Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini “LA QUALITÀ DELLA SICUREZZA” di Mario Catania

Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
“LA QUALITÀ DELLA SICUREZZA”
di Mario Catania
Il prossimo articolo sulla sicurezza riguarderà “l’impennata” ma oggi, piu’ brevemente, vorrei proporVi una riflessione. Questa battaglia che Glauco Ricci, Francesca Primicerio, Fabrizio Cerilli ed io abbiamo iniziato da qualche tempo – loro prima di me salvo poi accettarmi a bordo – mi lascia, alle volte, basito osservando la realtà che, purtroppo, spesso ci circonda. Questa riflessione scaturisce da una grigliata…eh già una grigliata serale con un amico motocislista che non vedevo da anni: mi ha ricontattao su Fb, ci siamo sentiti al telefono ed abbiamo combinato questa cena da me. E’ arrivato, nemmeno a dirlo, con la sua nuova Ducati rossa e con un bel giubbotto che mi ha mostrato con orgoglio…Ebbene si! Da un anno a questa parte indossa il giubbotto della Motoairbag che altro non è che la versione da moto della linea Equiarbag. Dopo qualche confronto tra le rispettive attrezzature abbiamo ripercorso gli anni nei quali chi viaggiava su due ruote rappresentava l’emblema della libertà tanto che mai avrebbe potuto accettare costrizioni di sorta mentre oggi, un vero professionista, non potrebbe salire sulla sua motocicletta in jeans e maglietta anche se la sensazione di liberà è la stessa di allora. Giacomo fa l’avvocato, ho lavorato per qualche anno nel suo studio ormai parecchi lustri fa. Abbiamo ricordato l’incidente di un ragazzo morto in moto per aver battuto con violenza inaudita il torace a terra. Con il giubbotto che entrambi indossiamo, forse, una morte sarebbe potuta essere evitata. Tra un discorso e l’altro siamo arrivati a parlare dei caschi: una realtà abbastanza accettata nell’ambito equestre anche se, credo, in modo troppo superficiale. Nel nostro mondo esiste la cultura del…”mettiamoci qualcosa in testa: piccolo o grande che sia, conforme o meno alle normative…Un qualsiasi cosa tanto per dire che lo abbiamo in testa”. Tra i motociclisti non è così: la ricerca del casco rappresenta un momento importante nella vita di un centauro poichè questi sa bene come quella sia una scelta che possa cambiare la sua vita. Conservo, almeno per ricordo, il primo caschetto che comprai in uno di quei negozi che trattano di tutto, dall’equitazione alla pesca: l’avevo scelto con la superficialità che adesso rimprovero ad altri indossandolo per anni nei quali, devo dire, mi è andata sempre bene. A cena terminata avevamo quattro caschi sul tavolo: il suo da moto, i miei due da equitazione ( quello dei primi anni e quello della Kask che utilizzo adesso) ed il mio da sci che tengo in campagna in vista della trasferta estiva di Cervinia. Inutile elencare pregi e difetti di ognuno perchè davvero la differenza si puo’tastare con mano. La sicurezza non dovrebbe essere solo apparenza ma soprattutto sostanza! Mi sono tornate in mente le parole della dottoressa Giulia Mazzalupi, responsabile marketing di Kask, quando mi elencava con dovizia di particolari le qualità di costruzione che dovevano soddisfare ed i controlli ai quali erano sottoposti i loro materiali. Mi ricollego ad un mio vecchissimo articolo nel quale ricordo cosa sia successo ad una nostra amica, Valentina Truppa, la quale, penso, abbia da insegnare a tutti noi quando, in sella al suo…sottolineo….”al suo”, cavallo, per uno spavento – evento che puo’ sempre accadere – è caduta battendo la testa. Questo accadimento dovrebbe farci riflettere su due punti fondamentali: chi crede che montando il proprio cavallo nulla potrà mai succedere dimostra di avere capito poco dell’equitazione anche se, magari, abbastanza bravo a stare in sella e dimostra ancora che, una buona protezione possa fare la differenza …una differenza che vale la vita. Difendere tutto il corpo è un dovere prima che un diritto ma, se lasciamo sguarnita di protezione la nostra centralina, rischiamo di buttare tutto nella spazzatura! Per questa ragione mi auspico davvero che la scelta del casco possa diventare un momento fondamentale della vira di un cavaliere e di un’amazzone: nessuno ragala niente e, forse, anche il prezzo puo’ rappresentare una cartina di tornasole. Non mettiamoci qualcosa in testa purchè sia! Un casco non vale l’altro!
Termino con un aneddoto che è anche un consiglio. Oggi ho montato per la prima volta Gioiosa, la cavalla di Simona…mi considero il primo “umano” ad essere salito su di lei poichè non reputo Enzo, il quale l’ha addestrata per primo salendoci almeno sei o sette volte prima di me, appartenente alla categoria degli “esseri umani”con i cavalli: lui ha un dono grazie al quale gli ho visto fare cose che davvero ho difficoltà a spiegarmi. Detto questo non ho postato il video perchè avevo un assetto davvero imbarazzante, muovevo le gambe come un bimbo alle giostre ed ho capito che montare un cavallo il quale sappia ad un tuo tocco cosa corrisponda, sia un discorso assolutamente diverso dall’insegnargli a reagire a determinati stimoli. Bene: ero davvero timoroso prima di salire…domare un cavallo non è cosa semplice ma, prima di montare, ho passato personalmente palmo a palmo il campo per eliminare qualsiasi piccola pietra o altro potesse causarmi danni in caso di caduta. In testa avevo Kask, ma non ho comunque sottovalutato altri dettagli. Lei è stata buonissima ed, alla fine, questo è il segreto: dare amore per riceverlo e proteggerci in caso di nostro o loro errore.
Vorrei, a questo punto, riproporre un articolo che scrissi molto tempo fa intitolato “Sotto il casco…tutto” nel quale descrivevo, in modo assolutamente sommario, quale sia il patrimonio custodito sotto la nostra scatola cranica. Così solo per ricordare….
“Vediamo allora, con le parole dell’uomo della strada, cosa andiamo a proteggere con il casco. Il nostro cervello è racchiuso, come in una cassaforte, dalle ossa del cranio ed è diviso in due emisferi, destro e sinistro collegati fra loro da fasci di fibre; ciascun emisfero è composto da una massa di sostanza bianchiccia rivestita alla superficie da uno strato piu’ scuro di colore grigio, la corteccia cerebrale , sede delle funzioni piu’ elevate ed assente in uccelli, pesci o rettili. Il cervello è una grande centrale con quindici miliardi di cellule che inviano messaggi dall’esterno e dall’interno, li decifrano, li interpretano e restituiscono risposte in uscita verso la periferia. Nella Corteccia cerebrale, che è già cervello, ed è quella parte immediatamente protetta dalla scatola cranica, esistono aree con specifice funzioni: la zona motoria è posta subito davanti alla scissura di Rolando che delimita il lobo frontale da quello parietale; immediatamente dietro si trova la zona sensitiva, dalla quale partono li stimoli del tatto che agiscono sulla pelle; nel lobo occipitale ha sede la zona visiva; in quello temporale la zona uditiva; in altri punti ancora la zona olfattiva e quella gustativa per la percezione degli odori e dei sapori. Oltre alle attività razionali, che dipendono irettamente dalla corteccia cerebrale, tutti noi possediamo una vita istintiva, affettiva ed emotiva, funzioni che corrispondono a zone situate sotto la corteccia nella grande massa della sostanza bianca, nella profondità del cervello: tali zone costituiscono il diencefalo. Il sonno, la sveglia, il riposo, la temperatura del corpo, la fame e la sete, il ricambio delle sostanze nutritive, sono regolate dal diencefalo suddiviso in talamo ed ipotalamo. Poichè con il soddisfacimento o con il mancato soddisfacimento degli istinti vitali sono connessi sentimenti fondamentali quali il piacere, la sicurezza, la tranquillità ovvero il dispiacere, l’ansia, l’angoscia, la paura, l’aggressività, ò facile comprendere quale influenza eserciti il diencefalo sul carattere della persona. Posterioremente al cervello si trova il cervelletto , anch’esso diviso in due emisferi con una superficie a circonvoluzioni ed a solchi, come se fosse un piccolo cervello ed anch’esso composto da una massa di tessuto nervoso ( sostanza bianca) ricoperto da uno strato di aspetto grigiastro ( sostanza grigia) chiamata corteccia cerebellare. Il cervelletto, nonostante le analogie, ha funzioni diverse da quelle del cervello poichè provvede alla corretta esecuzione dei movimenti ossia alla perfetta coordinazione dei vari muscoli iamati a partecipare ad ogni movimento. In sostanza: il cervello decide ciò che deve essere fatto e il cervello come deve essere fatto. Questa breve descrizione, senza alcuna pretesa accademica, solo per ricordare quale immenso patrimonio sia conservatoi e protetto dalla scatola cranica , custode e cassaforte del nostro cervello. Non che la Natura non vi abbia pensato o che l’uomo voglia sostituirsi a Dio ma…se con un piccolo accorgimento quale in casco possiamo dare maggiore protezione alla parte, forse, piu’ misteriosa del nostro corpo…perchè no!”
…Perchè no? Così terminai questo articolo oltre un anno fa e così vorrei terminare oggi. Le protezioni non danno fastidio…è una “posa” sciocca quella di intenderle in questo modo perchè, ancora, sembra faccia figo uscire a cavallo come mamma ci ha fatti ma, questa, credete, è una…moda che, alla lunga, si rischia di pagare! C’è chi accetta il rischio, fatti suoi: basta che non diventi un esempio.