“Viva la scuola” di Vincenzo Gigli

“Viva la scuola”
di Vincenzo Gigli
La base. Ne abbiamo parlato tanto, in questi mesi. Qualcuno, come ha brillantemente fatto notare un Consigliere di UCIF, l’ha confusa con “l’altezza”; certo è che la base esiste e andrebbe coltivata.
Soprattutto quella potenziale, che ha un bacino importante nella nostra Istituzione Scolastica.
E bene ha fatto la Fise a muoversi in questa direzione, raccogliendo il testimone che alcuni Comitati Regionali le hanno simbolicamente passato, primo fra tutti il CR Veneto.
Ne abbiamo parlato con Vincenzo Gigli, Consigliere del Comitato Regionale Veneto della Fise.
“Sono nato a Galatone, in provincia di Lecce e, negli anni settanta, mi sono trasferito a Padova per studiare all’Università e da Padova non mi sono più spostato. Qui svolgo la professione di Area Manager del Triveneto per un’azienda che produce vaccini umani. Ai cavalli ci sono arrivato fin dalla giovane età grazie al nonno che mi regalò un pony e mi trasmise i primi rudimenti dell’Equitazione. Una volta trasferitomi a Padova, ho continuato a montare presso la Scuola Padovana di Equitazione e poi, più tardi, al Centro Equestre della Rosa.
Prima del novembre 2012 non avevo mai ricoperto ruoli dirigenziali all’interno del Comitato Regionale Veneto della Fise”.
E alla tua prima esperienza in seno alla Fise hai avviato un progetto importante.
“Sono stato l’ideatore di un progetto denominato “Pony nella Scuola”, in collaborazione con un team di lavoro composto da Jacques Cavè e sua moglie Catherine Boibien, Istruttori, Otal e Tal del Veneto, Insegnanti, Psicologi, ippogenitori. Il progetto è stato condiviso con tutti i Circoli del Veneto che vi hanno aderito, con altri Comitati Regionali che l’hanno richiesto, con la Fise e il Coni.
Oggi ci sono alcuni Centri che lavorano molto bene con le Scuole e gestiscono dagli 800 ai 1.000 bambini all’anno”.
Parlaci più approfonditamente di questo progetto.
“Provare a spiegare il progetto “Pony nella scuola” non è semplicissimo perché spesso l’Equitazione è vista con finalità sportive, ricreative o terapeutiche. All’interno di una Scuola, dove non c’è traccia dei cavalli, il progetto Pony nella Scuola desidera evidenziare l’utilizzo del nostro amico cavallo a fine educativo. Il cavallo diventa “maestro”, il rapporto che instaura direttamente con i ragazzi mette in luce cose semplici che spesso sembrano scontate e sono tralasciate. È sfruttando la grande attrattiva che quest’animale così affascinante e simbolico, a volte lontano e fatato, che si riesce ad arrivare nel profondo dell’attenzione dei bambini stimolando il loro desiderio di conoscenza”.
Il progetto, come mi hai raccontato, si basa sulla risposta emozionale dell’allievo, studiato e sperimentato per molti anni, ha portato a risultati di assoluto rilievo.
“Questo metodo utilizza la capacità e la coscienza dell’allievo sulle proprie possibilità di stabilire un sereno rapporto con il cavallo, durante il quale il bambino viene a contatto con le proprie paure, i limiti e le insicurezze e, attraverso la conoscenza e la pratica, è molto stimolato ad andare oltre i propri ostacoli emozionali”.
L’Equitazione è pertanto molto di più che semplice tecnica equestre.
“Indubbiamente! Il cavallo grazie al linguaggio non verbale si mette in contatto con le parti più profonde della nostra personalità, quando siamo in relazione con lui. L’interazione del ragazzo è diretta, non c’è mamma che fa raccomandazioni, non ci sono pregiudizi o preconcetti, al cavallo non puoi dire “è timido, sii ubbidiente”. Con il cavallo il bambino si deve imporre e lo deve fare da solo, e quando lo farà, avrà superato un gradino in più nella conoscenza di se’ stesso, diventando consapevole delle proprie capacità”.
Quali sono i veri obiettivi del Progetto?
“I primi obiettivi che si si è voluto raggiungere in tutte le fasce d’età sono stati l’avvicinamento e la conoscenza del Cavallo/Pony per aiutare i bambini e i giovani ad avvicinarsi alla natura e sviluppare il proprio equilibrio psico-fisico. Il canale emozionale instaurato con il cavallo nasce senza alcuna costrizione, può e deve essere utilizzato per sviluppare nei bambini e nei giovani una forma di educazione e rispetto per la natura, gli animali, per i propri compagni, per aiutarli a costruire le capacità di impegnarsi, il senso di responsabilità, il rafforzamento del proprio coraggio, la capacità di superare gli ostacoli emozionali”.
Tutto questo è stato svolto con un programma adeguato nel linguaggio e nei contenuti alle varie fasce d’età. Si sono utilizzati, inoltre, l’interdisciplinarietà delle nozioni attraverso la storia, la cultura dei popoli, la geografia, la lingua straniera, le scienze, la scrittura e il disegno per il raggiungimento degli obiettivi prefissi.
“L’obiettivo principale che questo progetto si è posto è stato quello di stimolare, attraverso un amico divertente, la riflessione dei futuri uomini di domani, educandoli a considerare con rispetto il mondo che li circonda, le persone che ne fanno parte, impegnandoli all’ascolto, all’attenzione e all’aiuto reciproco”.
Vincenzo, se tu volessi chiudere questo nostro breve incontro con un messaggio dedicato ai nostri amici di UCIF?
“E’ dalle piccole cose che si costruiscono gli uomini e, magari, un bambino che impara a conoscere e rispettare la natura e gli animali che ne fanno parte sarà un adulto che non abbandona il proprio cane per strada o che, dopo una scampagnata, lascia i rifiuti sparsi nell’ambiente”.
Grazie, Vincenzo, abbiamo bisogno di questo tipo di progetti e di questi messaggi.
“Una nota personale: avevo iniziato il mio mandato con un grande entusiasmo, che adesso ho perso; mi piaceva interessarmi solo di Sport Equestri, non di politica o altro. Purtroppo, ora attendo con grande desiderio la fine di questo mandato per potermi ritirare definitivamente”.
Peccato, davvero. A presto, Vincenzo.