“Un’altra Equitazione è possibile” di Anna Vai

“Un’altra Equitazione è possibile”
di Anna Vai
Abbiamo con noi Anna Vai.
Per la maggior parte di noi che frequenta queste e altre pagine dove si discute di Equitazione, soprattutto di un’Equitazione “diversa”, non è una sconosciuta.
Ma è giusto che si presenti.
Anna, parlaci di te, della tua esperienza equestre, di come ti sei avvicinata a questo mondo.
“Con la passione per i cavalli ci sono nata, ed era fortissima.
Da piccola mia madre mi portava a Villa Borghese, c’erano ancora i Carabinieri a cavallo, e lei mi raccontava che una volta ero scappata per andare ad abbarbicarmi alle gambe di un pazientissimo cavallone grigio. Il mio gioco preferito era rimanermene appollaiata le ore su una sedia, con in mano redini fatte di spago, praticamente immobile …. pensavano fossi matta, ma per me invece erano ore passate a galoppare nelle praterie, e a guardare tramonti! Ho iniziato a montare tra il ’66 e il ’68, al Circolo Ippico Aurelio, con il tenente Antonio Gutierrez, e alla Farnesina, qualche volta, con il Maresciallo Casati. Salto ostacoli, perché allora non c’era la scelta. L’estate, però, andavo in vacanza in Toscana, e la passavo in mezzo ai butteri, a girare per le campagne, che era in realtà la mia vera passione. Crescendo, ho interrotto per qualche anno e quando ho ripreso mi sono orientata decisamente verso la campagna. Qualche trekking e poi, siccome sono agonista di natura, la scoperta dell’endurance, che è stata, è, e sempre sarà, la mia vera, grandissima, passione equestre. L’endurance all’epoca (parliamo di più di 20 anni fa) era una disciplina veramente formativa, perché ti insegnava la gestione del cavallo, la comprensione delle sue problematiche, le tematiche della preparazione, dell’allenamento, come nessun’altra disciplina può fare. In endurance era impensabile che un cavaliere prendesse un cavallo già “fatto” da qualcun altro, ad esempio, e quindi il cavallo te lo addestravi, risolvevi insieme a lui i problemi piccoli e grandi che si potevano verificare, e soprattutto trascorrevi con lui tante e tante ore da soli, lontani da campi, istruttori, allievi e maneggi. L’arrivo di un cavallo molto difficile per me, poi, ha dato l’ulteriore spinta verso altre conoscenze: avevo la necessità di riaddestrarla, di renderla almeno un po’ più disponibile a svolgere un lavoro in compagnia di un essere umano, e da lì l’avvicinamento al mondo dell’horsemanship e della comprensione del cavallo sotto un profilo meno fisico e più psicologico. L’ingresso nella categoria delle gare internazionali, circa una quindicina di anni fa, pone un altro problema, trovare un tipo di lavoro che potesse essere complementare agli allenamenti e migliorare la forma e la salute dei miei cavalli. Il dressage, che conoscevo, aveva già preso una deriva devastante, e per il fisico di un cavallo impegnato in una disciplina come la mia, e che era fondamentalmente sano, sarebbe stato deleterio, perciò l’avevo scartato da tempo. Da lì l’incontro con la Ecole de la Légèreté di Philippe Karl, che è divenuta da allora il mio punto di riferimento per l’addestramento e il lavoro in piano dei miei cavalli”.
Come hai conosciuto UCIF? Cosa ti piace e cosa vorresti invece cambiare nel nostro Gruppo e nella nostra Associazione?
“Ucif l’ho incontrata molto di recente, per “colpa” di una mia amica che si è messa a girellare per vari gruppi di ambiente Fise, che non avevo mai frequentato prima. Mi piace il fatto che sia composto in modo eterogeneo, con le difficoltà che questo comporta, ma anche la possibilità di dare voce a tutti, indipendentemente da estrazione, esperienza, ambiente di provenienza e via dicendo. Mi dispiace che si stia spaccando in due schieramenti contrapposti, gli “equestri”, agonisti e praticanti, e gli “animalisti” convinti, con prese di posizione alle volte un po’ forti, secondo me.
Ma questo e’ il problema di tutto il mondo equestre, non solo di un Gruppo. Dico problema, perché secondo me l’equitazione, quella vera, bella, sostenibile, ne esce in ogni modo sconfitta”.
Grazie per la perfetta, a mio modo di vedere, descrizione che hai fatto del nostro Gruppo.
Che cosa, invece, vorresti cambiare in questo nostro mondo equestre?
“La mentalità delle persone. C’è bisogno di più conoscenza, di una conoscenza profonda, che nasca da teorie approfondite e consolidate e sia in grado di tradursi in pratica, in ogni aspetto, in ogni istante, in ogni cosa che si fa quando si avvicina un cavallo. Non è più possibile accettare pratiche che sono fatte di espedienti, empiriche e irrazionali, con la giustificazione che la teoria sta bene sugli scaffali delle librerie, e poi in campo la realtà è un’altra cosa. Non lo è, perché l’equitazione è fatta di verifiche, e ogni teoria valida è passata al vaglio dell’applicazione su migliaia di cavalli, e così si è affinata. Le Scuole servono a questo, a codificare dei metodi sulla base di esperienze lunghe secoli, scremando ciò che non va e perfezionando ciò che si e’ rivelato valido. Questo e’ il concetto di Classico e ciò che manca nell’equitazione di oggi è un ritorno, sano, solido, al Classico. Con l’aggiunta di un altro tipo di approfondimento, riguardo alla parte meno conosciuta del cavallo, la sua psiche, la sua psicologia, il suo modo di imparare e di ragionare. Oggi abbiamo molto a disposizione, in tutti questi campi: l’ignoranza non è più giustificabile”.
Immagina che ti stia leggendo il Presidente della nostra Federazione: che cosa vorresti chiedergli?
“Cosa vorrei chiedergli… niente. Non penso possa fare per me nulla di ciò che ritengo importante. Apparteniamo a due mondi diversi, distanti tra loro. Lui rappresenta per me il mondo equestre che vorrei veder scomparire, cambiare dalle fondamenta…. io rappresento per lui il niente, probabilmente, perché in Italia il mondo equestre ufficiale non si è ancora reso conto che il 90% dei cavalieri vive, pratica e cresce al di fuori di una scuola federale e di un campo di salto ostacoli. Una cosa la vorrei, e cioè che si mettesse finalmente fine a questa perversa equazione che la Fise ha portato avanti per anni, e cioè che equitazione = salto ostacoli. Ma non lo puoi certo andare a chiedere a lui!”
Chiara, diretta, senza sconti, per nessuno.
Un’altra Equitazione è possibile, vero Anna? Grazie per avercelo fatto capire.