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Le Interviste di Ucif
Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“Signora Equitazione” di Mady Michelli

“Signora Equitazione” di Mady Michelli

By admin
7 Novembre 2017
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“Signora Equitazione”

di Mady Michelli

Lasciatemi dire che ritengo questa intervista diversa da tutte le altre che l’hanno preceduta e da quelle che arriveranno. Tutte le nostre interviste sono speciali, ma questa ha davvero un sapore particolare.
Grazie, Mady Michelli, Signora Equitazione
Carissima Mady, parlaci di te, della tua esperienza nel mondo equestre, di come ti ci sei avvicinata.
“Sono nata in una famiglia per la quale il valore primario era il Rispetto: per chiunque e qualunque forma di vita. Natura, animali, persone, cose. Malgrado vivessimo in un grande appartamento, eravamo pieni di animali, tutti rigorosamente salvati da situazioni di disagio. Dal cane randagio, all’assiolo trovato ferito, o la cavia salvata in extremis; e poi un passero, gatti, una scimmietta uistitì, una taccola e via andare, una serie infinita di animali che hanno rallegrato la mia vita. Non potevano mancare i cavalli, anche loro nel DNA di famiglia. E siccome ero una ragazzina iperattiva, piena di energie irrefrenabili, i miei pensarono bene di scaraventarmi nello sport. Così, a 7 anni cominciai a nuotare nell’agonistica della Lazio, allenandomi la mattina presto prima di andare a scuola e poi, subito dopo pranzo, via alla Farnesina, dove il M.llo Landi mi ‘raddrizzava le ossa’. Non ho mai avuto un cavallo mio per una serie infinita di motivi, ma ho continuato a montare anche quando ho avuto 4 bambine che, naturalmente, misi sui pony, prima al Pony Club del Polo, poi con Baba Zingarelli, un’istruttrice straordinaria che, con i suoi modi, mi ricordava spesso il M.llo Landi. Rigore, onestà, rispetto. Comprai, proprio per le figlie e casualmente, il nostro primo cavallo, un Pony d’Esperia, un fenomeno capace di competere con loro a Piazza di Siena come a sopportarle nelle loro scorribande quando siamo venute a vivere in campagna. E qui, per un caso fortunato, comprai una puledra Maremmana, Iva Zanicchi, con carte false e vita difficile. Risultava figlia di due maremmani, invece aveva un padre PSI, un nonno Arabo e aveva un caratteraccio. Proprio per ammansirla un po’, pensai di farle fare un figlio, così nacque Orchidea, quella che sotto la sella di Gianni Marfoli fu, per oltre 10 anni, il primo cavallo italiano, di tutti i tempi, per somme vinte in gara. Da lì, Donbito van de Helle, la fecondazione artificiale, l’allevamento dell’Orchidea, Filippo Moyersoen, Lucia Vizzini e gli anni più belli della mia vita”.
Come hai conosciuto UCIF? Cosa ti piace e cosa vorresti invece cambiare nel nostro Gruppo e nella nostra Associazione?
“Ho conosciuto UCIF navigando nel web, sempre spinta dalla curiosità alla ricerca di argomenti equestri. UCIF è un gruppo dove riesco a rilassarmi, lontano dall’esasperazione dello sport e dalle beghe federali. In molte delle persone che lo frequentano, ritrovo quella gioia e il piacere di vivere i cavalli in libertà e leggerezza che avevo io prima di invischiarmi con l’allevamento, la Fecondazione Artificiale, la burocrazia e le Istituzioni. E a chi ama i cavalli ma non ha grandissime disponibilità economiche o non è attratto dalle competizioni, consiglio di non avvicinarsi mai allo sport ma di viverli serenamente in campagna , per chi ha la fortuna di averne la possibilità o frequentare piccoli circoli ‘fuori porta’ che offrono benessere per tutti e preziose ore di serenità”.
Che cosa vorresti cambiare in questo nostro mondo equestre?
“Intanto vorrei cambiare l’approccio con i cavalli, che in troppi Circoli viene proposto ai bambini. Secondo me i bambini dovrebbero solo giocare nell’ottica al massimo dei Mounted Games, ma senza la smania della competizione e imparare ad accudire e rispettare i pony, le persone, gli animali in genere e la natura. Noi abbiamo molti ottimi istruttori, spesso limitati dalle ingerenze dei genitori a cui dovrebbe essere vietato l’ingresso, perché a volte sono i primi a non conoscere le più elementari basi della buona educazione. Diceva Carlo Defendente Pogliaga che ‘l’equitazione non è altro che un continuo esercizio di buona educazione’, dunque di Rispetto, ed è proprio per questo che ho nostalgia di quegli anni. Il discorso Sport è troppo difficile e lungo per poterlo svolgere qui. I problemi che lo circondano sono mostruosi”.
Immagina che ti stia leggendo il Presidente della nostra Federazione. Che cosa vorresti chiedergli?
“Vorrei che capisse che è impellente la necessità di appoggiare, incrementare e valorizzare l’allevamento nostrano, perché senza cavalli andremo poco lontano e le cifre che hanno raggiunto quelli ‘fatti’ in giro per l’Europa sono, ormai, proibitive. Vorrei che curasse di più la formazione dei giovani, anche di quei potenziali fuoriclasse con poche possibilità economiche, che potrebbero essere supportati, magari in sinergia con le varie Armi Militari che al momento foraggiano solo i plurimedagliati a scapito di giovani che potrebbero emergere se solo fossero aiutati. Vorrei che scendesse dal suo piedistallo per confrontarsi con la base, quella vera, quella che vive le scuderie, i campi gara, i problemi quotidiani o l’Arezzo di turno, i chilometri e chilometri sul van, i disagi, i balzelli e le infinite incomprensioni . Solo così, potrebbe avere lo specchio della realtà e rendersi conto che uomini di cavalli come Mino Palma, degnissima persona, istruttore e proprietario di Circolo, e con lui tanti e tanti altri, sono gli unici che potrebbero aiutarlo a gestire gli infiniti piccoli e grandi problemi che si trova ad affrontare da solo. Non è facendo fugaci ed eleganti apparizioni in occasione di qualche importante Competizione, che riuscirà a percepire i problemi, ma solo con un costante e diretto confronto con chi ogni giorno si sbatte con le difficili realtà di questo piccolo e variegato ambiente”.
Cara, anzi, carissima Mady…. Che dire…
Ti ho riletto già più di una volta, vorrei fare un manifesto di questa tua intervista; mi piacerebbe prendere a prestito, ad esempio, tante tue citazioni, ne scelgo una: “L’equitazione non è altro che un continuo esercizio di buona educazione”.
Tra tutte le componenti umane, certo, tra istruttori e famiglie, ad esempio, stiamo lavorando per questo. Ma anche, e soprattutto, verso i nostri amici animali, verso i nostri amici Cavalli, che hai imparato sin da piccola ad amare e rispettare, come ora ci insegni e ci ricordi.
[Nelle foto: Lucia Vizzini con Don Albert Bon dell’Orchidea – Donbito Van de Helle con Filippo Moyersoen – Francesca su Primo, Pony d’Esperia – Gianni Marfoli con Orchidea a Piazza di Siena 1993]

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