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Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“FRANCESCA, NEO MAMMA E IPPOAPPASSIONATA CRONICA” di Francesca Erbeia Chiarinotti

“FRANCESCA, NEO MAMMA E IPPOAPPASSIONATA CRONICA” di Francesca Erbeia Chiarinotti

By admin
7 Aprile 2018
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Le Interviste di Ucif
“FRANCESCA, NEO MAMMA E IPPOAPPASSIONATA CRONICA”
di Francesca Erbeia Chiarinotti

 

L’occasione di parlare con una mamma appassionata d’Equitazione di un’iniziativa legata alla Sicurezza non potevamo certo farcela sfuggire.
Francesca, come ti sei avvicinata al nostro mondo equestre?

“Galeotto fu il Lago di Misurina e, in particolare, una bella ponetta grigia di nome Stella. Avevo tre anni ed è stata una vera e propria folgorazione, come racconta mia madre. Ai primi giri alla corda fatti ad ogni possibile occasione – all’inizio niente stivali, ma superga ai piedi e via! – sono seguite le lezioni in scuderia come regalo di una nonna speciale. Ho iniziato con la stessa istruttrice che ho ritrovato a distanza di vent’anni dopo una lunga pausa dalla sella, interrotta grazie ad un’amica. Quando si dice che il mondo è piccolo…!”.

Come vivi ora questo mondo e cosa ti piace di più e di meno?

“In scuderia sai quando arrivi ma non sai mai quando te ne vai. Si dice che il tempo passi in fretta quando ci si diverte, giusto? In un maneggio il tempo deve evidentemente raddoppiare la sua velocità, non c’è altra spiegazione.
Sono tornata in sella dopo 16 mesi, 9 dopo essere diventata mamma e, nonostante uno strano e insolito timore iniziale, tutto è svanito una volta messo il piede nella staffa. Ogni volta in sella è come tornare a casa.
Di una cosa mi rammarico, che dopo tanto tempo l’equitazione sia, di fatto, ancora uno sport di nicchia. E tutto questo nonostante ciò che porta con sé vada oltre l’ordinario.
Per citare Alex Zanardi: “Ci si può drogare di cose buone, e una di queste è certamente lo sport”. Dovremmo essere tutti un po’ più “drogati” di equitazione: senza allievi di serie A o di serie B ma con rispetto e passione per uno dei rapporti più belli che l’uomo possa avere. Gli spazi e gli istruttori ci sono, la speranza è far sì che se ne possa godere appieno”.

In questo contesto, si inserisce un’importante iniziativa.

“Ogni anno in Italia circa 60mila persone muoiono in conseguenza di un arresto cardiaco. Un intervento di primo soccorso, tempestivo e soprattutto adeguato, può ridurre sensibilmente la mortalità in questi eventi. E’ ampiamente dimostrato che in caso di arresto cardiaco improvviso l’inizio precoce delle compressioni toraciche esterne e l’applicazione del Dae (defibrillatore semiautomatico esterno) contribuiscano in modo statisticamente significativo a salvare almeno il 30% in più delle persone colpite.
Per questi motivi il Cib, Centro Ippico di Bellinzago Novarese, ospita il 19 maggio il “corso di prima assistenza e uso del defibrillatore”, un corso aperto a tutti, mamme e papà, amici, cavalieri e istruttori, tenuto dai medici della Simeup, Società Italiana di Medicina d’Emergenza e d’Urgenza Pediatrica.
“Più siamo a conoscere le manovre di disostruzione e l’uso del de defibrillatore e più possibilità abbiamo di salvare una vita – ha spiegato Sarah Jane Tornielli, istruttrice federale del Cib – ci rivolgiamo a tutti, ma soprattutto alle mamme e ai papà di bimbi e giovani che praticano sport, non solo quello equestre!”
La parte teorica verrà accompagnata da simulazioni pratiche sui manichini, così impareremo le giuste tecniche di rianimazione cardio-polmonare, l’uso del defibrillatore semiautomatico e le manovre di disostruzione da corpo estraneo per essere preparati e pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Basta poco per salvare una vita, non serve essere un supereroe!”.

Cosa possiamo fare, a tuo modo di vedere, per migliorare la cultura della Sicurezza in questo mondo spesso restio ad affrontare questi temi?

“Per migliorare la cultura della sicurezza la prima cosa, fondamentale, è diffondere le nozioni e dare i giusti spazi alla formazione di qualità.
Riguardo questa iniziativa, è di prioritaria importanza che un numero sempre maggiore di persone – anche laiche, ovvero non sanitari – riceva una adeguata formazione di Bls (Basic Life Support) e la relativa abilitazione all’uso del Dae. Da qui la necessità di condividere percorsi formativi chiari e immediati, al fine di facilitare l’apprendimento delle conoscenze e delle tecniche da mettere in atto in situazioni di emergenza”.

Hai un messaggio finale per Ucif?

“Diffondete le emozioni, quelle con la “E” maiuscola: sono il mezzo più vero ed efficace per far conoscere questo meraviglioso mondo. Siate spontanei come i bambini o come i cavalli: entrambi, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la portano vicino”.

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