“L’equitazione consapevole e rispettosa” di Roberto Lambruschi

“L’equitazione consapevole e rispettosa”
di Roberto Lambruschi
“La passione per i cavalli e per l’equitazione è nata con me, forse anche prima, visto che si tratta di un retaggio di famiglia”.
Roberto ha iniziato a montare in giovanissima età, spostando i suoi interessi tra il turismo equestre e le gare.
“Ritengo di essere stato fortunato nel poter svolgere il servizio militare in un’Arma a Cavallo (Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano), dove ho potuto continuare una tradizione di famiglia di cavalleria ma, soprattutto, sono stato tra gli ultimi a vivere un’esperienza importante di dovere e servizio, pur nel ricordo di una tradizione italiana purtroppo ormai poco conosciuta e onorata.
Parallelamente ad esperienze agonistiche, che in verità non mi hanno mai soddisfatto appieno per il mio spirito poco competitivo, nelle discipline olimpiche di monta inglese (…italiana…) ho partecipato ad una serie di corsi di formazione che mi hanno permesso di diventare Istruttore”.
Roberto Lambruschi è tra i protagonisti di un settore molto importante.
“Avvicinatomi al mondo dell’ippoterapia, prima come volontario, successivamente come tecnico a seguito di percorsi formativi specifici, ho avuto l’opportunità di lavorare a contatto con operatori e professionisti del Terzo Settore, che mi hanno fatto appassionare a questo mondo e mi hanno permesso di comprendere appieno il valore beneficiale del cavallo, non solamente sul fronte delle attività riabilitative in senso stretto.
Una serie di esperienze ed incontri “favorevoli” mi hanno permesso di unire la mia passione per i cavalli ad un servizio di supporto alla persona, senza arroccarmi con questa o quella “scuola di pensiero”, cercando di guardare all’esclusivo bisogno della persona debole, in un contesto sociale che era in evoluzione e che doveva obbligatoriamente trovare risposte adeguate a nuove aspettative e istanze.
L’esperienza sportiva mi ha permesso di ampliare le attività promosse fino al mondo dell’agonismo per disabili, sebbene il contesto nel quale mi sento pienamente “io” è ancora quello educativo, dove l’aspetto sportivo non si riduca alla sola classifica o raggiungimento dell’obiettivo performativo, ma quello della crescita Umana nel rispetto dell’altro, delle regole del Fair Play e soprattutto del cavallo che non può essere considerato “oggetto” o strumento per il raggiungimento di sole mete “agonistiche”.
La convocazione come allenatore della squadra nazionale di Equitazione speciale ai Giochi Mondiali in Irlanda (2003) ed Atene (2008) mi hanno permesso ulteriori coronamenti di esperienze umane e professionali in un mondo che ritengo fantastico!
Ad oggi, parallelamente al mio lavoro sul campo con soggetti deboli e la partecipazione a manifestazioni equestri per soggetti deboli, svolgo azioni di formazione per nuovi tecnici e coordino il Movimento EQUITABILE® che, insieme ad una serie di amici e colleghi, promuove l’inclusione mediante il cavallo e lo sport come evoluzione alla tradizionale terapia”.
Roberto, cosa ti piace di più e cosa di meno di questo nostro mondo equestre?
“Se parliamo dl mondo equestre in particolare, vedo una perdita di valori e “stimoli” tra i più giovani nel voler far bruciare fino in fondo il proprio “fuoco” interno di passione e volontà di impegno per emergere e raggiungere i propri personali obiettivi. Ciò che critico maggiormente è la mercificazione che alcuni fanno del cavallo ed il viverlo come “oggetto” e “mezzo” per raggiungere miopi obiettivi personali (sportivi), spesso seguendo strade troppo facili (spesso a discapito dello stesso cavallo) e senza quel vero impegno e volontà di lavorare per arrivare a destinazione.
Molti gettano la spugna alla prima difficoltà (e non dico che non ve ne siano in questa nostra Italia piena di problemi ed ostacoli) senza tirare fuori veramente le unghie, magari facendo la ormai anacronistica “gavetta”.
Altra cosa che non condivido è la facile supponenza e le certezze “prêt-à-porter” dei tanti che, spesso con cedevoli competenze, sono pronti a giudicare e ad insegnare, ma soprattutto “fanno” (grandi competenze tecniche o performative) senza conoscere la base teorica che muove le loro azioni equestri.
Ciò che più mi piace del nostro mondo è il cavallo nella sua essenza e natura: un essere vivente che dovrebbe essere compreso e conosciuto di più dagli stessi suoi amatori, che è passione, benessere ed anche storia e cultura. Se solo fosse maggiormente ascoltato nei suoi bisogni e caratteristiche etologiche….”.
E se tu avessi in mano una bacchetta magica per cambiare immediatamente un aspetto che non ti piace particolarmente….
“Politicamente parlando, cancellerei tutte quelle presunzioni di superiorità o sufficienza che appesantiscono il nostro mondo (sia dell’Equitazione che dell’ “ippoterapia” in generale) limitando, anzi, azzerando la possibilità di comunicazione o confronto tra diverse realtà arroccate in sterili formalismi che perdono la strada maestra della sostanza dei fatti e di un servizio “comune” che, pur nel confronto propositivo, potrebbe dare certamente di più se i feudi iniziassero ad aprirsi per il raggiungimento di veri obiettivi comuni….
Sul fronte equestre, pur rendendomi conto che il nostro mondo segue in un certo senso la società, mi piacerebbe una maggiore attenzione verso gli aspetti teorici riferiti al cavallo ed alla tecnica equestre, ricordando che “l’importante è montare molto senza lasciare che i libri si impolverino sugli scaffali” (Nuno Olivera). Se si ritornasse al passaggio patenti con i “vecchi” esami dei tempi che furono si salterebbero forse meno “montagne” ma si farebbe un’equitazione certamente più consapevole e rispettosa del Nobile Animale….”.
Come hai conosciuto UCIF? Hai qualche consiglio da darci?
“È un’Associazione e Gruppo Facebook che, sin dalla sua nascita, ha “rotto molti schemi”, rendendo evidente il rapporto personale, direi intimo del singolo con il suo compagno “cavallo”; un cavallo vissuto a tutto tondo e non settorialmente in questo o quel particolare ambito, dove tutti gli appassionati si ritrovano, pur nelle diversità di appartenenza, aspirazioni o stile di monta, con il denominatore comune di una passione vera e volutamente condivisa con gli altri utenti del web e soci.
Questa idea delle interviste e l’essere “super partes” può certamente essere l’occasione per vedere nel tempo il realizzarsi di uno spazio neutrale dove incontrarsi e condividere idee, magari collaborando pur nel rispetto delle differenze di appartenenza. Andate avanti così!”.
Grazie, Roberto.
[E grazie anche a Francesca Primicerio per aver “registrato” questa bellissima intervista]