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Le Interviste di Ucif
Home›Contenuti›Le Interviste di Ucif›“Il cavallo ha un’anima” di Catia Brozzi

“Il cavallo ha un’anima” di Catia Brozzi

By admin
7 Novembre 2017
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“Il cavallo ha un’anima”

di Catia Brozzi

“Ho conosciuto il mondo dei cavalli ventiquattro ore dopo che ero venuta al mondo. Nell’uovo di Pasqua che mio padre regalò a mia mamma per la mia nascita c’era un cavallino di peluche, un palomino, da quel momento il mio compagno di culla. La passione è nata con me. Nessuno in casa mia aveva mai fatto Equitazione, se non mio nonno, che era stato militare a cavallo…. ma in tempo di guerra. Ho iniziato a montare intorno ai dieci anni, in Umbria, nulla di che, maneggi di campagna: non c’erano molti soldi a disposizione; poi, con il mio primo stipendio, la mia prima cavalla, Stella. Da lì, le prime gare”.
Siamo contenti dell’opportunità che Catia Brozzi ci offre per conoscerla meglio.
Anche perché ci permette di parlare di un suo importante progetto, anzi, un’importante realtà.
“Unicorno nasce per caso nel 2007 con i primi quattro cavalli salvati: oggi ne ho trenta, ma, se conto tutti quelli che ho aiutato a trovare casa, il numero sale in modo esponenziale”
La Scuderia Unicorno di Corciano, in provincia di Perugia, che Catia in pochi anni ha trasformato in un punto di riferimento nazionale per chi voglia segnalare cavalli in difficoltà o maltrattati, ha oggi una storia ricca di moltissimi episodi commoventi di recupero di animali in ambienti degradati, senza assistenza e spesso senza il minimo sostentamento.
Con la sua Scuderia, Catia prova a far capire, riuscendoci, come ancora molti di questi animali possano essere utili all’uomo, chiedendo in cambio soltanto affetto. Le iniziative legate a questa attività sono sbocciate ridando speranza, allegria orgoglio a persone che questi sentimenti avevano perso o non avevano mai provato.
“Quei quattro cavalli, che avevo scoperto nella mia zona, erano destinati al macello: la mattina dopo sono andata con un van, me li sono caricati e li ho portati in salvo, a casa”.
E quei cavalli, come poi tanti altri, sono passati da in destino segnato a un futuro utile. Utile non soltanto per le passeggiate ma anche per aiutare bambini speciali, anche persone con problemi psichici, con il morbo di Altzaimer, depressi, che hanno trovato grande giovamento dalle sensazioni che il rapporto con l’animale cavallo sa trasmettere, anche semplicemente accudendolo, dandogli il cibo, spazzolandolo, sistemando il suo box, portandolo nel paddock.
“Ho pensato:sono la titolare della società di trasporto cavalli più grande d’Italia, la ricollocherò subito…. invece, sono ancora qui. I primi anni, impegnata nel mio lavoro a Milano, i cavalli vivevano semplicemente in paddock, facevano i cavalli. Poi, la svolta: ho aperto una Scuola e ho iniziato a lavorare con i bambini. Oggi, quasi tutti i nostri cavalli salvati fanno la loro lezione giornaliera. Nel frattempo, ho conseguito i titoli necessari per poter insegnare Equitazione”.
La vita di Catia è cambiata, è tornata in sella, ha avviato all’Equitazione tanti ragazzi, fra cui il proprio figlio, seguito anche in gara.
“Mi nutro dei sorrisi dei miei ragazzi speciali e dei miei cavalli anziani salvati, che ogni giorno mi ringraziano con un nitrito per aver dato loro una seconda possibilità, una seconda vita.
Certo, metto ancora il tacco dodici… ma preferisco uno stivale. Sono scesa dagli aerei e vado in sella, ma la gioia che provo ogni mattina quando li vedo tutti al sole nei loro paddock non ha prezzo”.
Cosa cambieresti, Catia, di questo mondo equestre che hai, comunque, già significativamente inciso con il tuo bellissimo progetto?
“Credo che in Italia bisognerebbe, prima di mettere in sella i principianti, adulti o bambini che siano, fornire loro una conoscenza da terra del cavallo a 360 gradi. Troppo spesso vedo ragazzini saltare con i cavalli e poi aver paura a tenerli a mano da terra, e io mi chiedo quanto durerà. Perché se prima non trasmetti passione, sacrificio e amore, questo sport non ti dura dentro; se non lo senti, se non lo desideri, ma lo fai perché va di moda o perché lo fa il tuo amico del cuore….. allora non dura, non può durare.
E poi vedo ragazzini che cambiano i cavalli come fossero motorini e questo mi fa male. Alla prima difficoltà di incomprensione con il cavallo, al suo primo problema fisico, si chiama il commerciante e si cambia.
Ma un cavallo ha un cuore, una testa, un’anima. Ecco, questo dovrebbe insegnare un istruttore: il cavallo ha un’anima!”.
Grazie Catia, grazie di cuore.

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