“MI CHIAMO CHIARA E STO REALIZZANDO IL MIO SOGNO” di Chiara Rossi

Mi chiamo Chiara, ho 19 anni, abito vicino a Milano e sto realizzando il mio sogno.
Fin da piccolina, ho amato i Cavalli: ci sono foto che risalgono ai tempi dell’asilo quando, durante le classiche gite in fattoria, io ero l’unica fra tutti i miei compagni che si avvicinava senza paura, accarezzava e dava da mangiare a Cavalli giganti senza esitazione.
La domenica era d’obbligo per i miei genitori portarmi a vedere le gare di salto ostacoli nel maneggio vicino a casa, fin quando a sei anni ho finalmente iniziato a montare praticando monta americana.
Per quattro anni ho montato due Quarter di nome Tardina e Perla che mi hanno insegnato le basi di tutto, fin quando un inverno mia mamma decise di farmi smettere per il troppo freddo con la promessa del farmi riprendere in primavera. Purtroppo, però, quella primavera non mi fece riprendere e cercò di dissuadermi facendomi provare diversi sport ma niente mi coinvolgeva tanto quanto l’equitazione.
A settembre di quell’anno, iniziai la prima media e quasi come per destino nella mia classe conobbi una ragazza che aveva i Cavalli a casa e un’altra che faceva salto ostacoli proprio nel nostro paese. Inutile dirvi che, dopo qualche mese, avevo già obbligato mia mamma a portarmi a vedere il posto e poi decidemmo di fissare una prova.
Quel 23 marzo 2013 nemmeno lontanamente potevo immaginare quanto quel Pony che mi fece volare di testa contro al muro alla prova sarebbe diventato importante per me.
Iniziai facendo la scuola, montando diversi Pony e qualche Cavallo, iniziai a saltare e cadere, ma non mi è mai passata la passione. Ogni tanto, mi veniva dato da montare anche Alex, quel famoso Pony che mi fece cadere, e con lui feci anche la prima gara. Alex è un doppio Pony irlandese che ha una storia un po’ triste all’inizio: abbandonato al suo destino perché dopo essere stato importato all’età di 7/8 anni era zoppo e non saltava i giri da 1.30 per cui era stato comprato inizialmente. Fortunatamente, trovò uno stallo nel mio maneggio dove rimase circa un anno a prato e poi, sotto controllo del veterinario, riprese piano piano a lavorare facendo anche la scuola diventando poi della mia istruttrice perché chi lo aveva prima, in un modo o nell’altro, se ne voleva sbarazzare.
Beh, che dire, io sarò anche di parte, ma credetemi che è bellissimo, ha un carattere stupendo e un cuore d’oro.
Grazie a lui ho fatto la mia prima gara, ho preso il brevetto, ho vinto gare, ho fatto eliminati, sono caduta, ho pianto per e con lui, ho riso e mi ha donato tantissima gioia e felicità. Insieme abbiamo passato i sette anni migliori che potessi chiedere, sono profondamente innamorata tutt’oggi di lui che è sempre stato definito scomodo, pesante e rigido da tutti. È vero, lo ammetto, non sarà il Pony più comodo e quello che lavorerà meglio in piano ma con impegno eravamo anche riusciti a metterlo rotondo e a chiedergli cambi di galoppo in volo.
Purtroppo non è mai stato mio di proprietà, i miei genitori non hanno mai voluto comprarmelo ma abbiamo creato un legame talmente tanto forte che nemmeno la mia istruttrice (nonché sua proprietaria) è stata in grado di venderlo quando le sono state fatte delle proposte molto interessanti e credetemi, non sono state poche. Ogni volta che uscivamo in concorso a me fermavano ragazzine per complimentarsi sulla sua bellezza mentre la mia istruttrice veniva fermata da colleghi che cercavano un modo per spennare i clienti.
Con lui ho fatto anche la mia prima e unica 110, non ho mai voluto saperne di lasciarlo, nemmeno quando dopo essere finiti dentro una gabbia abbiamo fatto solo eliminati in gara per un lungo periodo, nemmeno quando a 18 anni io ero una fra le pochissime persone che usciva ancora in gara col Pony.
A malincuore, però, il nostro giorno è arrivato: ho pianto tantissimo, non è mai stato facile e non lo è tutt’ora, lasciarlo è stata una scelta che mi hanno spinto a prendere e che ho preso solo a due condizioni per me fondamentali: lasciarlo per smettere di sforzarlo e stancarlo dato che mi aveva già dato tutto quello che poteva darmi e anche il di più (visto anche il suo passato) e che non sarebbe mai stato venduto a nessun altro se non a me in un futuro più o meno vicino.
Presi questa decisione in seguito all’arrivo di Soraia, una Cavallina di 20 anni che nella vita aveva saltato solo fino ai cinque anni e che per i restanti quindici sembrava avesse fatto passeggiate. Lei è bellissima, tanto femmina, non ama le attenzioni ma sa essere estremamente adorabile quando capisce che hai del cibo da darle.
Ha un solo unico e grande difetto: non gira. Vi starete chiedendo come sia possibile che un Cavallo da salto non giri, beh, onestamente non ve lo so spiegare nemmeno io… so solo dirvi che all’inizio non eravamo in grado di legare tre salti senza che lei partisse in fugone contro la parete con la testa puntate senza dar conto a nessuna azione.
Sono una persona testarda, che ama i Cavalli e questo sport e quando si mette in testa qualcosa la porta a termine e infatti così è stato: l’ho presa in fida completa e dopo un anno di lavoro siamo riusciti a finire dei buoni percorsi in gara nella 100. Soraia è una Cavallina tanto femmina, caratterizzata da sbalzi d’umore che un giorno la portavano a lavorare perfettamente, mentre altri sembrava che il lavoro dei mesi precedenti fosse stato buttato per aria. Era l’anno del mio diciottesimo, dicembre per la precisione, eravamo al concorso di Natale, gara che non è andata proprio bene e avevo in testa un po’ di problemi anche perché nello stesso concorso c’era anche Alex che era andato veramente bene ed era in super forma, mentre io mi piangevo addosso pensando di essere un’incapace che non era in grado di portare a termine niente.
Indipendentemente da questo, erano anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, che mi frullava nella testa l’idea di avere un Cavallo tutto mio e non chiedetemi come, ma quella volta ero riuscita veramente a convincere i miei genitori, quel fatidico si era uscito realmente dalle loro labbra.
Andai alla ricerca con la mia istruttrice, senza nessuna richiesta particolare, di un Cavallino che mi portasse a prendere il primo grado e divertirmi. Premetto che sono una persona che anche se le dai un asino o una mucca io sello e monto senza farmi troppi problemi, mi adatto a quello che ho sotto e più monto più sono felice, dal Cavallino della scuola, a quello da gran premio, dal Cavallo facile e divertente a quello che fa cattiverie io non ho distinzioni.
Provai tre Cavalli in meno di un mese e mi sono piaciuti tutti per davvero, ero davvero disperata perché non avevo idea di come avrei fatto a trovare quello giusto per me se mi andavano bene tutti. Il sei gennaio, freddo pungente e nebbia fittissima andammo a Tortona a provare questa Cavallina grigia di 13 anni che dal video e dalla descrizione non mi aveva nemmeno troppo impressionata. Sono scesa col sorriso che andava da un orecchio all’altro e gli occhi che brillavano come quando un bambino vede che è passato Babbo Natale.
Cinque giorni dopo, Sinfonia arrivò a casa, l’ho tenuta una settimana in prova in cui abbiamo fatto più “frene” che salti nei primi giorni ma io già sapevo che sarebbe stata speciale e l’ho voluta a tutti i costi. Il 18 gennaio è diventata mia, quando sono entrata in club house vedevo i miei genitori parlare col venditore di tutt’altro e non capivo, poi quando mi è stato detto che era mia sono scoppiata in lacrime e ho abbracciato chiunque fosse presente in quella stanza.
Fin dal primo giorno, ero consapevole che ci sarebbe voluto tanto lavoro per imparare a montarla come vuole perché è una Cavallina estremamente rispettosa e un po’ ombrosa che vuole solo far bene. La pandemia non è stata dalla nostra parte: infatti, dopo poco più di un mese siamo stati tutti rinchiusi in casa e non l’ho potuta montare, come tutti d’altronde. Quando hanno riaperto, abbiamo ripreso a lavorare e le cose sembravano andare sempre meglio, fino al primo concorso a fine giugno: Progetto Sport a Manerbio. Il venerdì abbiamo fatto il warm up, mentre gli altri due giorni la 100, ma sono stati tre giorni di eliminati. Mi sono trovata sotto la sella una Cavalla che in campo prova era fin meglio che a casa ma come entrava in campo gara si terrorizzava e al suono della campana perdeva completamente la ragione, nonostante di gare ne abbia fatte molte nella sua vita.
Torniamo a casa e lavoriamo sui problemi che ci sono stati e sul mio modo di montarla e un mese dopo ci riproviamo, questa volta però a Tortona. Siamo state li qualche giorno prima della gara e abbiamo lavorato nei campi gara insieme anche al venditore e non ci sono stati problemi, fin quando non siamo entrare in gara il sabato: di nuovo la Cavalla non voleva saperne di saltare. Dopo la gara mi è stato proposto dal venditore di ritirarla e cercare altro, poiché anche lui mortificato non si aspettava un cambiamento così radicale in gara, oppure si è anche offerto di aiutarci col lavoro, portandola in gara lui se necessario vista la maggiore esperienza.
Ribadisco che sono testarda e la domenica sono entrata in campo con la voglia e la grinta di finire il percorso a tutti i costi. Siamo partire con uno stop sul primo e lei che si è parata per i successivi tre salti, poi non so cos’è successo, si è sbloccato qualcosa e ha iniziato a saltare, parandosi sempre meno, ma quanto meno abbiamo finito il giro. Ero al settimo cielo, quel percorso ho portato a casa la mia coccarda preferita in assoluto e tantissima soddisfazione, sapevo che l’unico modo per riuscirci era credere in lei, in noi.
Decidiamo, per continuità e per capire come si comportasse, di andare la settimana successiva a Etrea per il Progetto Sport e anche lì riusciamo a concludere il giro con uno stop a giornata (forse dovuti anche al caldo torrido di quei giorni).
Sempre più eravamo sulla strada giusta ma ancora sentivo che non era completamente serena in gara. Abbiamo lavorato e giocato, si è guadagnata il meritato riposo ed è arrivato fra una cosa e l’altra fine settembre e la finale regionale del Progetto Sport a Truccazzano: Sinfonia non è mai stata così tranquilla in gara, volava sui salti ed era davvero bella, purtroppo solo ed unicamente per colpa mia terminiamo con uno stop a giornata. A oggi, non ho avuto ancora modo di portarla in gara di nuovo perché ho preferito fare degli stage con altri istruttori in modo da avere un ulteriore parere e che, di conseguenza, ritenevo più utili e costruttivi per noi e il nostro binomio in questo momento.
Nelle ultime settimane infine sto lavorando molto con la voce e il corpo per chiederle le cose e negli ultimi giorni sono arrivata a montarla e saltare a pelo e in collare.
Sono sicura che mi darà tantissime soddisfazioni e grande gioia, a oggi è la mia luce e mi sento più che fortunata ad averla. Sono convinta di non meritarla, è davvero troppo intelligente e qualitativa per me e per questo cerco sempre di farle avere il meglio e tutto l’amore possibile.
Non smetterò mai di ringraziare mamma e papà per avermi sempre supportata, finanziata e educata in questo modo, e soprattutto li ringrazio per non avermi mai preso un Cavallo prima ma per aver voluto aspettare fin quando non fossi veramente pronta.
Porto nel cuore tutti i Cavalli che ho montato e che sono stati sulla mia strada perché tutti in qualche modo mi hanno lasciato qualcosa, Alex e Soraia soprattutto.
E, ultima, ma niente affatto per importanza la mia istruttrice che ha sempre messo la passione davanti al business, le emozioni davanti ai clienti, per avermi cresciuta sia dal punto di vista sportivo sia non, quasi come una terza figlia.
I Cavalli sono la mia vita, spero un giorno di poter far diventare la mia passione il mio lavoro, anche se di questi tempi mi rendo conto che sia molto difficile. A ogni modo, ho la certezza che non smetteranno di accompagnarmi per tutta la vita e che in qualche modo troverò sempre come includerli nel mio mondo