“IN DIRETTA DALLA REPUBBLICA DOMINICANA” di Chiara Amadio

Le Storie di Ucif
“IN DIRETTA DALLA REPUBBLICA DOMINICANA”
di Chiara Amadio, Gruppo Ucif
Ucif mi ha chiesto di raccontare un po’ della realtà del cavallo qui nella Repubblica Dominicana, dove vivo da ormai quattro anni e così eccomi qui…..
Questo è certamente un Paese bellissimo dalla natura lussureggiante e dalla gente sempre sorridente, ma purtroppo il livello di cultura inerente gli animali, tutti gli animali, è decisamente molto basso e la realtà generalmente povera del Paese vuole che il cavallo sia considerato quasi esclusivamente come animale da lavoro, spesso ancora utilizzato come aiuto quotidiano per la vita contadina o sfruttato nelle realtà più moderne come “attrezzatura turistica” per le classifiche passeggiate a cavallo sulla spiaggia, purtroppo molto diffuse. Lato positivo è che almeno, anche nei centri equestri, i cavalli vengono spesso tenuti liberi all’aperto in branchi numerosi all’interno di grandi spazi verdi dove vivono quindi una vita molto naturale e questo è infatti quanto mi è sempre piaciuto di più di questa realtà, abituata com’ero a vedere i cavalli tenuti invece primariamente chiusi in box per la maggior parte del tempo.
Quindi sì, vita più naturale e meno artificiale per i cavalli, ma assoluta mancanza di cultura per ciò che concerne l’etologia equina ed il benessere psichico del cavallo, in un Pease dove prevale infatti da sempre l’idea che l’uomo lo debba sottomettere con la forza usando metodi bruschi e facendo leva sulla paura. E questo è un modo d’essere che generalmente accomuna un po’ tutta l’America Latina, dove addirittura si tendono a vantare qualità di “machismo” proprio per colui che “domina brutalmente l’animale” assoggettandolo totalmente alla propria volontà. Giá, qui piú che in altre realtà purtroppo si crede fermamente e si insegna orgogliosamente a tutti che “il cavallo deve avere più paura del cavaliere che di qualunque altra cosa” e pertanto anche la doma dei giovani cavalli è fatta primariamente con metodi violenti volti ad ottenerne la totale sottomissione passiva. Ed il controsenso di tutto questo, a sottolineare maggiormente come per l’appunto il tutto si basi proprio su una questione culturale, sta nel fatto che poi questi popoli latini sono intimamente convinti di amare e trattare perfettamente i propri cavalli nell’unico modo possibile, non rendondosi conto affatto dell’abuso a cui li sottopongono ed addirittura spesso convincendosi che vere aberrazioni come taluni rodei locali o spettacoli di “cavalli danzanti” siano realtà amate e volute dai cavalli stessi. Ignoranza o ipocrisia? Io credo un insieme di entrambe le cose a seconda delle circostanze, ma quel che è certo è che purtroppo qui mancano quasi sempre proprio quelle basi di conoscenza sulla psicologia equina necessarie per una gestione corretta del rapporto uomo-animale.
Così purtroppo non c’è molto che si possa fare per chi, come me, si ritrova parte di una realtà in cui non si riconosce affatto, se non proseguire autonomamente per la propria strada e chissà, magari nel proprio piccolo dare anche un esempio di quanto di più possa essere e dare un cavallo se gestito in modo differente 🙂