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Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“SEMPRE SENZA FRUSTA” di Jessica Pompa

“SEMPRE SENZA FRUSTA” di Jessica Pompa

By admin
12 Gennaio 2018
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“SEMPRE SENZA FRUSTA”

di Jessica Pompa

 

“Ciao amici di Ucif, sono Jessica Pompa, laureata in ingegneria meccanica e driver amazzone del trotto italiano. Lavoro come progettista meccanico e nel tempo libero do spazio alle mie dedizioni: i cavalli e lo studio. Da sempre porto nel cuore la passione per lo sport, le corse e il rispetto per gli animali, tra cui il cavallo, ma solo da qualche anno, più precisamente dal 2 novembre 2012 il fato mi ha regalato il grande sogno di potermi avvicinare al mondo equestre. Già, perché mi piace guidare e correre: il trotto riesce a mettere insieme queste mie passioni”.

È un piacere poter parlare con Jessica, le parole sgorgano naturali e non si fa fatica a percepire la sua grande passione.
Jessica, come ti sei avvicinata a questo nostro mondo?

“Sono arrivata all’ippica quasi per caso, da predestinata. Un bel giorno di fine ottobre di qualche anno fa (tanti giorni sono belli ma quello di più) complici una foto e un filmato che mi vedevano accanto a una mamma delfino e una partecipazione alla nazionale calcistica delle modelle, vengo “agganciata” dal circuito delle stelle, quel gruppo di folli follemente innamorati del cavallo capaci per l’appunto di darsi all’ippica per beneficenza ma anche, e soprattutto, per divertirsi alla guida, sempre senza frusta, di meravigliosi trottatori in giro per le piste italiane. Non esito un istante ad accettare: tante volte, allora abitando per motivi di studi a Milano a due passi dallo stadio di San Siro, passavo vicino all’ippodromo del trotto, ma un po’ perché non conoscevo nessuno dell’ambiente e un po’ perché spesso è l’ambiente stesso a erigere barriere insormontabili e trastullarsi nel ghetto in cui si è chiuso da solo, non ero mai entrata, ma alla chiamata delle Stelle ho sentito dentro di dover rispondere solo tre cose: ‘certo che sì, non sono capace ma imparerò’”.

Un mondo prettamente maschile, quello dell’Ippica: come ti trovi?

“All’inizio non è stato facile, ma poi il disagio è passato perché mi sono resa conto che c’era qualcosa di molto più importante dei pregiudizi delle persone: il cavallo e la mia grande passione. Penso che nel 2018 non si dovrebbe neppur parlare di maschilismo e/o femminismo perché l’evoluzione culturale dovrebbe aver permesso di maturare questi luoghi comuni…. purtroppo in alcuni ambienti non è così ma io vado avanti ‘sempre a schiena dritta’ come mi disse un mio caro sostenitore. Del resto, guidare un cavallo … non è una questione di forza.
Ancora oggi, parte del settore respinge la donna come driver (amazzone) ma le mie considerazioni mi portano a dire che spesso sono gli stessi ippici che hanno lasciato che questo settore si riducesse in agonia. In altri Paesi europei, come ad esempio in Svezia e in Norvegia, le amazzoni in questo settore sono molto integrate…ma forse, addirittura, non nessuno si è mai posto il ‘problema’.

Cosa ti piace di più e cosa di meno, cosa, se tu potessi, toglieresti subito dal mondo equestre?

“Le emozioni e l’adrenalina che il mondo dell’ippica e di conseguenza tutto il mondo equestre ti possono regalare, fanno da catalizzatore in questo sport. Non ci si deve dimenticare, però, che tutto ciò è reso possibile grazie ai nostri amici quadrupedi e ritengo doveroso metterli al centro di questo sport il cavallo. Aspetto che spesso viene sottovalutato. Oltre al momento della corsa, mi entusiasma tutto ciò che riguarda la preparazione del cavallo, dall’allenamento alla cura, perché il contatto quotidiano ritengo sia di fondamentale importanza per capirne le caratteristiche. Se dovessi proporre un cambiamento nel sistema, metterei al primo posto l’abolizione della frusta e quindi maggiore tutela per cavallo oltre ad una maggiore efficienza sulla modalità di controllo di sostanze doping non solo in giornata di corse ma anche, e soprattutto, nelle scuderie. A riguardo in questi anni ho potuto riscontrare che la metodologia utilizzata è molto approssimativa e la sicurezza negli ippodromi, a mio avviso, dovrebbe avere uno standard superiore.
Si potrebbe risollevare il settore ippico con qualche piccolo miglioramento, del resto si tratterebbe di una ‘semplice’ evoluzione culturale”.

Ci ha colpito molto la tua decisione di non usare mai il frustino.

“Oltre al fine benefico, una delle più grandi motivazioni che mi ha portato ad accettare l’invito del Circuito delle Stelle è stata proprio quella di promuovere il rispetto per i cavalli gareggiando senza frusta. Nel frattempo la carriera da amazzone mi ha regalato tante soddisfazioni ed emozioni uniche, tuttora se ripenso ad alcune vittorie inaspettate sento un brivido che scorre su tutto il corpo. Da quasi due anni ho la licenza Gentleman che mi consente di partecipare alle corse riservate ai driver amatori, nelle quali tutti gareggiano con la frusta, ma ho scelto di portare avanti il mio ideale nonostante qualche contrapposizione. Oltre il 90% degli ippici pensano che io sia svantaggiata rispetto agli altri nel guidare senza frusta perché secondo la loro opinione non ‘comando’ il cavallo…
Io sono stata un’atleta per oltre quindici anni (a malincuore ho dovuto lasciare l’agonismo per un problema al tendine d’Achille): so quanto sacrificio ci vuole nel preparare una gara e quanto sia importante la fiducia e lo stimolo del coach. Spero che siamo tutti d’accordo sul fatto che non sia costruttivo per la carriera di un atleta correre e avere qualcuno dietro che lo inciti frustando, proprio nel momento più duro, quando la stanchezza ai muscoli si fa sentire e si è a corto di fiato: la retta d’arrivo. Ecco, credo che la stessa cosa valga per un cavallo da corsa. Io amavo correre ed ora che mi trovo dietro al cavallo, a condurre la gara insieme a lui, voglio che anche lui ami correre, proprio come me…per un ideale, per una soddisfazione e per l’immensa forza che una vittoria può regalare.
L’uomo sostiene che la frusta sia il comando per far andare più veloce il cavallo; io vorrei invitare le persone che ancora sostengono che frustando (ovvero picchiando) il cavallo si ottenga un risultato migliore, a meditare su questa ‘credenza’ perché anche studi scientifici hanno certificato che picchiare è inutile e regolamenti alla mano, ad oggi l’unico Paese a vietare l’uso del frustino in gara è la Norvegia ed è proprio in un ippodromo norvegese che è stato battuto il record mondiale di velocità sul doppio chilometro.
Nonostante l’attuale situazione, voglio credere che un giorno i nostri amici cavalli possano godere del nostro rispetto anche nel mondo delle competizioni.
Onore ai cavalli, disonore a chi non sa quanto abbiano essi contribuito per consentirci di dominare il mondo e grazie al quale l’umanità si è evoluta”.

Quali sono i tuoi programmi a breve e lungo termine?

“Sono sempre in fermento tra lavoro e passione ippica, questo mi fa stare bene. Come sappiamo tutti, la vita è sempre fatta di alti e bassi… del resto per salire in vetta bisogna sempre scalare una montagna, ma per chi crede in un ideale nessun muro può essere una sconfitta.
Attualmente lavoro nel territorio bolognese come ingegnere meccanico nel settore delle macchine automatiche e parallelamente sto portando avanti la mia campagna di sensibilizzazione verso i cavalli e verso l’ambiente: i doni più preziosi che la vita ci ha regalato. Lo so, ci vorrà tempo e pazienza per poter avere dei cambiamenti, ma credo che qualcosa si stia muovendo grazie anche alle persone come voi. Dando uno sguardo al futuro, il mio sogno nel cassetto è quello di far nascere un puledrino dalla mia cavallina insegnandogli i ‘comandi’ tramite metodi diversi dalla doma tradizionale, con l’obiettivo di renderlo libero da ogni paura e sottomissione all’uomo. Il cavallo, se rispettato, ci può regalare molte più soddisfazioni”.

Alla fine di questa bellissima intervista, della quale ti siamo grati, non può mancare un tuo saluto agli amici di Ucif?

“È un orgoglio poter condividere la mia esperienza e la mia opinione con voi amici di Ucif . Vi ringrazio per aver dato spazio a tematiche che mettono in luce il rispetto per il cavallo, animale fiero e potente e al tempo stesso estremamente sensibile”.

 

 

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