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Home›Senza categoria›“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: “Il benessere è la sicurezza” di Mario Catania

“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: “Il benessere è la sicurezza” di Mario Catania

By admin
4 Novembre 2017
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“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: “Il benessere è la sicurezza”
di Mario Catania

Spesso mi è capitato di affermare che sicurezza coincida con benessere ed aggiungerei che il benessere coincida con la serenità; per certo, come ho detto nell’ultimo articolo, non dobbiamo ragionare per stereotipi quali il fatto che il cavallo sia un animale che debba vivere libero e che, quando lo cavalchiamo, lui ci conceda la sua libertà. Tutto ciò puo’ valere per i Mustang che, abituati a vivere liberi e, catturati e costretti alla cattività, potrebbero davvero essere stati allontanati dal loro mondo esattamente come capiterebbe ad un uomo che viva in una tribu’ senza gli agi della “nostra civiltà” e venga ed essi costretto…Ma, di contro, potremmo essere così sicuri che un manager in giacca e cravatta con il suo bell’attico in pieno centro al quale venga “regalata la libertà” di una giungla, ne sarebbe realmente felice? Esiste in provincia di Torino, a Villarbasse, una sorta di fattoria o ranch per dirla all’americana, dove i cavalli vivono nel verde, in paddock ampi, con box in caso di pioggia ma soprattutto con un terreno di tremila metri quadrati di erba ed alberi nel quale possono essere lasciati liberi a mangiare, correre e sfogarsi oltre ad uno piu’ piccolo dove possono essere messi a lavorare alla corda o ad andature. Certamente non esistono campi per il salto o per il dressage ma è proprio la filosofia ad essere diversa; stiamo parlando di passeggiate, di verde, di equitazione nella natura e, quando il cavallo è, già a casa sua, quotidianamente a contatto con trattori, caprette, galline, maiali, cani, gatti e quanto altro per certo si abituerà ad essi….Ed a questo punto arriviamo al tema della sicurezza perchè non dobbiamo mai sottovalutare il fatto che conoscenza significhi ricordo, il ricordo costruisca la memoria e la memoria porti alla consapevolezza tanto in un bambino, quanto in un umano adulto, quanto in un animale: così un cavallo che non abbia mai avuto modo di incontrare un trattore, un capretto, una gallina, uno scoiattolo, un maiale, un asino o che non abbia mai udito il rumore di una motosega, visto un fuoco e quanto altro potrà accadergli di incontrare lontano dalla sicurezza dal suo paddock… quando lo vedrà o ascolterà per al prima volta, nei boschi o in una strada sconosciuta magari, sarà per forza timoroso se non addirittura terrorizzato! Di contro, se ne avrà avuto l’esperienza proprio nei luoghi per lui piu’ sicuri ne serberà il ricordo e così avremo un cavallo equilibrato poichè la sua memoria lo renderà consapevole. Quello che in questo articolo Vi sto presentando non dovete immaginare sia un maneggio di lusso ove l’apparenza, come spesso accade, supera la sostanza ma un vero e proprio ranch nel quale gli animali vivono in spazi adeguati con la possibilità di muoversi, nel quale capiterà per certo di incontrare un cavallino, magari vecchio, lasciato libero in mezzo agli altri paddock a godersi i suoi ultimi anni di vita, un capretto girare tra un cavallo ed un altro, galline saltare felici e correre incontro a chi dia loro un pò di fioccato e tanti cani e gatti a condire il quadretto con il risultato che l’incontro di qualsiasi animale in passeggiata non rappresenterà mai una sorpresa o un pericolo.Sto parlando del Mini ranch dello zio Luigi che ho descritto…o meglio, Martina, la mia cagnolina, ha descritto nel suo libro, ” C’è un alano dentro di me”, come un angelo con un pancione e le ali grandi per sostenerlo; sto parlando di un posto dove, un osservatore del cosiddetto genere superiore, quello umano, puo’ immaginare storie l’una diversa dalle altre: c’è, ad esempio, l’uomo non più giovanissimo e stanco dal duro lavoro che davvero ama gli animali e passa tutte le sere a salutare i suoi due cavalli che non monta mai portandoli a correre nel grande prato per poi girare con la sua carriola piena di pane, carote e quanto altro tra tutti gli altri cavalli..perchè li ama proprio tutti, in fondo; c ‘è Asia la border collie che allatta i suoi cuccioli bianchi e neri; c’è Black il cane di Luigi che se solo avesse la parola…beh sarebbe in grado di portare avanti il maneggio da solo; c’è Mafalda, la meticcia che accompagna tutti in passeggiata con la scaltrezza di chi non potrà mai perdersi e poi c’è Enzo, l’uomo che parla ai cavalli, il quale, quando arriva un esemplare da domare perchè ingovernabile, lo guarda negli occhi, lo sella e va a bersi un bicchiere di rosso nel bar oltre la statale…ci sono tante storie ed è questa la ragione per la quale ho deciso, insieme alla professoressa Paola Vigna, cofondatrice insieme al sottoscritto, della Scuola Labor di proporre una gita ai ragazzi al Mini Ranch…In fondo è come far vedere loro che la mitica fattoria di Nonna Papera….può esistere anche a pochi kilometri dal grigiore di una città. Non smetterò mai di urlare a gran voce che la sicurezza, quando ci si trova da soli e magari lontani dal maneggio, sia un puzzle composto da mille variabili: torniamo allora alla nostra lotta favore del casco, del giubbotto airbag, delle staffe antistaffatura che ancor più essenziali risultano qualora si pensi di poter cadere in un sentiero pietroso oppure venire trascinati per lunghi tratti da un cavallo fuori controllo. Sono cosciente del fatto che molti, leggendo i miei articoli, possano pensare che io sia un catastrofista o che veda sempre il pericolo anche dove esso non vi sia …ma è questo il compito di chi si occupa di sicurezza. One stitch in time saves nine , dicono gli inglesi usando l’immagine dello strappo in un tessuto, meglio prevenire che curare, traduciamo noi… ma la sostanza è identica: tecnologia ed esperienza ci offrono la possibilità di prevedere e… prevenire, sarebbe sciocco rinunciarvi! Mi capita di sentire ragazzi dire che l’uso dell’airbag nel salto sia superfluo o altri che, addirittura, non lo indossano perchè…si vergognerebbero nei confronti degli altri atleti: bene qui credo che la colpa sia di chi abbia la responsabilità della Loro sicurezza e della sicurezza in generale poichè sta proprio a quelli come me che si occupano di essa battersi per far comprendere che, quanto la tecnica ci metta a disposizione, debba sempre e comunque venire utilizzato esattamente come avviene nella Formula 1 o nella moto GP dove piloti professionisti non si vergognano certo di indossare qualsivoglia protezione a tutela della propria incolumità. Torno indietro un’ultima volta e concludo…one stitch in time saves nine! L’inizio di questo articolo non voleva essere la celebrazione della struttura dove dimorano le mie cavalle bensì lo spunto di riflessione sul fatto che un’ equitazione di campagna possa essere soggetta ad un’infinità di variabili differenti tra le quali le componenti paura o sorpresa del cavallo giocano un ruolo determinante…ma si ha paura di ciò che non si conosce e si è sorpresi da qualcosa di imprevisto: ecco allora che esperienza, conoscenza, memoria, consapevolezza di situazioni già vissute posso fare davvero la differenza. A volte vedo e sento come tanti si lamentino per un capretto che gira tra i cavalli, per delle galline o quanto altro e davvero mi chiedo se queste persone abbiano coscienza del fatto che, proprio, quel vivere in una fattoria potrà essere, un domani, la loro salvezza in una passeggiata.

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