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Home›Senza categoria›“Il corpetto: tortura o necessità?” di Michélé Conte

“Il corpetto: tortura o necessità?” di Michélé Conte

By admin
4 Novembre 2017
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“Il corpetto: tortura o necessità?”
di Michélé Conte

 

Ai veterani di questo sport viene subito da pensare che non serve se non si partecipa ad un concorso completo, che fin’ora ne hanno fatto tutti a meno, che è solo un aggeggio per far stare tranquilli i genitori più apprensivi o gli adulti più imbranati, convinti che salire a cavallo totalmente ricoperti di protezioni li salvaguardi da eventuali incidenti in caso di caduta.
Bene, i veterani hanno ragione: il corpetto non serve a quello, non fa i miracoli e in caso di caduta ci sono altre parti del corpo esposte e potenzialmente fratturabili. Ma (e sottolineo MA) il corpetto (o “tartaruga” che dir si voglia) aiuta.
Il corpetto altro non fa che salvaguardare la vostra schiena, le vostre costole e i vostri organi interni in caso di caduta rovinosa, magari addosso a un ostacolo (può succedere) o contro un albero (succede anche questo). Non è più un accorgimento limitato ai concorsi di completo, è raccomandabile usarlo in gara per i minorenni anche nelle normali competizioni di salto ostacoli e ci sono molti centri ippici dove la raccomandazione permane anche nel lavoro di tutti i giorni a casa. Inutile dire che sì, è un impiccio notevole in uno sport dove il corpo deve essere libero di adattarsi ai movimenti di un animale e che ci costringe spesso a stare sotto il sole cocente, ma esistono ormai sul mercato modelli ultraleggeri e molto anatomici, nati a sostituire i prototipi di 20/30 anni fa che vantavano anche una scomoda allacciatura da far passare in mezzo alle gambe. I modelli più moderni, altro no sono che dei “gillet” di materiale rigido, ricoperto da tessuto con una certa resistenza all’acqua, ma per nulla traspirante. Lasciano libere le spalle e il busto all’altezza dell’ombelico, per poi scendere a coprire fino alla zona retrostante del bacino. È possibile regolare l’aderenza al corpo tramite strisce di velcro situate sulle spalle e ai lati del busto, per una maggiore o minore aderenza alla cassa toracica.
Sceglierlo è piuttosto semplice e vi è un solo criterio da seguire: bisogna non sentirlo. Il corpetto deve proteggere ma non deve impicciare i movimenti delle braccia e soprattutto non deve urtare la sella nella parte bassa che copre la zona del coccige. Errore che spesso viene commesso sui più piccoli è optare per un corpetto un po’ più grande, “per la crescita”, così da limitare il continuo ricambio dovuto alla crescita esponenziale dei bambini in età dello sviluppo. Un corpetto troppo grande mette in difficoltà, sopratutto se non si ha ancora il controllo del proprio corpo che l’equitazione richiede. Può spingere a prendere posizioni sbagliate della schiena a compensare il disagio causato dalle dimensioni eccessive della protezione e questi atteggiamenti errati vengono – purtroppo – nascosti e scoperti magari troppo tardi.

 

 

 

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