“Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini: in viaggio verso la sicurezza” di Mario Catania

“Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini: in viaggio verso la sicurezza”
di Mario Catania
Venerdì 21 aprile, come forse avrete letto, sono partito da Torino per un piccolo viaggio che mi ha portato a conoscere direttamente due realtà importanti riguardo all’argomento di cui mi occupo: la sicurezza di cavalieri ed amazzoni. Come probabilmente saprete tutta UCIF ed io stesso in prima persona, ci stiamo spendendo per una campagna sulla sicurezza la quale, per certo, potrà destare dubbi, perplessità o discussioni e ben vengano….poichè solo attraverso il confronto, il dialogo, lo scambio di opinioni si puo’ arrivare al “prodotto perfetto”. Penso che chi ci segue sappia anche che, ormai, il nostro obiettivo sia quello di far comprendere quanto tre sistemi di sicurezza – le staffe antistaffatura, il casco ed il dispositivo airbag a protezione degli organi vitali- siano fortemente consigliabili tanto per i minori quanto per gli adulti oltre che, direi, alla portata di tutti. Il mio viaggio è partito da Badile, nel milanese, dove ho incontrato l’ingegner Fabio Colombo cofondatore di Motoairbag , azienda che ha iniziato la sua attività con la ricerca e lo sviluppo di tecnologia airbag per motociclisti applicandola poi all’equitazione con il ramo denominato Equiairbag. Come in ogni storia di innovazione, esiste un lato romantico che si accompagna a quello tecnico: Fabio Colombo, motociclista da sempre, tanto che la prima auto l’ha acquistata a trent’anni passati piu’ per esigenze familiari che per proprio desiderio, dopo la laurea in ingegneria meccanica si è arruolato, con il grado di ufficiale, in cavalleria e, questa passione ha un po’ da sempre accompagnato quella delle due ruote. Fabio mi ha mostrato quanto prodotto dalla sua azienda a protezione dei motociclisti e trasposto all’equitazione…che dirvi? Cercherò di essere assolutamete oggettivo perchè il mio intento non è certo quello di pubblicizzare questo o quell’altro prodotto quanto piuttosto quello di comprendere realmente, io per primo, quale di essi sia effettivamente il piu’ protettivo, quale il piu’ indicato alle diverse situazioni ed i pro e i contro di ogni dispositivo. Per quanto riguarda l’equitazione l’ingegner Colombo mi ha presentato una duplice opportunità: lo zaino airbag ed il gilet airbag. Parliamo di sistemi, entrambi, dotati dei piu’ alti indici di protezione attualmente richiesti: le Norme prevedono che tutti i protettori vengano sottoposti ad una prova di impatto e che sia misurata la forza che, in ogni caso, passa attraverso di essi; minore è la forza che attraversa il protettore migliore è il protettore. Un dispositivo airbag certificato assorbe la quasi totalità dell’energia dell’impatto, mentre un protettore rigido certificato trasferisce una buona parte della stessa al corpo del cavaliere. In pratica i dispositivi airbag posseggono un livello di protezione 20 (venti) volte superiore a quello di un corpetto rigido ed un tempo di attivazione di 80 (ottanta) millesimi di secondo: per darvi un’idea un battito di ciglia richiederebbe un tempo doppio…160 (centosessanta) millesimi di secondo. Il gilet rappresenta per certo una protezione piu’ completa anche se, logicamente, maggiormente ingombrante: il suo peso è di 1,6 kg contro gli 0,8 dello zaino il quale, di contro, protegge “solo” la colonna vertebrale lasciando effettivamente scoperto il torace tanto che il suo utilizzo è consigliato sopra ad un corpetto rigido…ho personalmente provato la combinazione e la reputo accettabilissima come ingombro e, per certo, di un’elevatissimo livello protettivo. Quando ancora non conoscevo l’esistenza dei sistemi airbag, parlo di circa cinque anni fa, mi capitava spesso di andare a fare delle gite ad un laghetto vicino al terreno dove tengo la mia cavalla ed usavo mettere uno zaino con libri e panini sopra al corpetto rigido che utilizzavo ai tempi. Devo dire che, oggi, l’impressione è stata la medesima solo che dietro alle spalle, invece di un potenziale ostacolo, avevo un sistema – certificato ai sensi della norma europea EN1621/4 del 2013 la quale identifica quali siano gli airbag protettivi da quelli che non lo sono – in grado di proteggere cervicale, schiena e coggige proprio come un’ enorme “barella di aria” del volume di 15 litri che si gonfia dietro la nostra schiena nella metà del tempo di un battito di ciglia. Il gilet, che, come detto, ha un peso doppio ha anche un volume di aria di 25 litri capace di proteggere il torace e, di conseguenza, non necessita di ulteriori corpetti. Il nostro è uno sport dalle mille facce: c’è chi lo pratica in campo, chi nella natura, chi mette alla prova se stesso ed il proprio cavallo in competizioni al limite, chi ama solamente passeggiare ma, in ogni caso, dobbiamo accettare il fatto che sia considerato uno degli sport piu’ pericolosi insieme al paracadutismo. Io appartengo alla generazione che ha visto il passaggio al “casco obbligatorio” per i motociclisti e, anche se non sono mai stato un appassionato delle due ruote, ricordo perfettamente i tempi in cui, dal finestrino della macchina, li osservavo senza casco, senza guanti, magari “coperti” solo da calzoncini e maglietta; la tecnologia e le leggi sulla sicurezza hanno vissuto il loro sviluppo ed oggi è molto piu’ logico vedere un motociclista bardato quasi fosse in gara ad un semaforo anche se, magari si tratta di un avvocato che si sta spostando con la sua BMW dallo studio al tribunale. Il mondo delle due ruote, da sempre sinonimo di libertà, ha evidentemente compreso quello che il nostro mondo sta solo ora scoprendo: che, nonostante tutta la prudenza e l’attenzione del caso, prima o poi si rischia di finire a terra e quando si batte, il colpo è forte ma una adeguata protezione puo’,ormai, quasi annullarne le conseguenze. Sempre nell’ambito dei motociclisti credo si possa dire che ormai la situazione si sia ribaltata e quando partono per una scampagnata domenicale o una gita fanno a gara a chi sia piu’ attrezzato e, per certo, non vedrebbero di buon occhio uno senza guanti, giubbotto e tuta…poi,arrivati al prato o al ristorante, si tolgono il di piu’ salvo rimetterselo per rimontare in sella…sarebbe tanto assurdo lo facessimo anche noi? Sarà una mia malattia ma, ormai, quando vedo qualcuno senza protezione a cavallo, in campo o per i boschi penso solo che sia un’improvvisato o, peggio ancora, un professionista presuntuoso…in entrambi i casi, uno che sottavaluta la pericolosità dello sport che sta praticando.
Un Cavallo In Famiglia
Pubblicazione quotidiana registrata presso il Tribunale di Milano il 26.04.2017 al nr 153