“EMOZIONI BESTIALI” di Diego Santini

“EMOZIONI BESTIALI”
di Diego Santini
Diego Santini è medico veterinario per piccoli animali e si occupa principalmente di dermatologia e medicina interna presso lo Studio Vet di Crema, in provincia di Cremona. È membro di Scivac (Società Culturale Italiana dei Veterinari per Animali da Compagnia) e di Esvd ( European Society of Veterinary Dermatology). Sul sito www.personal-vet.com pubblica articoli e risponde a domande riguardanti i cani e i gatti. Ospite di varie trasmissioni radiofoniche (Radio DJ, Radio Montecarlo e Radio 105) e televisive (Cremona 1), è presente sulle pagine Facebook “Una faccia…. una razza” e “Emozioni bestiali”. Il saggio “Una faccia…. una razza” è stato premiato con la Menzione d’Onore al XIX Premio Letterario Internazionale “Trofeo Penna d’Autore”, Torino 2013. Attualmente collabora con la Gazzetta dell’Emilia.it nella pubblicazione sul web di articoli riguardanti cani e gatti. Ama viaggiare, ama conoscere, ama la natura e gli animali insomma…. ama la vita. E ama anche i cavalli, per questo ha conosciuto UCIF ed è diventato nostro amico. È così che abbiamo cominciato a seguirlo e siamo stati contenti nel veder pubblicare, marzo 2016, un libro dal titolo “Emozioni bestiali”.
Spesso ci troviamo a discutere dei sentimenti che provano (ne siamo certi) i cavalli e, spesso, ci danno dei visionari. Ma quando arriviamo in maneggio e ci chiamiamo a distanza con il nostro amico, sappiamo benissimo che qualcosa esiste, lo capiremo solo noi e lui, ma ci è sufficiente.
Ecco perché crediamo che il libro di Diego sia un grande libro. Leggete come ce lo presenta e collegate i suoi esempi al vostro amico cavallo: capirete perché è stato giusto ospitare Diego e il suo libro qui, su UCIF.
Diego, parlaci del tuo libro, domanda unica.
“Questo libro nasce dal desiderio e dal bisogno di aiutare gli animali e questo è un obiettivo che si può raggiungere in tanti modi. Uno, per esempio, è con il mio lavoro di veterinario, un altro è impegnandosi in un progetto di difesa degli animali, un altro può essere quello di aiutare le persone a capire quanto c’è di animalesco’ nei loro comportamenti, come fa Fausto Manara, famoso psichiatra, autore di numerosi saggi e amico, che si è preso cura della prefazione. Un altro può essere quello di aiutare una colonia felina o prendersi cura di un animale abbandonato, ma un altro ancora può essere un semplice saggio, come questo, o almeno è quello che mi auguro. Il coraggio di questa scelta contiene infatti la speranza che possa essere un modo per creare finalmente un rapporto migliore e nuovo con i nostri animali. Se queste pagine riusciranno ad ispirare qualche lettore a compiere anche solo un gesto di rispetto o di amore verso gli animali e magari anche verso le persone (perché spesso le cose vanno insieme), allora questo sforzo avrà avuto un senso. “Emozioni bestiali” è un viaggio nel mondo nascosto dei sentimenti degli animali, quel mondo che non sempre è facile da riconoscere ma che eppure esiste ed è l’amore che provo verso di loro che mi ha dato la forza di farlo nascere. È un libro dove si può ritrovare quella grazia che tante volte desideriamo ma che non riusciamo più ad incontrare o vedere negli umani ma che possiamo riscoprire proprio nei nostri animali, che vivendoci accanto in silenzio la trasmettono in ogni momento e che sta solo a noi riconoscerla, dandoci così lo spunto per ritrovarla anche nella nostra specie. È un testo per molti versi giocoso e leggero ma al tempo stesso fa riflettere. In queste pagine c’è ottimismo e pessimismo,speranza e fatalismo e anche se non sempre riuscirà a dare delle risposte sull’animo degli animali, in ogni caso darà lo spunto per riconsiderare molti comportamenti dei nostri amici a quattro zampe, e per chi ancora non ci sarà riuscito gli darà modo di leggerli in modo diverso e di capire che la distanza tra noi e loro è molto ridotta, anzi in alcuni casi non esiste. Se stiamo a guardare la lontananza morfologica tra la nostra corteccia cerebrale e la loro, certo la distanza non è poca come la complessità della materia grigia dell’uomo rispetto alla semplicità neurologica degli animali, ma all’atto pratico queste differenze sono molto meno nette. Si può eventualmente disquisire sulle dimensioni del cervello per determinare l’intelligenza di un essere vivente ma non sulla sua capacità di sentire o di comunicare. Un animale, come altrettanto l’uomo, non ha bisogno di un certo Q.I. per provare delle emozioni. Nel genere umano è ormai assodato che alla base dei sentimenti ci sono delle reazioni chimiche, e allora per quale motivo per gli animali dovrebbe essere diverso? E’ solo perche a loro manca un sistema di comunicazione articolato come quello umano? Dubito che sia sufficiente per spiegare questa teoria. Loro sanno comunicare altrettanto bene attraverso però un sistema differente ma ugualmente efficace e completo: quello dei gesti. E’ una strada più silenziosa, che anche l’uomo sarebbe in grado di usare se soltanto non se ne fosse dimenticato. Il limite all’interpretazione è infatti dato proprio da noi stessi, dalla difficoltà ad interpretare certe espressioni della loro faccia, delle posture, dello sguardo o appunto dei loro gesti. Non è forse vero che chiunque di noi vive con un animale è sicuro che senta, soffra o ami? E neppure abbiamo dei dubbi sul fatto che se lasciati soli soffrono di solitudine e di nostalgia, che si innamorano o sono gelosi, che si offendono o sono curiosi, per questo senza essere accusati di antropomorfismo. E non c’è bisogno di prove scientifiche per dimostrarlo! Non è vero che la scienza non serve … ci mancherebbe. In certi casi è indispensabile, ma pensare di ridurre i risultati sull’emotività animale e sulla comunicazione a delle asettiche prove diagnostiche credo sia troppo. Come può un esame strumentale dire se un essere vivente prova un’emozione e soprattutto di che tipo? Forse al massimo lo potrà supporre! Nel regno animale vivono circa 8,7 milioni di specie animali e faccio sinceramente fatica a credere che l’unica dotata di emozioni sia l’uomo. Quanti di noi vorrebbero un cane, un gatto, un cavallo o anche solo un pesce rosso se non fossimo sicuri che provano emozioni? Credo tutti, anche chi ha un pesce rosso! Vederlo scattare dal fondo dell’acquario fino in superficie a prendere il cibo, magari dalle nostre dita non è forse anche questa una manifestazione emotiva? Sarà pure dettata dalla fame ma lui viene a prendere il cibo da noi e non è detto che farebbe lo stesso con un altro! E di sicuro il suo stato d’animo è ben diverso da quando rimane immobile ad osservare le pareti di vetro della sua “piscina”. La possibilità di emozionarsi supera la capacità di ragionamento, negli animali come nelle persone. Forse è solo un problema dell’uomo non esserne consapevole ma senza emozioni, per noi come per loro che vita sarebbe? Entrando più nello specifico, il libro si snoda cercando di affrontare vari momenti della vita emotiva degli animali e per ogni emozione vengono portati dati scientifici, ricerche, esperienze personali e di “semplici” proprietari che daranno conferma che il mondo delle emozioni esiste per davvero. Si parlerà di che cosa è la felicità e la passione negli animali e di come possiamo capirle, nonostante i sistemi di linguaggio siano differenti. Si affronterà l’amore parentale e di come sia una prerogativa non solo umana dedicare alla prole un’attenzione speciale, nonostante si parli di coccodrilli, di pesci, di scampi o di vespe! E allora perché non parlare anche di amicizia perché pure quella esiste nella società degli animali e avrei molti dubbi a dire che viene provata solo per istinto. Molte specie infatti sanno dimostrarla, ognuno a modo proprio anche se quella più altruista è sicuramente il cane, probabilmente per la sua capacità comunicativa. Anche la paura però vuole la sua parte e ogni specie la saprà dimostrare in modo diverso prendendo le opportune precauzioni per gestirla al meglio e garantirsi la sopravvivenza: chi reagendo con coraggio e aggressività, chi con la fuga, chi immobilizzandosi, chi diventando “trasparente” ( come certi insetti e pesci), confermando la tesi che chi nella vita non l’ha provata almeno una volta potrebbe non riuscire a farlo mai, condannandosi quindi all’estinzione. Un altro tema del saggio è il significato della morte e di conseguenza viene spontanea una domanda: “ma gli animali hanno paura di morire? ”. Probabilmente avvertono la fine ma è difficile che sappiano che si tratta dell’ultima tappa della loro esistenza biologica. Quello di cui ormai si è certi è che provano sofferenza per un distacco, per un addio. E non è necessario ricorrere a studi scientifici per averne la conferma, basta passare in rassegna le cronache che tutti i giorni ci offrono i nostri animali da compagnia e non solo (come per esempio le giraffe, i delfini, gli elefanti) per avere la conferma che anche in natura esiste uno stato d’animo analogo al lutto. Si parlerà anche di empatia, dote di cui gli animali sono sorprendentemente ricchi. Da un cane o da un gatto probabilmente ce l’aspetteremmo ma chi l’avrebbe mai detto per gli elefanti, i corvidi, i delfini, i pesci o addirittura i topi? La natura come sempre sa stupire e anche in questo campo ce ne da conferma. E come spiegare il sesto senso degli animali e la loro capacità di prevedere i terremoti o addirittura certe disgrazie dei propri padroni? Sembra incredibile, eppure avviene. Non credo che ci sia qualcosa di sovrannaturale in questo ma molta più biologia di quanto si pensi. Per esempio nel tragico Tsunami che colpì il Sud-Est asiatico nel 2004 morirono decine di persone, mentre pochi furono gli animali deceduti: è forse un caso? E altrettanto, come si può spiegare l’utilizzo delle tortore in Giappone per prevedere i terremoti o quello dei gatti in Brasile per conoscere l’arrivo dei cicloni? Credo nelle capacità sensitive degli animali e anche in quelle dell’uomo con l’unica differenza che noi ce ne siamo un po’ dimenticati. Anche il sesso in natura è un mondo da scoprire in senso emotivo ovviamente, quindi dimentichiamoci che abbia il semplice significato di avvenire solo per garantire la sopravvivenza della specie. Questo è sicuramente l’obiettivo ma la strada è ricca di emozioni. In ogni fase esiste una componente emotiva che sta a noi osservare e capire, ed anche se si presenta in modo diverso nelle varie specie, ha il medesimo significato. Cambieranno gli approcci, ma il protocollo è lo stesso per tutti. Nel corteggiamento ci sarà sempre il tentativo di fare pubblicità al proprio prodotto (il colore delle penne negli uccelli, la livrea nei pesci, le corna nei cervi, i denti nelle scimmie, nei cinghiali e nei lupi), mentre la fase della conquista dell’altra metà sarà all’insegna dell’esibizione, come fa il cane o il pavone, per poi arrivare al primo contatto con la fase ludica, i giochi dell’amore, i preliminari che cambiano da specie a specie fino all’accoppiamento che può essere fugace come nel cervo o romantico e prolungato come nel cane che rimarrà unito alla femmina anche per 10-20 minuti. Il rituale varierà quindi in base alle situazioni e ai pericoli ma avrà sempre lo scopo di trasmettere la maggiore forza vitale possibile alla progenie, perché solo dal desiderio portato all’apice potrà scatenarsi la forza della vita. Nel libro inoltre non vengono dimenticati neanche i proprietari che pur comparendo sempre nei vari racconti avranno anche una parte solo per loro perché sono una componente indispensabile dell’emotività degli animali. Ma com’è fatto chi li ama per davvero?…chi è un tipo da gatto e chi da cane? In ogni caso chi vive con un animale non può essere una persona qualsiasi e di conseguenza non potrà mai condurre una vita anonima. Nel suo mondo ci sarà sempre “qualcosa” di unico e di straordinario che gli vive accanto e di cui potrà parlare, anche al sottoscritto”.
Grazie Diego, anche per la prefazione al tuo libro, che qui riproponiamo.
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando di rossi frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore
(Fabrizio de Andrè – Un medico)