“I MORALISTI” di Glauco L.S. Ricci

Conoscete la storia del bue che dà del cornuto all’asino? Si adatta perfettamente a un’altra storia che vogliamo raccontarvi e che sta ammorbando la nostra Redazione.
Qualche giorno fa, abbiamo letto su una Pagina Facebook equestre francese la notizia di una rovinosa caduta da Cavallo documentata da foto che rappresentavano l’amazzone, fortunatamente, solo contusa e il casco che le aveva salvato la vita, rotto in diversi pezzi. Inevitabile, il nostro richiamo all’utilizzo sempre e comunque del casco quando si monta a Cavallo.
La foto del casco in pezzi ci ha lasciato, però, più di un dubbio tecnico: è giusto o no che un casco si rompa dopo l’impatto? Certo che è giusto, ci hanno risposto alcuni degli iscritti al nostro Gruppo Facebook dove avevamo aperto un sondaggio con dibattito al riguardo. Assolutamente no, contestavano altri. E c’era anche chi affermava che fosse giusto che si rompesse per disperdere l’energia cinetica ma non nella calotta a contatto con la testa. Opinioni diverse, confortate dalla foto del casco in oggetto, opportunatamente ritagliata per non farne una questione di brand. Non solo: chiedevamo anche ai responsabili delle case produttrici di renderci edotti. Così si fanno i servizi giornalistici.
E, invece, no, non va bene: nel nostro mondo equestre, non funziona così.
Ci sono soggetti, purtroppo, che lo inquinano, soggetti che, abituati al loro stesso modo di comportarsi, vedono interessi nascosti in ogni pensiero e azione altrui.
Certamente, secondo costoro, se Ucif aveva aperto questa discussione lo aveva fatto pro domo sua, perché è noto che abbia un partner che l’appoggia nelle sue campagne per la Sicurezza e ogni cosa che scrive su questa materia lo fa per un suo ritorno economico.
Ecco perché getta discredito sui caschi (sì, casco, lo abbiamo sempre chiamato così proprio per non avere assonanze con alcun produttore….) delle altre case produttrici.
È un vero peccato che queste critiche provengano da persone di rilievo (non tutte, a dire il vero) e da alcune case produttrici, coinvolte o meno che siano.
È un peccato perché sarebbe stato piacevole un loro intervento sulle nostre pagine, anche una telefonata visto che alcuni li conosciamo.
Ma li capiamo: vivono in un mondo dove il business è spesso imperante, dove si fa di tutto per aumentare conoscenze e contatti, dove si sta sui Social non per sapere come si sceglie un Cavallo, come lo si fa crescere, come ci si accompagna durante la vita sportiva e non, come gli si assicura una pensione dignitosa….
I protagonisti peggiori, gli attori protagonisti di questa parte deviata del nostro mondo equestre, sono proprio quelli che ci fanno la morale e favoleggiano, diffamandoci, su nostri presunti interessi economici che, fra l’altro, non possiamo avere essendo la nostra Associazione una no profit.
Ma capiamo anche loro: noi siamo gli asini e ci piace farci chiamare cornuti da certi pulpiti