro cervello. Posterioremente si trova il cervelletto, anch’esso diviso in due emisferi, anch’esso composto da una massa di tessuto nervoso di aspetto bianchiccio ( sostanza bianca) e ricoperta da uno strato di aspetto grigiastro ( sostanza grigia)che ha il nome di corteccia cerebellare: molte le analogie con il cervello nostante le funzioni siano differenti poichè il cervelletto provvede alla corretta esecuzione dei movimenti. In sostanza, per quanto concerne i movimenti, il cervello decide cosa deve essere fatto ed il cervelletto stabilisce come deve essere fatto. Tutto questo infinito patrimonio, cervello e cervelletto che insieme formano l’encefalo, è protetto dalla scatola cranica…protezione quanto mai efficace ma che spesso, va aiutata. Solo qualche giorno fa chiacchieravo con un caro amico medico, in servizio al 118, il dottor Simone Di Giorgi il quale parlando di incidenti in moto, una drammatica realtà per chi, come lui, esercita quella professione, rifletteva su quante morti abbia evitato l’utilizzo del casco…”morti evitate” il cui numero non conosceremo mai poichè per certo dove, fortunatamente, non c’è una tragedia non passa neppure la notizia. Personalmente penso che dove esista ” a loophole in the jurisprudence” una mancanza nel diritto, un buco di legislatura, debba vincere il buon senso: il casco è obbligatorio per i motocisclisti ma non lo è per i cavalieri, almeno per quelli che praticano il nostro sport a livello amatoriale magari solamente per una passeggiata nei boschi. Eppure quando si cade da cavallo si cade dall’alto e, soprattutto fuori dal maneggio,magari anche su pietre o sull’asfalto. Il mio viaggio sulla sicurezza di venerdì 21 aprile è proseguito, dopo l’incontro con l’ingegner Fabio Colombo di Motoairbag, verso Chiuduno, in provincia di Bergamo, dove ho incontrato la dottoressa Giulia Mazzalupi, responsabile marketing per Kask. Sono stato ricevuto in una sala dalle pareti tappezzate da caschi e, mentre il mio occhio vagava, umanamente, alla ricerca del colore preferito o della forma gradita – si perchè almeno nella mia idea, il casco dovrebbe ormai rappresentare un particolare imprescindibile della nostra attrezzatura della cui sicurezza dovremmo essere certi al cento per cento tanto da doverci preoccupare unicamente della scelta, per così dire, legata al nostro gusto – Giulia mi ha, tuttavia, ricordato come anche per quanto riguarda i caschi esistano normative stringenti di riferimento ma anche innumerevoli modalità di costruzione e con, essi, di sicurezza. Il casco deve essere omologato, le Certificazioni sono infatti una garanzia di sicurezza e qualità, atte a dimostrare che i prodotti siano testati e controllati secondo normative. Per questo motivo KASK si è specializzata solo ed esclusivamente nella produzione di caschi 100% made in Italy, con l’obiettivo di mantenere un perfetto equilibrio tra eccellenza tecnologica, funzionalità, sicurezza e design. KASK è costantemente alla ricerca della perfezione, mantenendo i più alti standard nella produzione di caschi per garantire la massima qualità e offrire la migliore protezione.
Alla luce di quanto detto, credo sia comprensibile a tutti come non basti avere qualcosa in testa per poter parlare di sicurezza ed è questo un punto, paradossalmente, a favore di quello che abbiamo definito il nostro “buco legislativo”…eh già perchè, visto che, mai nessun vigile o nessuna guardia forestale potrà farci la multa se non indosseremo il casco in un bosco o su una strada comunale e poichè quella di indossarlo sarà una nostra libera e consapevole scelta di sicurezza…cerchiamo almeno di non prendere in giro noi stessi! Il casco dovrà essere conforme agli standard di sicurezza ma dovrà anche essere della misura corretta e ben allacciato perchè lo indossiamo non per obbligo, purtroppo, ma nemmeno per moda quanto piuttosto nell’eventualità che debba rivelarsi necessario e sarà proprio in quel frangente che un difetto di costruzione, di misura o una scorretta allacciatura potrebbero rendere la sua presenza addirittura inutile. Capisco perfettamente come il nostro sia uno sport costoso ma comprendo molto meno discorsi del tipo “spendo già tanto per il cavallo, pensa se devo spendere quattrocento euro per un casco…”; posso affermare in piena coscienza che, a fronte di un buco legislativo importante riguardo l’obbligatorietà dell’utilizzo di alcuni dispositivi esiste, di contro, una normativa internazionale precisa atta a distinguere cio’ che sia realmente certificato e “protettivo” da cosa non lo sia o, perlomeno, lo sia in misura minore.
Nel mio incontro con Giulia ho potuto conoscere una realtà italiana seria e ben strutturata che si occupa di sicurezza non solamente per cavalieri, ciclisti o sciatori ma anche di “sicurezza sul lavoro”; una realtà che si prende sul serio e prende sul serio il patrimonio che i suoi prodotti devono difendere. Certo in the country of the blind, the one-eyed man is king…. proverbio anglosassone quanto mai corretto nel nostro caso: visto il buco legislativo, quando incontriamo qualcuno con il casco in testa nei boschi lo ammiriamo pensando, a prescindere, che abbia fatto una scelta giusta. Ma quanti affrontano l’acquisto con consapevolezza e quanti, tanto per fare, acquistando elmetti che, alla resa dei conti, non saranno ingrado di proteggere quanto magari di far peggio che meglio? Se questa vi puo’ sembrare un’esagerazione vi posso garantire che non lo sia: un casco non confore alle normative, non della nostra misura o male allacciato potrebbe perdere infatti completamente la propria funzione protettiva o addirittura diventare egli stesso un pericoloso ostacolo nella caduta. Per tutte queste ragioni esorto gli istruttori per primi a dare l’esempio proprio come fanno gli istruttori seri nei corsi di guida, tanto di auto quanto di moto, in pista… iniziando, nelle loro lezioni, dal casco da come vada allacciato, da come vada misurato; non facciamo passare il messaggio che faccia figo non indossarlo se no partiremo già con il piede sbagliato, proprio noi che abbiamo la responsabilità di educare.
Un Cavallo In Famiglia
Pubblicazione quotidiana registrata presso il Tribunale di Milano il 26.04.2017 al nr 153