“Sindrome di Headshaking” a cura di Giulia Fiocchi

“Sindrome di Headshaking”
a cura di Giulia Fiocchi, Medico Veterinario
Il termine “Headshaking” in quanto comportamento atipico invece descrive ripetitivi movimenti involontari orizzontali, verticali o rotatori della testa, in apparente assenza di stimoli esterni.
Circa il 60% dei cavalli con sindrome Headshaking manifesta la sintomatologia durante la stagione primaverile/estiva, in compresenza di fattori scatenanti come la luce, il polline e la polvere che aggravano la sintomatologia.
Il disordine sarebbe dovuto alla sovrastimolazione della branca facciale sensitiva del trigemino, incluso il nervo infraorbitale e lo sfenopalatino, coinvolgendo inoltre anche il ganglio del trigemino (nervi facciali). Questo comporta un riflesso motorio che da origine ai sintomi intermittenti o persistenti, stagionali o non stagionali, e spesso in associazione a starnuto, scolo nasolacrimale, paralisi facciale e sfregamento compulsivo delle nari contro un arto anteriore.
Le cause primarie possono essere diverse : disordini della cavità nasale, disordini dell’orecchio, disordini oculari, disordini del sistema nervoso, disordini scheletrici, disordini dei tessuti molli, parziale asfissia; oppure può essere idiopatico (ovvero senza causa conosciuta) ma sono comunque state avanzate delle ipotesi, paragonando headshaking alla nevralgia di tipo I umana,che potrebbe essere causata da un aneurisma o da un anomalo decorso di un arteria, le cui continue pulsazioni causerebbero microtraumi compressivi al nervo (“conflitto neurovascolare”).
A sostegno di questa ipotesi nel cavallo la branca infraorbitaria di tale nervo può essere soggetta a compressione da parte di finimenti e testiere eccessivamente stretti o mal disposti; la branca mandibolare invece può essere soggetta ad eccessiva pressione da parte dell’ imboccatura. Un’altra ipotesi che giustificherebbe la nevralgia del trigemino potrebbe essere, nel cavallo, la riattivazione di EHV-1 da uno stato di latenza nei gangli del trigemino .
Altri recenti studi hanno messo in correlazione l’HS con la sindrome di ACHOO (Autosomical Dominant Compelling Helio Ophthalmic Outbust) in umana o “Starnuto Riflesso Fotico” , dovuta ad un’anomala associazione tra il nervo ottico e la branca mascellare del trigemino, avvertita come un pizzicore a livello di narici, a cui seguirebbe il riflesso dello starnuto. A supporto di una possibile origine “fotica” di HS, alcuni studi condotti negli USA hanno osservato un miglioramento della sintomatologia durante esercizio dopo l’applicazione di lenti ultraviolette .
La diagnosi da parte del veterinario si basa su una visita clinica con osservazione specifica dei sintomi, integrata da un esame neurologico quanto meno della regione della testa. Sarebbe utile ricorrere ad indagini supplementari quali proiezioni radiografiche, endoscopia delle vie aeree superiori ed endoscopia delle tasche gutturali per escludere un coinvolgimento della bolla timpanica e un’eziopatogenesi della regione auricolare In presenza di sospetta forma idiopatica, l’utilizzo di mascherine nasali, retine o lenti oculari e la sostituzione di testiere e morsi può aiutare nella conferma diagnostica oltre che ad essere un valido supporto terapeutico.
Per quanto riguarda la terapia possiamo distinguere trattamenti gestionali, trattamenti farmacologici ed infine, qualora questi ultimi si dimostrassero inefficaci, si può preventivare un approccio chirurgico. Il controllo della pressione di capezze, testiere e imboccature insieme all’utilizzo di maschere, retine e nasaline riduce la sintomatologia. Il trattamento farmacologico con analgesici, antistaminici ed antiinfiammatori somministrati con aerosol o per via sistemica è generalmente inefficace. il trattamento chirurgico è generalmente sconsigliato e prevede una nevrectomia del trigemino a livello del forame infraorbitale e ne consegue una mancata sensibilità della zona innervata, spesso senza miglioramento clinico.
La prognosi è variabile a seconda del trattamento utilizzato, approssimativamente il 40% dei cavalli viene stabilizzato mentre il 20% mostra un peggioramento clinico. L’andamento stagionale non permette una corretta valutazione statistica di questa patologia .
È necessario inoltre aggiungere che il cavallo potrebbe associare psicologicamente l’atto dell’esercizio con la presenza di fattori scatenanti il disturbo, mostrandosi quindi poco collaborativo alla sola vista degli strumenti di lavoro quali testiera, sella e protezioni ecc ecc..
Nella valutazione della patologia non bisogna tralasciare l’eventuale componente psicologica-comportamentale, dal momento che questa sindrome potrebbe risultare molto pericolosa per l’incolumità dell’uomo.