
Le Inchieste del Commissario Ferrante Martini
“DOVE SONO I FRENI?”
di Mario Catania
Parlando di sicurezza credo possa essere utile vagliare anche situazioni particolarmente a rischio ricordandone il significato e le procedure da attuare per evitare il peggio. Una domanda che mi è stata posta tanto tempo fa è la seguente: “quando stai per cadere sugli sci…a cosa pensi?” La mia risposta è stata spontanea: “non penso ad altro se non a stare in piedi in tutti i modi e con tutti i mezzi a mia disposizione.” Lo stesso accade quando, magari in pista, perdi il controllo della tua auto o, appunto a cavallo quando tutto sembra ormai perduto; credo che la risposta di un professionista non possa che essere “penso ad eseguire le procedure nel modo corretto fino alla fine.”….Le procedure. Eh si perchè questo è il punto. Quante volte vi è capitato di vedere persone mai salite a cavallo montarne uno per uscire in passeggiata con l’accompagnatore di un maneggio? A me tante! Si confida sempre nel fatto che il cavallo sia buono, che esegua esattamente gli stessi movimenti di quello che lo precede e quanto altro… ma la realtà è leggermente diversa. Come spesso ho avuto modo di ricordare, stiamo parlando di esseri viventi soggetti ad emozioni, paure, spaventi : in una parola “imprevedibili” soprattutto per un cavaliere occasionale che non abbia un rapporto vero con l’ animale. Quando mi capita di portare con me in passeggiata qualcuno pretendo che questa persona abbia fatto almeno una lezione in campo nella quale posso essermi reso conto se abbia o meno cognizione di come si fermi un cavallo…tutto qui! Ci si puo’ divertire piu’ o meno, si puo’ andare al passo o al trotto ma, a mio parere, la cosa importante è quella di sapere che, se un cavallo, per qualsivoglia ragione, sia essa paura, rabbia o altro, decida di partire colui che lo monti sappia cosa fare per fermarlo o, almeno, per provarci nel modo corretto. In questo primo articolo dedicato alle possibili situazioni critiche direi di partire dalla piu’ banale: sono in passeggiata in gruppo quando mi accorgo che il mio cavallo mi sta per prendere la mano. I piu’ esperti potranno sorridere ma, parlando con neofiti, vi assicuro di avere raccolto molti dubbi davvero pericolosi. Esiste una immensa confusione, per chi non pratica con una certa professionalità il nostro sport, tra utilizzo delle gambe ed uso delle mani. Se ci riflettiamo, per una persona, in una situazione normale, l’equibrio è dato o, perlomeno ricercato, con le mani: lo stesso, credete, accade a soggetti che occasionalmente montano a cavallo. Difficile per chi non abbia esperienza, comprendere come la “presa” sia rappresentata dalle gambe mentre con le mani, agendo sulla bocca, si indirizzi unicamente il comando – in successivi articoli vedremo come la reazione della fuga possa essere anche determinata da un rifiuto della “mano del cavaliere” ma per adesso non mi spingerei oltre-. Queste righe nascono, in realtà, da una mia esperienza diretta, una passeggiata con mia moglie Simona e la mia amica Clelia, istruttrice e moglie del mio “fratello adottivo” Luigi. Bene: Simona sa stare in sella, anzi è stata lei ad avermi rimesso su di un cavallo sette anni fa dopo quasi venti anni, eppure, in passeggiata, ad un tratto, quello che lei montava è partito e, se non fosse stato per l’occhio e la prontezza di Clelia, sarebbe successo un pasticcio. Simona aveva praticamente mollato le redini aggrappandosi al collo del cavallo il quale, non sentendo piu’ il comando, decise di partire: Clelia lo ha, da vera amazzone, fermato! Senza voler andare troppo in profondità e come se stessi scrivendo per neofiti -in fondo questo articolo è rivolto a Loro come parte del nostro mondo al quale, magari, si stanno affacciando – quando un cavallo dovesse “prenederci la mano” ossia tentare di partire, dobbiamo considerare che il nostro equilibrio in sella sia dato dall’asse femore-ginocchio-tibia-caviglia mentre con le mani dovremo tirare le redini senza mai alleggerirle – mi rendo conto che qui la discussione sarà lunga ma la rimando a prossimi articoli ricordando di stare rivolgendomi ad un pubblico di base che pure ci segue e pratica il nostro sport. Se tenere le redini non bastasse il cavaliere dovrebbe allora provare ad effettuare una manovra che, in gergo, si definisce “seghettare”. Si tratta di trattenerlo eseguendo un movimento alquanto fastidioso per lo stesso che comporta il tirare le redini a destra e sinistra in sequenza rapida. Questo movimento gli procura un deciso fastidio in bocca tale da indurlo a rallentare…evidentemente, pero’, se continuasse nella sua corsa fuori controllo, potrebbe diventare una sorta di variabile impazzita nel quale caso la sola via d’ uscita sarebbe quella di …metterlo in circolo….ossia tirare in maniera decisa la redine da una sola parte, meglio se quella in cui il cavallo possa avere un’ ostacolo, quindi, magari, un muro o una siepe. In questo modo si sentira’ chiuso e blocchera’ quasi certamente la sua corsa. Ricordiamo allora i passaggi: se un cavallo ci scappa di mano o sembra farlo….non attacchiamoci al suo collo ma teniamoci ben stretti con le gambe, poi non molliamo le redini ma cerchiamo di essere fermi e decisi nel dargli il comando, poi ancora, se non dovesse ascoltarci, effettuiamo rapidi movimentio con mani e polsi in modo da “seghettarlo” in bocca provocandogli fastidio ed, in ultimo, giriamogli la testa da una parte…sempre meglio se quella senza vie di fuga…. mettendolo così in circolo e costringerlo a fermarsi. Controlliamo anche sempre che non abbia troppa erba in bocca, se gli concediamo la facoltà di mangiare e soprattutto che non faccia passare la lingua sopra al morso…in quel caso ogni tentativo di controllo sarebbe inutile. Nei prossimi artioli parleremo di impennata, sgroppata e morsi giusti!