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Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“L’INSEGNAMENTO DI SORBETTO” di Paola Iotti

“L’INSEGNAMENTO DI SORBETTO” di Paola Iotti

By admin
20 Febbraio 2021
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Incontriamo la nostra amica Paola Iotti e parliamo con lei della sua ultima opera letteraria, King cavallo con le ali. Paola, da dove nasce l’idea della tua pubblicazione?

“Tutte le mie pubblicazioni nascono da bizzarri incroci del destino che portano a imbattermi in storie che amo definire ‘magiche’. Durante la mia vita, non ho mai desiderato diventare una scrittrice: anzi, ho sempre preferito il ruolo di lettrice. Sono state le storie, in qualche maniera, ad arrivare a me e a mostrarsi. In quei momenti, è inevitabile che esclami, stupita: «questa storia devo raccontarla!» Poi mi domando: «come posso fare per raccontarla in maniera originale?». A quel punto lascio passare un po’ di tempo e qualcosa accade: vengo a conoscenza di nuovi fatti, faccio strani collegamenti e, all’improvviso, arriva l’idea. Come le tessere di un puzzle, gli elementi si uniscono per formare un disegno armonioso, riempiendo le parole del racconto con un significato che va al di là della semplice trama. Credo che nulla avvenga per caso e che ogni incontro o esperienza regali qualcosa, se si è in grado di individuarla e comprenderla”

Come hai conosciuto la storia di King?

“Ho conosciuto King attraverso la sua proprietaria, Erika Ricci, e ho conosciuto Erika grazie ai miei libri che narrano storie di cavalli e cavalieri. Il primo è un romanzo, ‘Come l’arcobaleno tra una criniera’, il secondo è una raccolta di saggi, ‘Il cavallo, un’amicizia che va oltre il possesso’. Erika li aveva letti ed eravamo diventate amiche tramite Facebook, accomunate dallo stesso modo di vedere il rapporto con il cavallo. Ci siamo incontrate nel 2017 a Fieracavalli di Verona quando ho presentato il mio terzo libro, una raccolta di racconti dal titolo ‘Sembrava un cavallo ma era un cielo stellato’. In quell’occasione Erika mi ha raccontato la storia di King, su cui era già stato scritto un libro e una rappresentazione teatrale. Ascoltando le sue parole, non ho potuto non rimanere colpita dalle vicende del suo cavallo, innamorandomi della sua incredibile forza e dell’energia di Erika, persona straordinaria che ama davvero gli animali. L’anno successivo sono andata a trovarla nel suo centro equestre, Il Raggio di Sole a Forlì, dove ho potuto ammirare il suo lavoro e raccogliere interviste dalle persone che frequentano il circolo e che mi sono servite per scrivere il libro di King”

Cosa ti ha insegnato e cosa dovrebbe insegnare questa bellissima storia?

“King ed Erika mi hanno insegnato molto. Tutti noi, quando le cose non vanno come desideriamo, ci demoralizziamo. King sprona a reagire, ad accettare le situazioni gravi che cambiano l’esistenza e a sopportare quelle meno gravi, mostrando che la vita può sorridere anche in tali circostanze. Paradossalmente, quando King vedeva, era cieco al mondo che lo circondava mentre solo quando perse la vista ha iniziato a vedere con gli occhi del cuore e ad apprezzare la bellezza che lo circondava. L’amore di Erika e dei ragazzi che frequentano il suo circolo è stato l’artefice del cambiamento. Un altro importante messaggio è che ogni animale, anche con problemi fisici o anziano, ha tanto da regalarci. Purtroppo il cavallo viene considerato un animale sportivo e, quando non è più performante, viene spesso visto come un peso di cui liberarsi. Erika, che utilizza nel suo centro ippico cavalli abbandonati dai proprietari, offre un esempio che deve far riflettere”

Perchè dovrebbe essere letto questo libro?

“Le parole scritte servono a non dimenticare. L’esempio di King non deve andare perso. Ogni esperienza presenta elementi che meritano di essere trasmessi agli altri per arricchirli. Conoscere vicende come quella di King può aiutare ad affrontare le asperità del percorso che tutti incontriamo durante la vita, permettendo di sentirsi meno soli. Non c’è solo King in questo libro, ma anche altri cavalli che, pur non avendo ricoperto ruoli da protagonista nel mondo sportivo, sono protagonisti del cuore delle loro proprietarie. Cavalli ‘normali’ come quelli degli appassionati che ci leggono e che diventano ‘unici e speciali’ perché regalano il loro cuore e il loro affetto ai compagni umani. Si parla anche di un momento che vorremmo non arrivasse mai, quello della scomparsa dei nostri amici equini, del vuoto che lasciano e della difficoltà a superare il dolore che si prova”

Non è la tua prima opera dedicata ai cavalli: da cosa nasce questo tuo fortissimo rapporto con questi bellissimi animali?

“È stato proprio il mio cavallo, Sorbetto, a spingermi a scrivere. I cavalli hanno il dono di tirare fuori il meglio dai compagni umani, e questo è il regalo che lui mi ha fatto. Sorbetto era un cavallo che ho preso quando era già anziano, abbandonato dopo un’intensa carriera sportiva e destinato al macello. Quando lo vidi era ridotto pelle e ossa: in scuderia ricevetti sgradevoli risate in faccia da chi considerava il cavallo solo un trofeo di bellezza da esibire: preoccupato per la mia evidente miopia, mi comunicava in quella maniera scortese che Sorbetto era solo un vecchio ronzino malandato. Con tanta fatica e passione Sorbetto si è ripreso, ritornando in forma. I mesi trascorsi a curarlo hanno creato e fortificato il nostro rapporto, regalandomi attimi intensi ed indimenticabili. Come King, Sorbetto mi ha insegnato a vedere con gli occhi dell’anima per superare l’involucro delle situazioni e degli esseri che le animano. Oltrepassare le apparenze mi ha consentito di affinare la vista per cogliere e apprezzare valori che vanno al di là di un bel manto lucido e di una criniera fluente. È questo sguardo che mi permette di trovare e scrivere storie in cui i cavalli sono protagonisti”

Stai già pensando alla prossima opera? Di cosa vorresti parlare?

“Sono diverse le opere che vorrei scrivere ma il tempo è sempre troppo poco. La prossima sarà comunque il seguito del mio precedente lavoro dal titolo ‘Il cavallo d’angora’. Si tratta di un libro accompagnato da simpatiche vignette che raccoglie storie pensate per un pubblico giovane ma che è piaciuto anche ai loro genitori. Ha vinto un premio nella categoria letteratura per ragazzi al concorso letterario La Ginestra di Firenze nel 2019 con questa motivazione: «Il cavallo d’angora ha come protagonista un animale che parla, in prima persona e dal suo punto di vista, della sua amica umana, degli incontri e delle relazioni che instaura con gli altri. Alla piacevolezza del narrare dovuta agli episodi presentati e alla lingua semplice e chiara, si aggiunge una forte valenza educativa che rende il racconto di grande interesse per i più giovani meritando di essere pubblicata e fatta conoscere». ‘Il cavallo d’angora’ è ambientato in una fattoria didattica in cui vivono animali abbandonati o anziani: ci sono cavalli, cani, gatti ma anche galline, mucche, pavoni, pecore e una speciale cavalla dalle lunghe orecchie, protagonista di un racconto che ha vinto un premio a un concorso letterario per adulti (VII concorso internazionale di narrativa ‘Le Grazie – Portovenere – La Baia dell’Arte’) a testimonianza che “Il cavallo d’angora” tratta storie apprezzate non solo dai giovani. Diciamo che è un libro per ragazzi ma anche per chi si sente ancora ragazzo. Molti lettori mi hanno chiesto di scrivere ‘Il cavallo d’angora 2’ e alcune amiche mi hanno confidato le loro storie affinché i loro animali possano essere i protagonisti di alcuni racconti. Tutti gli animali di cui narro le vicende sono realmente esistiti e li ho conosciuto grazie al mio Sorbetto. ‘Il cavallo d’angora’ è una raccolta di favole in cui gli animali parlano ma non può essere considerata un’opera di pura fantasia: credo che vivere con un cavallo per amico costituisca una bellissima favola che consente di arricchire l’esistenza con magiche avventure. E poi, alzi la mano chi non ha mai parlato con il proprio amico peloso… e chi non ha mai ricevuto risposta!”

Paola Iotti e Sorbetto

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