“Io & Laghat” di Enrico Querci

“Io & Laghat”
di Enrico Querci
Questa è una storia particolare, che il nostro amico Enrico ci ha voluto regalare.
È la storia di Laghat, il cavallo che non sa di essere cieco, o forse lo sa ma non se ne cura. È cieco praticamente dalla nascita, quando un fungo ne aggredì subito gli occhi, ma lui ha continuato a correre, veloce, e a vincere le gare. Dopo una carriera, che nel corso di dieci anni si è articolata su 123 corse con 26 vittorie e 46 piazzamenti, è giunto il momento per Laghat di dire addio alle corse. Ora è ancor più libero di godersi vita e di riposare, magari nella sua ampia stalla nella quale ha vissuto tra gli altri con una compagna, perché non gli piace stare da solo, e con un altro cavallo, anche lui cieco, con il quale scappò dalla tenuta di San Rossore dopo essere tornato da una vittoria, chissà forse per festeggiare….
Enrico, parlaci subito di te, abbiamo voglia di farti conoscere a tutti i nostri amici.
“Sono nato a Livorno e ho sempre vissuto a poche centinaia di metri dall’ippodromo, all’Ardenza. Mio padre è sempre stato un appassionato delle corse dei cavalli e mi ha portato con se fin da piccolino e, in pratica, dagli ippodromi non sono mai uscito. Con gli anni, la mia passione è diventata professione e oggi sono giornalista e conduttore televisivo (della tv ippica, ovviamente!). Lavoro per l’ippodromo di San Rossore, collaborando con l’ufficio stampa e per l’organizzazione delle giornate di corse e degli eventi collaterali. Nel tempo questa ‘malattia’ si è estesa al Cavallo in tutte le sue espressioni, in particolar modo a quelle legate alla tradizione popolare. Ho avuto esperienze giornalistiche anche nel mondo dell’Equitazione e dell’Endurance. Mi sono occupato di formazione professionale nel settore ippico con la Scuola Ippica San Rossore, fintanto che le istituzioni l’hanno fatta funzionare”.
Parlaci di Laghat, della sua incredibile storia, di come l’hai vissuta.
“Laghat nasce nel 2003 ed è un purosangue perfetto ma, quando ha quasi un anno di età, si ammala e una micosi gli colpisce entrambe gli occhi, rendendolo cieco dall’occhio destro e quasi del tutto cieco al sinistro, dal quale percepisce solo le ombre e l’alternarsi del giorno e della notte. A questo punto la fine per lui sembra scontata, ma gli uomini di cavalli sono spesso dotati di una sensibilità sopra le righe e il suo allevatore non rinuncia alla possibilità di dare una chance al suo cavallo. Per questo lo invia a San Rossore a un allenatore esperto come Mil Borromeo che, grazie anche alla disponibilità del cavallo, lo porta a correre e a vincere le prime due corse disputate in carriera. Tra una vicenda e l’altra, dopo qualche mese Laghat viene acquistato da Federico De Paola ,che lo ha ancora in cura adesso che il cavallo sta per entrare nei 13 anni. La carriera agonistica di Laghat parla di tantissime corse disputate con tante affermazioni e moltissimi piazzamenti. Adesso il cavallo è stato ritirato dalle competizioni anche se ancora in perfetta condizione e salute, ma il suo proprietario ha deciso che è giunto il momento di dire stop, e ha fatto bene a fare così. Laghat è diventato patrimonio di tutti quelli che lo amano e che lo hanno seguito in questi anni e, credetemi, di fan ne ha veramente tanti! Visitate la sua pagina su Facebook e ve ne renderete conto”.
Questa tua grande conoscenza di Lagath ti ha portato a scrivere un bellissimo libro, ce ne vuoi parlare?
“Ho deciso di scrivere il libro ‘Laghat il cavallo normalmente diverso’ perché ho avuto sott’occhio il cavallo fin dal suo arrivo a San Rossore. Nel corso del tempo ho raccolto tante storie e aneddoti sulla sua vita e sul rapporto che ha avuto con gli uomini che lo hanno accompagnato durante questi 12 anni di vita. Laghat ci ha insegnato diverse cose.
La prima, che quando l’uomo si rapporta con un animale nel modo corretto, riceve in cambio sempre molto, molto di più.
La seconda, che quando si instaura un rapporto di reciproca fiducia tra un uomo e un animale, questo binomio può, insieme, realizzare qualunque impresa.
La terza, che il concetto di diversità ha confini molto labili che, spesso, siamo noi a imporre e a non voler superare per paura.
Se, però, ci pensate bene, questi tre punti valgono anche nel rapporto tra gli uomini”.
Che consiglio ti senti di dare ai nostri amici di UCIF, ai ragazzi in particolare?
“Beh, domanda impegnativa! Io penso che forse dovremmo conoscere meglio noi stessi, dovremmo guardare bene cosa abbiamo dentro per capire chi siamo realmente perché spesso mentiamo a noi stessi. Questo ci aiuterebbe, forse, a rapportarci meglio con gli altri, a essere più sinceri e più veri. Mi sento di dare un consiglio, in particolare, ai giovanissimi: non siate schiavi dei vostri touch screen e delle vostre consolle e provate, se già non lo avete fatto, ad accarezzare l’incollatura setosa di un cavallo, il suo muso morbido. Sono pronto a scommettere che l’emozione che vi darà questo semplice gesto, nessun video gioco o chat saprà regalarvela”.
Grazie Enrico per averci ricordato il grande esempio e il grande insegnamento di Lagath.
Non facciamoci porre limiti, da nessuno, crediamo in noi stessi e viviamo la nostra vita al meglio delle nostre possibilità, facciamo sempre il nostro massimo, viviamo liberi e lasciamo agli altri, quelli così detti normali, il loro piccolo box, fatto di regole, di si può e non si può, nel quale noi non vogliamo vivere.