“UN GESTO DI RESPONSABILITÀ CIVILE” di Glauco L.S. Ricci

Siamo in piena emergenza sanitaria ma i Concorsi non si toccano e tra chi li difende ci sono quelli che ci davano degli “assassini” perché volevamo “portare la carotina al cavallino” durante il primo lockdown. Sembra di essere tornati indietro a marzo ma in realtà loro non si sono mai mossi, sono rimasti arroccati nella loro cittadella. Da sempre. Le Famiglie sono interessanti perché portano iscrizioni e alzano i monte premi ma di loro ci si dimentica esponendole a un rischio evitabile, tanto potrebbero sempre rinunciare a partecipare, è una scelta loro. Perché, sia chiaro: il rischio zero non esiste anche se c’è chi fa di tutto, gli operatori scolastici ad esempio, per avvicinarsi allo zero con protocolli rigidissimi e misure comunque inapplicabili in qualunque concorso. Qualcuno, ad esempio, ci dovrebbe spiegare come ridurre le possibilità di contaminazione incrociata nei concorsi, come sia possibile ricostituire quella che nelle Scuole è la regola base, le famose “bolle” nelle quali circoscrivere l’ipotetico contagio. Nelle zone rosse, poi, questa decisione da criticabile diventa irresponsabile, a maggior ragione pensando ai mezzi di soccorso e al personale medico occupato, ipotizzando oltremodo infortuni impossibilitati a essere soccorsi in ospedali al limite della saturazione. Se proprio volete mantenerli attivi, i Concorsi, limitateli ai professionisti, lasciate stare la Base e tamponateli tutti i partecipanti, proprio come succede nei Campionati di Calcio presi sempre a pretesto come scusante inaccettabile