“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: educare alla sicurezza” a cura di Mario Catania
“Le inchieste del Commissario Ferrante Martini: educare alla sicurezza”
a cura di Mario Catania
Sicurezza è cultura, esperienza e buon senso.
Uno dei maggiori insegnamenti nella mia vita, riguardo ai cavalli, mi è stato dato da un grande e vero amico spesso schivo, di poche parole ma profondo osservatore, Luigi Aghemo, il gestore del Mini Ranch di Villarbasse. Lui sta quasi sempre seduto in silenzio ad “ammirare” chi sella, pulisce, “addestra” senza intromettersi nelle azioni di tutti quelli che si reputano grandi cavalieri e profondi conoscitori della nostra materia. Per molti aspetti mi ricorda un po’ il mito di Bud Spencer in Buldozzer, quando, ex pugile che, di certo, ne aveva viste molte di piu’ rispetto ai ragazzetti che allenava, li osservava così, un pò perplesso un pò disincantato. Eppure, ogni volta che parlo con Luigi ne esce una qualche lezione!
Il primo insegnamento, da amante degli animali come sono, ho fatto fatica a digerirlo, salvo poi capire che “too much love will kill you”: non ragionare mai con un cavallo come potremmo fare nei confronti di un essere umano. Personalmente credo il cavallo quell’essere vivente che rappresenta l’unione del cane e del gatto, con la furbizia, l’astuzia, l’indipendenza del secondo; l’affettività, l’intelligenza, la generosità del primo e la sensibilità e l’onestà di entrambi ma il suo ambiente naturale non è il caldo box di tre metri per tre che ci raffiguriamo e la temperatura ambientale esterna perfetta non sono i venti gradi come, magari, lo sono per noi. La temperatura esterna ideale per un cavallo è quella che varia tra i cinque ed i dieci gradi; i cavalli non patiscono la pioggia, anzi è frequente vederli stare fuori durante i temporali ma odiano il vento; il pelo del cavallo è una difesa naturale che “se si forma ci sarà un perchè” e va lasciata sviluppare, tagliarlo puo’ causare fastidi di salute che nemmeno si immagina possano essere ricondotti a tale causa, quali, ad esempio i problemi di stomaco.
La seconda lezione, è stata quella di “osservare” e fare viaggiare la mente in maniera piu’ veloce della vista stessa: quante cose, infatti, possono sfuggire ad un occhio poco attento! La porta di un box non aperta in sicurezza puo’ rappresentare un pericolo addirittura mortale allorquando si chiuda, per una qualsiasi ragione, mentre il cavallo sta entrando; una spugna dimenticata nel box o nel paddock potrebbe causare il soffocamento, qualora per curiosità la prendesse in bocca; il legarlo troppo lungo per lasciargli maggiore libertà mentre lo stiamo pulendo potrebbe fare si che una gamba finisca incastrata nella longhina; un semplice buco, magari causato dalla pioggia nel paddock, potrebbe trasformarsi in una trappola letale.
Troppo spesso noi, gente di cavalli, veniamo sopraffatti dalla nostra presunzione, dall’idea che l’avere commesso lo stesso errore mille volte faccia si che lo stesso non sia piu’ da considerarsi tale, siamo distratti, magari superficiali. Vi porto l’esempio di un fatto accaduto solo qualche giorno fa: uno scontro tra due miei amici sugli sci. Parliamo di un allenatore di terzo livello e di un maestro, non di due neofiti…eppure, per eccessiva sicurezza, per distrazione, per superficialità alle velocità di almeno 50 km/h ciascuno, si sono scontrati riportando pesantissime conseguenze: bene sono certo che alzandosi dal letto, quella mattina, nessuno dei due avrebbe mai potuto solamente immaginare che si sarebbe scontrato con un collega di tale blasone e tanta esperienza rischiando, non scherzo, anche la vita. Luigi Aghemo mi ha insegnato a capire che tutto questo puo’ accadere con i cavalli, nel mondo che noi viviamo quotidianamente, se non siamo ingrado di essere piu’ veloci con i nostri occhi di quanto lo siano i cavalli stessi con le loro azioni.
A volte si dice che “il Diavolo si nasconde nei dettagli”, è una grandissima verità: quanti di voi hanno avuto, almeno una volta nella vita un incidente importante? Un accadimento che ci abbia segnati, magari rendendoci superstiziosi laddove non lo siamo mai stati o prudenti oltre ogni ragione laddove mai avremmo pensato di diventarlo? Bene, a me è capitato…circa tre anni fa e mi ricordo per certo che, nel letto dell’ospedale continuavo a ripetermi quanto sciocca fosse stata la fatalità che mi aveva portato lì. Questo è, con grande probabilità, il migliore insegnamento riguardante la sicurezza che io abbia “rubato” al mio amico Luigi: una piccola distrazione, una minuscola noncuranza, una minima leggerezza puo’ costare cara, molto cara, quando parliamo di esseri viventi che possono pesare anche dieci volte noi. Per questa ragione non mi stancherò mai di dire, di consigliare di lottare perchè, chiunque si avvicini al mondo dell’equitazione ed ai cavalli, abbia sempre la piena coscienza di doverlo fare con assoluta lucidità senza mai prestare il fianco a disattenzioni che, da sciocche, potrebbero trasformarsi in letali. Personalmente definisco questi atteggiamenti “difetti di attenzione”, nei quali includo la disattenzione stessa così come la troppa sicurezza, l’idea, cioè, che non potrà mai accaderci alcunchè ed il desiderio di dimostrare a noi stessi o ad altri di essere ingrado di fare qualunque cosa con il nostro destriero.
In questi anni ho visto persone, magari nemmeno giovani ed esperte, uscire con due cavalli alla mano, liberarli in un prato, neppure di loro proprietà o recintato, senza considerare che, alla vista di un altro cavallo, per un rumore o qualsivoglia imprevisto sarebbero potuti scappare causando, magari, gravissimi incidenti; ho visto gente aprire i paddock per fare uscire i propri cavalli senza considerare che, passando vicino agli altri spazi per raggiungere il campo di allenamento, avrebbero potuto spaventare o innervosire l’intero maneggio rischiando, a volte, conseguenze pesani; ho visto cavalieri lasciare lì, fermi, redini a terra i loro cavalli addestarti all’argentina…persone che, forse, solo sapessero come gli argentini insegnano loro a non muoversi nel momento in cui la redine tocca terra, almeno per umanità, eviterebbero tale gesto (ndr li “abituano” mettendo del filo spinato in modo che, se solo provano a muoversi quando la redine è a terra, la conseguenza sono gravissime lacerazioni la lingua…); ho visto gente distribuire da mangiare a cavalli non propri senza l’autorizzazione del proprietario, non considerando che l’alimentazione di un cavallo è cosa delicatissima ed ho imparato a tacere, farmi i fatti miei, onde evitare, magari di venire anche insultato.
Tempo fa, in uno dei miei primi articoli, scrissi che ritenevo opportuno, ai fini di un’equitazione sicura, istituire l’obbligo di patenti per poter, magari, condurre in solitudine il proprio cavallo fuori dai maneggi; qualcuno, ricordo, obbiettò come ciò potesse creare un “business delle patenti”…e penso possa non avere avuto tutti i torti! Tuttavia credo che, chiamiamole patenti, chiamiamole abilitazioni, qualche controllo in piu’ sarebbe necessario….Per carità, potremmo anche chiamarle semplicemente regole, scritte, non scritte, di buona educazionedi rispetto reciproco e mi piace pensare che sarebbe davvero bello poter pensare in questi termini ma, purtroppo, scordiamo l’arroganza di chi, del diniego delle regole fa ed ha fatto una ragione di vita: persone pericolose per una società civile così come per la vita in un maneggio.
A questo punto il cerchio si chiude e sono arrivato a comprendere il perchè dello stare spesso in silenzio del mio amico Luigi: gestire un maneggio non è facile, specialmente quando ci si imbatte in qualche elemento che si autorizza da sè a vivere secondo i propri dettami, che siano o non siano quelli della comunità o del vivere civile, mettedo a rischio l’incolumità stessa dei propri animali o di quelli degli altri, andando, paradossalmente, contro lo stesso credo animalista che quotidinamente professa….Eh si perchè perchè, sovente, queste persone si dichiarano e sono per davvero, grandi amici degli animali senza comprendere che, disprezzando le regole della buona e pacifica convivenza, fanno peggio che meglio alla causa stessa che difendono strenuamente.
Sicurezza è conoscenza delle regole; Sicurezza è rispetto delle regole che, se non conosco non posso rispettare! Sicurezza è rispetto degli altri; Sicurezza è educazione, poichè mi piace ancora pensare che il nostro sia uno sport da signori…e si puo’ essere signori vestiti di stracci come cafoni vestiti d’oro.