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Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“CONDIVIDERE NORME E PROCESSI CULTURALI” di Eleonora di Giuseppe

“CONDIVIDERE NORME E PROCESSI CULTURALI” di Eleonora di Giuseppe

By admin
25 Febbraio 2018
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Le Interviste di Ucif
“CONDIVIDERE NORME E PROCESSI CULTURALI”
di Eleonora di Giuseppe

 

É accaduto di nuovo.
Un Atleta Cavallo, Lassami Stare, é morto in gara (categoria 115) FISE, la gara é continuata come se nulla fosse.

“Il primo pensiero va a Lassami Stare e alla sua immensa generosità che é di tutti i Cavalli e che noi umani spesso non meritiamo. Ritengo siano indispensabili valori e regole. Valori, che dovrebbero rendere normale, tra le altre cose, sospendere almeno temporaneamente una competizione se il nostro compagno di sport muore.
Regole, per chi non ha valori in linea con i principi dello sport, per chi li ha ma fatica a porli in essere, per avere chiarezza delle procedure.
É morto, in gara FISE, un atleta cavallo iscritto nei ruoli della Federazione, montato da un’amazzone FISE sotto la supervisione di un istruttore FISE. Si tratta di una situazione di emergenza e trovo impensabile che la FISE non ne sia informata in tempo reale e che tutta la situazione non sia gestita secondo una specifica procedura federale.
La FEI, sebbene non sia sempre esempio di massima tutela degli atleti cavalli, richiede almeno l’applicazione del protocollo di crisi “FEI Equine Fatality Protocol Management”.
In qualunque parte del mondo avvenga un incidente grave, gli ufficiali di gara FEI devono infatti darne tempestiva comunicazione alla FEI entro 12 ore, secondo uno specifico protocollo che prevede anche esame autoptico e antidoping del cavallo”

Cosa accade invece in FISE?

“Circa un anno fa, a seguito di un episodio analogo, ho proposto al Consiglio Federale che anche la nostra Federazione adottasse protocolli specifici per la migliore gestione di situazioni di emergenza come queste, affinché la Federazione potesse essere di aiuto ai comitati organizzatori e agli ufficiali di gara per il primo soccorso, le procedure di emergenza, la sospensione almeno temporanea della gara e tutti gli altri aspetti.
Le mie proposte non hanno purtroppo avuto il riscontro auspicato; ieri ho quindi inviato una nuova comunicazione al Consiglio Federale richiedendo che si possa riprendere l’argomento e definire formazione e protocolli specifici con urgenza. Sono fiduciosa che questa volta l’esito possa essere diverso”.

In occasione della morte di Hickstead nella Coppa del Mondo di Verona furono i cavalieri a richiedere a gran voce lo stop della gara.

“É stato un grande esempio e un messaggio importante quello dei cavalieri professionisti ed é stato molto significativo che la richiesta di interrompere la gara sia partita da loro.
Straordinaria anche tutta l’attività di primo soccorso che la Fiera di Verona aveva commissionato a professionisti.
In casa nostra ancora non accade di prassi. Anche da organizzatore non riesco a trovare una ragione per non sospendere almeno temporaneamente la gara; innanzitutto in segno di rispetto per un atleta e un compagno di sport di immensa generosità che ha dato tutto sino all’ultimo ma anche nel rispetto dell’identità del nostro comparto sportivo e dei suoi valori. Ci é riuscito anche il calcio dove gli interessi economici in gioco sono immensamente maggiori.
Abbiamo ancora chi pensa che fare l’esame autoptico e antidoping al cavallo deceduto sia un modo per ricercare una colpa anziché per dare sostegno alla medicina veterinaria sportiva per prevenire, individuare cause e sintomi e migliorare la gestione dei nostri atleti.
C’é un problema culturale e al contempo normativo. Per questo ritengo indispensabile che le istituzioni, la FISE in questo caso, procedano dal basso, ascoltando le istanze della base e condividendo con la base determinati processi, e dall’alto indicando regole utili, chiare e facilmente applicabili da tutti”.

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