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Home›Senza categoria›Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini “E SE LA SICUREZZA FOSSE FASHION?” di Mario Catania

Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini “E SE LA SICUREZZA FOSSE FASHION?” di Mario Catania

By admin
4 Novembre 2017
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Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
“E SE LA SICUREZZA FOSSE FASHION?”
di Mario Catania

Sono mesi ormai che indosso i prodotti di Motoairbag nella linea Equiairbag e penso di potere affermare di essermi formata un’idea ben precisa riguardo ai pro e contro del prodotto. Come penso abbiate capito mi sono “innamorato” di quello che tecnicamente è denominato V2.0c , il gilet. Fabio Colombo quando me l’ha presentato mi ha avvertito che il peso, 1,6 kg, sarebbe potuto sembrare importante. Aveva ragione! “Sarebbe potuto sembrare!”…Eh si, perchè, prendendo in mano il gilet pare davvero che il suo ingombro si presenti molto maggiore di quanto sia in realtà. Nulla di che stupirsi poichè distribuire un peso su una mano piuttosto che su tutto il busto ha, per certo, una profonda differenza. Non vorrei dilungarmi sui pregi del gilet che ho piu’ volte elencato ma vorrei fare notare l’aspetto, consentitemi, oltre che protettivo, gadgettaro: se non interessa il fatto che si stia parlando di un sistema airbag che si gonfia in 80 millesimi di secondo e copre dal coccige alla nuca e tutto il torace, potrebbe forse essere di gradimento il particolare che indossarlo non comporti alcun fastidio, consenta di salire e scendere liberamente dal cavallo ed abbia un sistema cellulare “vivavoce” davvero unico nel suo genere. Posso sembrare ironico ma non lo sono. Passando ore a cavallo tutti i giorni ho potuto apprezzare una scoperta casuale fatta qualche settimana fa: mettendo il cellulare in modalità vivavoce nella tasca esterna del gilet è possibile parlare con il proprio interlocutore appunto come se fosse con noi in passeggiata. Il gilet ha, oltretutto, un consistenza tale da poter ovviare alla presenza del busto rigido poichè anche oggetti contundenti o perforanti possono essere bloccati dallo spessore delle camere d’aria. Se posso vedere un limite all’utilizzo di questo dispositivo lo noto solo nella limitata possibilità di regolarlo e, quindi, di indossarlo nei mesi particolarmentte freddi, da dicembre a febbraio, nei quali, normalmente, ci imbottiamo di roba sotto. A questo inconveniente puo’ ovviare l’acquisto, nell’ottica di dotarsi di un “kit sicurezza”, del vZero, lo zaino airbag che, personalmente, apprezzo meno perchè, potendone usufruire, preferisco dotarmi di una protezione totale ( torace e colonna vertebrale) piuttosto che di una parziale che si “limiti” appunto alla schiena. Lo zaino ha, tuttavia, il grande pregio di essere di taglia unica e come tale utilizzabile tanto con una maglietta quanto sopra a giacche e giacconi oltre che ad un corpetto rigido. Visto che stiamo parlando, in entrambi i casi, di dispositivi con protezione certificata superiore di venti volte rispetto ad un normale paraschiena, ritengo che l’acquisto di un “kit sicurezza” composto da entrambe le dotazioni possa essere, lo ammetto, una spesa importante ( siamo circa sul migliaio di euro tutto compreso) la quale, tuttavia, sarà effettuata una volta nella vita visto che, anche nella maleaugurata iposesi di utilizzo, la sola sostituzione da effettuare sarà quella della bombola di CO2. Non faccio mistero del fatto che il mio sogno sia quello di portare l’equitazione alla trasformazione che ha subito il motociclismo per il quale, in Italia, credo che l’anno della svolta possa essere individuato nell’ormai lontano 1986 quando il casco divenne obbligatorio. Per i ragazzi e le ragazze della mia generazione, la vittoria della Nazionale di Bearzot, Zoff, Scirea, Tardelli, Cabrini, Graziani e l’esultanza del Presidente Pertini penso siano ancora immagini indelebili nello scrigno dei ricordi così come lo sono quelle, datate stessi anni, di motociclisti liberi senza casco, guanti, giubbotti. Allo stesso modo penso sia possibile ricordare le discussioni, il disappunto, il… consentitemi… rifiuto iniziale all’imposizione di certe regole: le stesse che oggi paiono talmente ovvie che, fermi al semaforo con a fianco un motociclista munito di casco ma, magari, in maglietta e calzoncini corti, facciano si che i nostri occhi lo vedano come un incosciente. Per concludere con una delle mie piccole interviste a Piazza di Siena posso raccontarvi un aneddoto. Mi sono seduto, a pranzo, in un bar subito di fronte alle scuderie nelle quali venivano ritirati i cavalli, un posto, per così dire, poco commerciale… piu’ per gli agli addetti ai lavori. Nel tavolo a fianco avevo una famiglia carica di pacchi di acquisti fatti nei vari stand presenti nella manifestazione. Mi sono presentato porgendo loro una semplice questione: “buon giorno. Vi chiedo scusa ma mi occupo di sicurezza e vorrei farvi una domanda. Vedo che non avete problema a spendere quindi mi permetto di chidervi se siate al corrente dell’esistenza di sistemi airbag per i cavalieri.”
“No.” mi hanno cortesemente risposto “Come quelli per lo sci intende?” Il signore, ho scoperto dopo, era un appassionato dello sci fuori pista.
“Piu’ o meno…”
Il colloquio è poi proseguito con la consegna, da parte mia, di un volantino di UCIF e di un mio biglietto da visita ma cio’ che mi ha lasciato basito è stato il fatto che tanta eccellenza italiana, come nel caso di Motoairbag o Kask, sia quasi sconosciuta per mancanza di divulgazione da parte di chi, invece, dovrebbe maggiormente preoccuparsi della diffusione….proprio in italia! Nemo profeta in patria visto che all’estero sono presentate come eccellenze italiane!

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