Le Interviste di Ucif “ATTACCHI, CHE PASSIONE” di Valentina Bachi

Le Interviste di Ucif
“ATTACCHI, CHE PASSIONE”
di Valentina Bachi
Il nostro gruppo Facebook, che conta oltre 11.000 membri, è spesso teatro di discussioni e polemiche, a volte pure molto forti. Ma è anche una specie di Stargate che ci permette di a scoprire nuovi mondi paralleli. Di recente, abbiamo visto un interessantissimo post sulla disciplina degli attacchi, che è praticamente sconosciuta al grande pubblico. Nel gruppo abbiamo potuto chiacchierare con alcuni amici che hanno o hanno avuto esperienza di questa stupefacente forma di equitazione: Marco Bigolin, Federica Zanin e Giulia Arreghini.
Marco: “Vi assicuro che fare il groom (cioè uno di quelli montati dietro) in maratona ad un tiro a quattro è impressionante.. ma l’adrenalina vera, anche se può sembrare strano a molti, salta fuori con l’attacco singolo! Vi assicuro che quelli forti volano letteralmente! Mi ricorderò a vita la mia prima maratona da groom con un singolo! Eravamo ad un internazionale ai Pratoni del Vivaro, con cavallo e driver all’epoca di livello alto in ambito nazionale: ho riso con le lacrime agli occhi per tutta la maratona!”
Ci raccontate qualcosa di più?
Marco: “Intanto inizio col dirvi che, per l’esperienza che ho fatto io, i cavalli da attacchi sono mediamente più “agli ordini” di quelli a sella. E, se ci pensi, è prevalentemente una questione di sicurezza: un cavallo a sella che scappa può essere pericoloso, ma uno che scappa da attaccato può esserlo molto di più.. e figuriamoci un tiro a quattro!. Se il cavaliere cade da sella, c’è buona probabilità – anche se non è automatico – che il cavallo si fermi entro pochi metri; ma se driver e groom cadono da carrozza (per ribaltamento ad esempio) allora i guai possono diventare davvero seri!”
Federica: “I cavalli carrozzieri vanno anche montati per fare sì che siano ginnasticati al meglio e che la guida diventi più “leggera”, oltre che lavorati alle due longe, cosa che pochissimi sanno fare (io non conosco nessuno, solo “vecchissime guardie”)… Nota per me dolente sono le imboccature che, per quanto usate bene siano restano pesanti (anche se non necessariamente forti). Purtroppo per guidare hai solo redini, frusta (che non si usa MAI per mandare ma solo per dare indicazioni) e voce, e forse per questioni di sicurezza sembra che nessuno guidi senza imboccatura. Io però son convinta che si potrebbe. Ah… A proposito… La voce è importantissima, tutto il contrario che a sella dove non è ammesso l’aiuto di voce; nel dressage attaccato invece è previsto e ben visto. Per quanto riguarda il modo di dire “agli ordini”, preciso che non deve essere inteso come una cosa militaresca, diciamo così, nel senso che a vederli, così’ inquadrati, finimento, attaccati alle stanghe o al timone, sembrano molto più obbligati del cavallo sellato. In realtà è vero che devono stare mediamente più fermi, essere più tranquilli, e proprio per questo l’addestramento deve essere necessariamente fatto nella calma, per avere un cavallo davvero fiducioso e sereno, cosa fondamentale visto che è “là davanti”, soprattutto il singolo, che è anche da solo. Che poi vale per tutti i cavalli, ma repetita iuvant!”
Giulia: “Eh già, come ha detto Marco, i cavalli carrozzieri devono essere cavalli agili, potenti e generosi ma soprattutto devono “avere testa” e ascoltare chi li guida, principalmente per una questione di sicurezza ma anche perché i comandi, essendo dati a distanza, devono essere recepiti dal cavallo immediatamente. Come è stato già anticipato, il driver dispone esclusivamente della voce, delle redini e della frusta, che non deve assolutamente essere usata come punizione ma come aiuto (in buona sostanza sostituisce l’uso delle gambe a sella). Per quanto riguarda le imboccature, quelle tradizionali sono “importanti”, ma oggi ci siamo un po’ evoluti e ci sono diversi modelli da scegliere in funzione della sensibilità del cavallo. Poi dipende sempre tutto dalla mano e dall’intelligenza del guidatore. C’è chi attacca senza imboccatura (a casa sua, assolutamente non in gara) ma secondo me il rischio è troppo elevato.. e dal punto di vista pratico, se togliamo uno dei tre aiuti che abbiamo, la comunicazione con il cavallo risulterebbe limitata. Inoltre la precisione richiesta in gara secondo me senza imboccatura sarebbe parecchio difficile da raggiungere”
Marco: “E, aggiungo, se già a sella la frusta non si dovrebbe usare per punire, negli attacchi ancora meno! Perché da attaccato il cavallo ha il paraocchi, e non vedendola arrivare non se la aspetta proprio!”
Parliamo delle vostre gare?
Federica: “Io e Marco abbiamo partecipato a poche gare come drivers e a qualcuna di più come groom sia in Italia sia all’estero, ma abbiamo avuto modo di cogliere un’occasione ottima imparando con un cavallo professore che stava per essere ritirato dal circuito “grosso”. Cavallo che ci ha insegnato molto, sia in termini equestri che equini e umani. Grande soddisfazione aver contribuito grazie a lui alla vittoria del Veneto alla coppa delle regioni del… Aiuto… che anno era?”
Marco: “Non vorrei sbagliarmi ma il Veneto ha vinto la Coppa delle Regioni attacchi ad Arezzo nel 2012. Da quel che mi risulta non è più successo..! Io ho avuto un’unica e fantastica esperienza col tiro a quattro, ma non unica in generale! Oltre che da groom, Federica, come il sottoscritto, ha guidato pure. Singolo e pariglia. Poi io ho provato anche un paio di volte il tandem (cioè con due cavalli attacchi uno davanti all’altro)! Se da un lato montare in maneggio non mi manca affatto, devo dire che ormai sono cinque anni che non monto più a cassetta, ed effettivamente a volte mi manca… Inoltre, per la mia esperienza e ai tempi in cui frequentavo io, ho trovato la compagnia della gente di attacchi di gran lunga più gioviale e distesa rispetto all’ambiente della sella. Decisamente bei tempi…”
Giulia: “In effetti è ancora un bel ambiente. Le gare in realtà sono una scusa per ritrovare amici da tutta Italia che purtroppo non si vedono spesso…della serie pochi ma buoni!”
Federica: “E comunque non c’è solo l’attacco sportivo: la disciplina deriva comunque da una tradizione importante di cavalli e carrozze per cui nella prova di dressage c’è comunque un’attenzione anche alla forma, nell’abbinare carrozza a finimento ad abbigliamento, e nel modo di guida e tenuta delle redini… Insomma questo è un mondo dove c’è da perdersi!”
Foto Marco Bigolin e Federica Zanin