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Le Interviste di Ucif
Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“Nulla avviene per caso” di Paola Iotti

“Nulla avviene per caso” di Paola Iotti

By admin
7 Novembre 2017
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“Nulla avviene per caso”

di Paola Iotti

“Ho sempre percepito fin da piccola il fascino esercitato dagli animali e in particolare dal cavallo ma, a parte qualche giretto su un pony, sono salita in sella solo a 22 anni. Quell’esperienza confermò l’intensità di emozioni solo immaginate e da quella volta non sono più riuscita a smettere”.
Io mi accomodo meglio e mi limito a leggere, Paola non ha bisogno di domande per presentare se’ stessa e il suo amore per i cavalli.
“Prima di quel giorno e anche dopo ho sempre seguito con passione le competizioni equestri in televisione o di persona recandomi nei luoghi vicini, come lo C.S.I.O. di Modena, quello di S. Marino quando si chiamava Pavarotti International, così come a qualche edizione di Piazza di Siena a Roma e al concorso della Bagnaia”.
Come si passa dall’essere semplici spettatori a protagonisti….
“Ho dovuto aspettare un po’ di tempo prima di coronare il sogno di avere un cavallo mio. Nel mio destino era scritto che dovessi incontrarlo solo cinque anni fa ma nel momento giusto per me. Credo che ogni evento che ci accade non sia casuale ma “sincronico”, ossia che avvenga perché portatore di significati positivi che dobbiamo scoprire”.
Paola non diventa un’agonista, Paola diventa protagonista in altro modo, emozionandoci.
“Il mio cavallo, preso a fine carriera e salvato da condizioni fisiche che l’avrebbero portato a morte, mi ha insegnato tantissimo, portando alla luce qualità che credevo di non possedere e trasformandomi in scrittrice.
Sono sempre stata una lettrice “famelica” che trovava nei libri compagnia, possibilità di allargare la visione della vita e risposte a innumerevoli domande e curiosità. Gli amici che avevano occasione di corrispondere con me dicevano che avrei dovuto scrivere ma io reagivo con imbarazzo, reputandolo un’impresa affascinante ma impossibile, così come pareva irrealizzabile e troppo impegnativo possedere un cavallo”.
Nessuna domanda. Le nostre interviste sono, ormai, così emozionali che scorrono meglio senza interruzioni.
“Poi ho incontrato una saura che non ho potuto acquistare e il diniego mi ha condotta fino al mio grigio: in maniera incredibile gli eventi si sono incastrati per trasformare in realtà sogni che sembravano impossibili.
Le vicende vissute assieme al mio compagno nitrente sono state talmente intense e particolari che mi sono ritrovata a scrivere un romanzo”.
Paola, grazie al suo cavallo, diventa scrittrice.
“Ho partecipato a diversi concorsi e al secondo, che verteva sul tema degli animali, sono risultata vincitrice: è stato pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Giovanelli di Bologna e s’intitola “Come l’arcobaleno tra una criniera”. Successivamente sono arrivata seconda al concorso letterario Horse Angels voci per i cavalli 2015.
Credevo però che la mia opera trattasse un tema che potesse interessare solo gli amanti dell’equitazione e quindi è stata una grande sorpresa arrivare seconda per una incollatura al Concorso del Caffè Letterario Mangiaparole di Roma, a cui partecipavano scrittori con maggiore esperienza e avente tema libero.
La giuria ha motivato la decisione affermando si tratta di un’opera originale in cui una storia di quadrupedi s’intrecciava con una d’amore tra umani: le parti tecniche non annoiano perché inserite in una narrazione avvincente e introspettiva che lo rendono piacevole anche a chi non ha a che fare con i cavalli.
La copertina del romanzo e le recensioni ottenute hanno attirato l’interesse del qualitativo Magazine on line letterario e culturale Caffebook.it che mi ha proposto di collaborare scrivendo articoli.
E’ un’esperienza bellissima: i miei pezzi trattano diversi argomenti ma hanno come impronta caratteristica quella di trarre ispirazione dal mondo animale e spesso da quello equino. Questo avviene perché credo che i nostri amici pelosi siano portatori di qualità profonde da utilizzare per illuminare il mondo umano, troppo spesso motivato da ragioni egoistiche.
Dalla metà di febbraio usciranno articoli sul benessere animale ma anche informazioni sull’ippoterapia e la pet-therapy trattate però con l’occhio dello scrittore.
Ho da poco partecipato a un concorso in cui si doveva raccontare ai bambini il tema dell’immigrazione mediante una favola e la mia è stata una delle venti selezionate per la pubblicazione. I protagonisti sono una famiglia di gatti che vivono nella struttura dove tengo il mio cavallo.
Grazie a lui non solo ho l’opportunità di vivere appassionanti ore in sella ma anche di esprimere la mia parte artistica con grande soddisfazione: il mio grigio è una continua fonte di ispirazione e durante le passeggiate ascolta sempre attento le idee che mi vengono in mente e che gli racconto. Per questo gli voglio doppiamente bene!”.
Io terminerei anche qui: parlare con il proprio cavallo, ma, soprattutto, lui che ti ascolta e ti produce sentimenti. Quante volte lo facciamo anche noi: chi non capisce ci prende per pazzi e, in fondo, un po’ lo siamo, sicuramente diversi da chi non ha la nostra fortuna.
Paola, come hai conosciuto UCIF? Hai qualche consiglio da farci per migliorare ancora?
“Ho conosciuto UCIF per caso sulle pagine di FB. Io però non credo alla casualità e sostengo che “nulla avviene per caso”: ognuno di noi incontra opportunità e informazioni tra cui scegliere quella più adatta alle proprie peculiarità.
Chi ha per amico un cavallo può trovare in UCIF occasioni per condividere pensieri, idee, consigli e immergersi in un mondo che regala tante soddisfazioni”.
E cosa cambieresti, invece, di questo nostro mondo equestre?
“Cambierei tutti gli aspetti negativi riflessi dall’attuale società, in particolare l’apparenza e la presunzione a volte mascherati da falso amore per il cavallo.
Vorrei eliminare quell’egoistica volontà che porta a cercare di vincere a tutti i costi e conduce taluni a sbarrare un cavallo per farlo saltare più in alto, a torturarlo col “rollkur” e col “soring”, snaturandone spirito e bellezza per provocare una vergognosa sofferenza.
Vorrei vedere più rispetto per il cavallo e trasformare la mentalità di chi lo considera un oggetto al proprio servizio, da usare quando ha voglia, mettendolo in garage quando non ha tempo e facendolo lavorare col caldo perché non ha voglia di alzarsi presto al mattino… Non mi piace chi afferma che “è solo un cavallo” e dimentica che si tratta di un essere vivente che prova sentimenti, con esigenze e necessità a cui bisogna rispondere con consapevole impegno”.
Amici di UCIF, Paola Iotti, una di noi.
Io mi inchino.
Grazie Paola.

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