“IL CULTO DELLA TRADIZIONE, L’AMORE PER IL PROGRESSO” di Francesco Melpignano

Le Interviste di Ucif
“IL CULTO DELLA TRADIZIONE, L’AMORE PER IL PROGRESSO”
di Francesco Melpignano
Francesco, innanzitutto ti ringrazio per aver accettato di rilasciare un’intervista a Ucif Un Cavallo In Famiglia. Parlami del Gruppo Italiano Ecole de Legerete, come hai incontrato Karl?
“Il Giel è l’Associazione che riunisce gli istruttori e gli allievi istruttori dell’Ecole de Legerete in Italia, Associazione nata nel 2012 e di cui mi onoro di essere ancora oggi Presidente. L’obiettivo del Giel è quello di promuovere e far conoscere attraverso manifestazioni ed eventi, tra cui il Corso per diventare istruttori tenuto da Bertrand Ravoux, la filosofia della Scuola fondata dal Maestro francese Philippe Karl, già Ecuyer del Cadre Noir. Ho incontrato Karl per la prima volta nel 2001 vicino Alessandria, durante uno stage al Castello di Monvicino, e sono stato da subito molto affascinato dal suo modo di spiegare e dal suo modo di montare. Una coerenza assoluta nel lavoro basata sulla conoscenza profonda della natura del Cavallo. Da quel momento ho seguito i suoi stage sistematicamente e continuo a farlo anche oggi ogni volta che posso”
La tecnica di Karl è più indirizzata al Salto o al Dressage?
“Sicuramente più indirizzata al Cavallo. I cavalieri di Salto, solitamente, sono più aperti e curiosi. La tecnica di Karl racchiude in sé i più importanti principi che formano il corpus dell’Equitazione classica, senza escludere gli esercizi di ginnastica sul salto. Un Cavallo ben lavorato che ha migliorato il suo equilibrio psicofisico, a piedi e in sella, sicuramente si esprimerà meglio anche nel salto.
A testimonianza di ciò, le presentazioni del Maestro negli ultimi due anni con il suo Hannover High Noon sono andate in questo senso. Karl ha realizzato una ripresa mescolando esercizi di Dressage e di Salto. Molto probabilmente, ve lo dico in anteprima, il pubblico italiano li potrà vedere in questa presentazione a Fieracavalli 2019”
Quale lavoro tecnico e di ginnastica dovrebbe essere svolto dai Cavalli sportivi per avere una struttura muscolare in grado di dare il massimo delle prestazioni nel salto?
“Almeno tutto il lavoro di base, quello che i Maestri Classici chiamavano Bassa Scuola, che ahimè oggi è quello a cui viene data meno importanza, al contrario si pensa subito ad indirizzare i giovani Cavalli verso la specialità, qualunque essa sia. Con lavoro di base intendo un Cavallo capace di muoversi in equilibrio alle tre andature, di portarsi da solo dicevano sempre gli antichi Maestri (senza il continuo sostegno delle mani o delle gambe del cavaliere), leggero alla mano e alla gamba, preparato attraverso la decontrazione della mascella, le flessioni e contro flessioni dell’incollatura (che portano con sé il controllo delle spalle) per poi arrivare a una corretta estensione della stessa, fondamentale per fortificare la muscolatura della linea superiore, importante per tutti i Cavalli ancor di più per quelli che saltano, e i lavori su due piste.
Tutti vorrebbero un salto di qualità dal Cavallo, ma perché il Cavallo si usi correttamente, deve essere stato preparato nel lavoro da terra prima e nel lavoro in piano dopo. Prima la mente e poi il fisico. Sicuramente con la genetica oggi si sono fatti passi da gigante, ma molti cavalli si perdono o diventano difficili a causa della fretta (o degli errori) nel preparare quello che dovrebbe venire prima di saltare”
Oltre al Salto o al Dressage, questa tecnica può essere applicata anche ad altre discipline?
“Come dicevo nella risposta precedente, il lavoro di base dovrebbe prescindere dalla specialità a cui il Cavallo verrà destinato a un certo punto del suo percorso. Detto questo, un Cavallo destinato all’Endurance come uno destinato agli Attacchi, al Salto ecc. potrà solo trarre vantaggio dall’aver progredito nel suo addestramento anche oltre il lavoro di base, magari anche fino alla riunione. Se teniamo in considerazione le parole del Maestro Oliveira, “l’addestramento è un corso di ginnastica razionale” si può comprendere meglio il concetto. Non solo per cercare di migliorare le performance ma soprattutto per aumentarne la longevità sportiva”
Ci sono nel panorama dell’Equitazione internazionale degli esempi o delle Scuole che ti piacciono?
“Ci sono metodi, Scuole e linee di pensiero sicuramente valide e vicine alla mia, quantomeno negli obiettivi. Quello che ritengo sia importante è che si vada nella stessa direzione, un’Equitazione basata sul rispetto del Cavallo, con una pratica scaturita dai principi classici e avallata dalle più moderne conoscenze scientifiche”
Cosa, secondo te, dovrebbe cambiare nell’Equitazione nazionale e internazionale?
“Dovrebbe cambiare soprattutto l’approccio, la mentalità, nei professionisti, negli amatori, in tutti. Per dirlo con le parole del Maestro Bonati “Tutti dovremmo ricordare che prima di essere diventati cavalieri e appassionati di Equitazione siamo stati innamorati del Cavallo”…. una frase che può sembrare scontata ma che non lo è, ed è bene ricordarlo di tanto in tanto. Penso e spero che il futuro dell’Equitazione ci porterà dei cavalieri più attenti a determinati aspetti verso il benessere del Cavallo a 360 gradi. Il cambiamento è molto lento ma, se mi guardo indietro di quindici anni, posso dire che è in atto. Lento ma c’è. Chi è parte di questo cambiamento non si deve stancare di divulgare e mostrare, attraverso l’esempio, quello che i Maestri Classici hanno lasciato, rimanendo sempre aperti alle nuove scoperte scientifiche. Il Colonnello Danloux, Ecuyer del Cadre Noir nei primi del 900′, ha riassunto in una frase tutto quello che si possa dire in merito, “Il culto della tradizione non esclude l’amore per il progresso””
Intervista raccolta da Angela Palmitessa