“Il Commissario e l’equitazione di campagna” di Mario Catania

“Il Commissario e l’equitazione di campagna”
di Mario Catania
Dopo aver abbandonato l’Equitazione e i cavalli per quasi vent’anni, sono stato rimesso in sella dalla mia compagna e da quel momento non sono più sceso”
Mario Catania è uno scrittore. I suoi libri sono il frutto delle sue passioni, soprattutto di quelle sportive, e il cavallo è una di queste. Questa sua passione l’ha portato sulle pagine del nostro Gruppo e così UCIF ci ha fatto un altro regalo, facendoci conoscere.
“Il Circolo che ho frequentato era affiliato alla SEF Italia, Scuola di Formazione Equestre, e io ho svolto il mio percorso con loro, prendendo le patenti A, B, C e conoscendo, in quest’occasione, November Rain, una Trotteur Francais allora appena ritirata dall’ippodromo e con la fama della “pazza” che disarcionava tutti. Posso dire di essermela domata “by myself”, con l’aiuto dell’amico Massimiliano Zito, tecnico formatore della SEF, ma soprattutto grazie al grande amico Enzo, l’uomo che sussurra ai cavalli e li doma.
Su November sono salito e stato in sella solo io e tutt’ora sono l’unico a farlo. Mi collego a un articolo di Glauco Ricci riguardo al fatto di tenere il proprio cavallo in casa: November in un box o in un paddock sfasciava tutto, compresi i cavalli vicini. Ho affittato, allora, un terreno di un centinaio di metri per una ventina, vicinissimo a casa mia ma, soprattutto, adiacente al maneggio gestito da un amico fraterno, Luigi, e dove appunto lavora Enzo. Siccome nel terreno in questione vi sono alberi, recinto, abbeveratoio, mangiatoia ma manca uno spazio chiuso, in caso di intemperie ho l’accordo di metterla, per lo stretto necessario, in un box a fianco del quale sta un maialino oppure il grande amico di November…. il capretto Ciccio”.
Ma questa è una storia fantastica! Affittare un terreno vicino al maneggio per permettere al proprio amico a quattro zampe di sfogare liberamente la propria vitalità.
“Per me questa è l’Equitazione: prendere la mia cavalla e partire per i boschi. Amo farlo con l’orologio GPS per calcolare i km e lo scorso anno ne ho percorsi, dal primo gennaio al trentun dicembre 1.570 in centosettanta uscite. Amo uscire spesso al passo e non particolarmente correre anche perché November è una cavalla da corsa, purosangue (in una delle tre accezioni della parola) ed a sangue caldo ma soprattutto, da buona trottatrice non ha il “passo spagnolo” e, quindi, facendo passare i piedi molto vicini al suolo, è a rischio inciampata molto più di altri”.
La sicurezza, Mario….
“Esco sempre con il casco, il giubbotto protettivo e il giubbotto airbag sopra di esso, oltre che paragomiti…. e non me ne vergogno. A chi mi dice che se mi fidassi veramente della mia cavalla non uscirei così bardato rispondo con un paragone: una mamma che tiene a spalle il suo bambino mai vorrebbe fargli del male ma tutto può succedere, può accadere che inciampi, che non si senta bene, che venga urtata da qualcuno…. lo stesso per i nostri destrieri che, essendo esseri viventi, possono inciampare o spaventarsi od altro. Non smetterò mai di consigliare a chiunque, per quanto esperto e preparato, di indossare tutte le possibili protezioni sperando, certo, di non usarle mai e troverei molto educativo se giubbetto e casco diventassero obbligatori per chi voglia montare e per gli istruttori in modo che diano essi stessi l’esempio”.
Credo che si sia capito perché abbiamo dato spazio a Mario….
“Vorrei poi parlare di chi vive l’Equitazione come me, da solo, per le strade, i sentieri, i boschi con il suo cavallo: è un modo di considerare questo sport completamente diverso per il quale, a mio parere, occorrono una confidenza ed un feeling forse ancora maggiore…tu e lei magari a dieci quindici km dal maneggio, nei boschi. Sento spesso parlare persone che gareggiano le quali “non si fiderebbero” ad uscire a cavallo in questo modo…beh per me manca loro un pezzo molto importante del rapporto con l’animale e con questo sport! Per certo do ragione a chi invoca la necessità di quelle che, chiamiamole come vogliamo – patenti, abilitazioni od altro – rappresentino, comunque, una sorta di “autorizzazione” alla conduzione del cavallo soprattutto fuori dal maneggio in strade o per dei sentieri o comunque in spazi pubblici. Reputo vi dovrebbero essere delle Scuole autorizzate al rilascio di questi certificati e sono fermamente convinto che dovrebbero essere obbligatori almeno per potersi “avventurare” da soli con un cavallo fuori da luoghi chiusi dove certamente è più facile che il nostro destriero si spaventi o, addirittura, rischi di prenderci la mano”.
Dico la verità: Mario è uno scrittore, sto impaginando l’intervista senza alcuna fatica, anche perché mi sto distraendo e da correttore di bozze sto diventando lettore, attirato da questo aspetto che avevo sottovalutato.
“Nella cosiddetta Equitazione di campagna, infatti, è sempre possibile incontrare altri animali, anche liberi, oppure macchine, biciclette, trattori, persone che tagliano alberi e quanto altro: tutte situazioni che, finché non diventeranno, per così dire, normali per il nostro amico potranno rappresentare dei potenziali pericoli. L’abilitazione dovrebbe rappresentare una garanzia per se stessi ma anche e soprattutto per gli altri poiché azioni potenzialmente rischiose, alle quali, purtroppo, capita di assistere come quella di chi decide di portare fuori liberi dei cavalli lasciandoli così nei prati oppure di chi pensi sia intelligente fare galoppare in sentieri pietrosi e sterrati, magari anche in discesa, cavalli assolutamente non adatti, possono risultare decisamente pericolose anche per chi ha la sfortuna di incontrare questi…. “cavalieri” sulla propria strada.
Un mio consiglio sarebbe quello di non considerare “Equitazione importante” solo quella dei concorsi ma anche quella di chi vive come me il proprio cavallo pur avendo, come nel mio caso, saltato e fatto tutto quanto necessario in campo per ottenere i propri titoli: chi esce a cavallo dovrebbe avere una autorizzazione e dovrebbe sempre farlo in sicurezza…. almeno il casco dovrebbe essere obbligatorio!”.
Mario sfonda una porta aperta, qui in UCIF: non può che farci piacere sentirlo esprimere questi concetti, così semplici, eppure spesso ignorati, se non derisi.
“Vorrei aggiungere un piccolo consiglio. Ritengo che l’Equitazione nativa, la monta a pelo non sia una pratica molto sensata se si tratta di fare passeggiate poiché reputo evidente una maggiore pericolosità ma penso, altresì, e l’ho provato sulla mia pelle, che possa essere molto utile per migliorare l’uso delle gambe ma soprattutto possa essere uno strumento forse essenziale per aiutare il neofita nell’apprendimento. Tutti noi che montiamo da tempo o da sempre sappiamo come l’equilibrio, la forza e la sola possibilità di restare in sella in momenti difficili stia nell’utilizzo delle gambe…. e del busto in caso di impennata, ma per uno che si approcci per la prima volta a questo mondo l’istinto naturale sarà quello di utilizzare le mani, di aggrapparsi alle redini e di raccogliersi, quasi rannicchiarsi in posizione fetale….. l’esatto opposto della procedura, e così facendo perderà le staffe, si attaccherà alle redini e il risultato è scontato. Il montare a pelo aiuta, a mio avviso, a capire quale debba essere il reale utilizzo delle gambe e quale sia il punto di forza da applicare, ossia l’asse coscia/ginocchio. Mi è capitato di sentire dire che in caso di difficoltà sia meglio avere la staffa lunga in modo da potere stringere meglio sotto, con i talloni la pancia del cavallo…. il migliore modo per aprire le ginocchia e ribaltarsi! Eppure c’è chi lo sostiene…. sigh…. Vogliamo, quindi, rende obbligatoria un po’ di cultura equestre prima di permettere a chiunque di montare, sentenziare o, addirittura, insegnare?”.
La passione che trasmetti in questa intervista, certamente, l’avrai raccolta anche nei tuoi libri.
“In tre dei miei sette libri, si può leggere molto di Equitazione, non per niente il personaggio da me creato, il Commissario Ferrante Martini (ex membro della SAM, Squadra Anti Mostro ai tempi del mostro di Firenze) è un grande cultore e appassionato di questa disciplina e annovera, tra il recinto della sua villa, una scuderia con ben otto purosangue. Nel mio penultimo lavoro, “Vi vedo al buio”, la storia è incentrata sui cavalli e la trappola investigativa è studiata e perpetrata in sella”.
Commissario, abbiamo un lavoro per lei: arresti la mancanza di cultura e di sicurezza. Ci aiuti a migliorare questo nostro mondo equestre.
La Rubrica del Commissario…. a presto, su UCIF, perché no?!….
[Nelle foto: Mario che monta a pelo nel suo paddock November Rain, col casco – Mario con tutte le protezioni che usa – November Rain che mangia con il suo amico, il capretto Ciccio – Alcuni dei libri di Mario]