“L’equitazione non è una passione.. è una malattia!” di Valeria Fava

“L’equitazione non è una passione.. è una malattia!”
di Valeria Fava
A dire la verità, non ricordo precisamente il momento in cui ho iniziato a rompere le scatole ai miei genitori perché volevo andare a cavallo. So solo che un sabato del 1983 i miei genitori, esasperati, mi hanno caricata in automobile, direzione Centro Ippico Lombardo di Milano: da lì è iniziata la grande avventura”.
Ogni tanto ci piace navigare sulle pagine del nostro Gruppo come semplici lettori. A dire il vero, lo facciamo spesso, così spesso che ci sembra ormai di conoscere da vicino molti dei protagonisti che incontriamo ogni giorno con i loro post e i loro commenti, le loro foto.
Sicuramente, tra questi c’è Valeria Weasley Fava, e a noi fa piacere darle voce, perché ci sembra di aver capito che ha tanto da raccontare e condividere con tutti i nostri amici.
“Ho fatto tutta la Scuola Pony al CIL fino ai tredici anni. Ai tempi c’era un “certo” signor Danno che ogni tanto veniva a darci un’occhiata, e noi eravamo tutte serie e impettite: le mie istruttrici ci hanno tirato su con un bel piglio militaresco. Chi inizia a montare sui Pony ha un’impostazione completamente diversa e, secondo me, i Pony sono una tappa fondamentale nella crescita dei ragazzi. Dopo il Liceo sono capitata per caso al Centro Ippico La Lura, a Lainate, dove credo di aver vissuto i miei anni più belli. Ho montato i cavalli della Scuola, dei privati, avuto mezze fide e fatto tante gare. È stato qui che ho incontrato quello che definisco “la mia metà della mela”, Arianova. Lui era un cavallo davvero fantastico, molto fine ed elegante, non certo un santo (quanti voli ho fatto!), ma con il quale avevo davvero un feeling unico. Non riesco mai a parlare di questo cavallo senza che mi scenda qualche lacrima di nostalgia, quindi vado oltre. Ho conosciuto persone splendide e avuto un istruttore davvero bravo e paziente. Ogni concorso mi ha lasciato un’esperienza e non ho mai pensato di aver buttato via tempo e soldi, anche se magari uscivo con un eliminato. Non mi sono mai presa troppo sul serio, non avevo ambizioni di fare le Olimpiadi o i Gran Premi. A me bastava imparare a montare bene e a gestire al meglio il cavallo da terra”.
Ma vivere nel mondo dell’Equitazione non è solo fare gare….
“Nel 2005 ho mi sono trasferita a Castell’Arquato, un bellissimo borgo medievale in provincia di Piacenza. Qui ho lavorato diversi anni come groom di un bravo cavaliere emiliano. Anche questa è stata un’esperienza indimenticabile. Fare la groom richiede dedizione, passione, spirito di sacrificio, attenzione maniacale per ogni minimo dettaglio. Un lavoro duro ma bellissimo, pericoloso a volte, ma che spesso riempie di soddisfazioni. Tramite questo cavaliere, nel 2006 è arrivata la mia attuale cavalla, che tutti i miei amici ormai conoscono come “la Brutta”…. ma è solo un soprannome, perché brutta non lo è di certo! È una cavalla dolcissima e generosa, intelligente e con un cuore grande. Con lei io non faccio concorsi (li fa la ragazza che ce l’ha in mezza fida…. sta iniziando adesso con le sue prime 90!); per me solo tanto lavoro in piano e passeggiate. Non so proprio come sarebbe la mia vita senza i cavalli: come dice la mia mamma, “l’Equitazione non è una passione….. ma una malattia!”.
E, nella tua “malattia”, ti sei imbattuta in UCIF.
“Ho conosciuto UCIF su Facebook, mi pare in una delle prime discussioni sull’uso del casco, nelle quali era coinvolto anche il Gruppo Stufi della Fise. È un gruppo davvero eterogeneo, ho imparato molto anche su queste pagine, leggendo varie discussioni, soprattutto su realtà che conoscevo poco. Io sono una che legge tantissimo e, quando si discute e si riportano esperienze, cerco di assimilare il più possibile”.
Valeria, cosa cambieresti in questo nostro mondo equestre?
“Ah…. la prima cosa che direi, proprio di pancia, è: i costi! Ovviamente, parlo dell’ambito concorsi e agonismo. Costa troppo tutto: iscrizioni, patenti, trasferte, scuderizzazioni, e chi più ne ha più ne metta. L’Equitazione è uno sport unico, perché è l’unico dove uomini e donne, giovani e anziani, possono gareggiare insieme nelle stesse categorie. Dovrebbe essere reso più accessibile, al maggior numero possibile di persone. Qualcuno aveva suggerito di creare diversi circuiti, anche con costi differenti, per chi punta all’agonismo e per chi invece vuole solo divertirsi e fare qualche concorso. Mi pare una grande idea (!), soprattutto per chi inizia e non ha grandi disponibilità economiche”.
Di questa idea ne abbiamo parlato spesso noi di Un Cavallo in Famiglia, è una delle tante nostre proposte, e siamo contenti di aver avuto un riscontro positivo anche in uno dei candidati alle ultime elezioni per la Presidenza Fise, Marco Di Paola che, recentemente, l’ha proposta in modo convinto.
“E poi cambierei la mentalità di tanta gente, soprattutto tanti istruttori che, letteralmente, lanciano ragazzini, che non hanno la minima idea del “lavoro in piano”, a fare gare da 125/130. Se tanti trovano il “lavoro in piano” noioso e lo tralasciano, è perché non hanno ancora capito quanto sia importante questo allenamento per i cavalli, anche per salvaguardarli: questi animali sono dei veri e propri atleti e, pertanto, vanno “ginnasticati” in modo appropriato. Il lavoro in piano è tutto”.
Cara Valeria, grazie.
Ci siamo riuniti per un rapido consulto e abbiamo diagnosticato: sei proprio “malata” di Equitazione.
E non abbiamo nessuna intenzione di guarirti.