“I giovani e gli istruttori” di Filippo La Mantia

“I giovani e gli istruttori”
di Filippo La Mantia
Io vivo in quella che prima era campagna e adesso è estrema periferia di Palermo”.
Abbiamo con noi Filippo La Mantia.
Non ci conosciamo personalmente, ma l’amicizia su Facebook è ormai consolidata, bastano alcuni “Mi Piace” per capire che abbiamo in comune molte opinioni su questo mondo equestre che tanto ci appassiona, pur con ruoli decisamente differenti.
Ecco perché ci fa piacere approfondire, insieme a voi, la sua conoscenza.
“In famiglia avevamo un asino e un giorno, all’età di 5 anni, lo presi di nascosto e lo montai portandolo in passeggiata: tutto molto divertente fino a quando non mi scaraventò a terra”.
Ci viene da dire speriamo, anzi siamo sicuri, tu avessi con te il tuo fidato casco. Va beh, proseguiamo, mentre ti vediamo rialzarti senza conseguenze.
“Da lì cominciò la mia passione per tutto quello che era equino e, quindi, i mie genitori mi portarono alla Favorita alla vecchia SPE, Società Palermitana d’Equitazione, e lì cominciai a montare con il Mar.llo Davì. Dopo un paio di anni, mio padre decise di aprire un Centro Ippico nei terreni di nostra proprietà, dietro casa. Allora la cosa si fece seria e per me diventò un lavoro: montavo puledri e li portavo al PNA, Premio Nazionale Allevatori di Grosseto. Con la mia cavalla Furia XXIII presi il secondo grado all’età di 16 anni (allora era obbligatorio prenderlo al raggiungimento del punteggio). Dopo il diploma, andai a Montelibretti e fu’ un anno di grande esperienza. Ritornato a casa, comprammo un cavallo, il cui nome era Alessandro, che molti ancora si ricordano, con cui vinsi moltissime gare, più o meno importanti. Il passo successivo fu’ il Corso Istruttori, grandissima esperienza di vita e professionale (ringrazio il colonnello Nava per i suoi insegnamenti): da lì iniziò la mia carriera di Istruttore; 15 anni della mia vita trascorsi a Roma, prima al Capannelle Sporting Club e poi al Circolo Ippico Acqua Santa, con grandissime soddisfazioni professionali e sportive, portando più volte la squadra del Lazio, con maggioranza miei allievi, nei vari campionati di allora, debuttanti, esordienti, Giochi della Gioventu, …., piazzandola spesso ai primi posti. Da dieci anni a questa parte mi sono ritrasferito a Palermo e sono felicemente sposato”.
Un uomo si racconta e conclude la descrizione della sua vita equestre con un pensiero alla propria moglie….
Colpisce, ricollega finalmente l’Equitazione a concetti di signorilità ormai dimenticati.
Filippo, e di UCIF che ci dici?
“Ho conosciuto UCIF mediante Facebook e ho subito notato che svolge un ruolo discreto ma incisivo nel mondo degli ippogenitori. So che chiedete sempre dei consigli ma è difficile darvene: mi auguro, semplicemente, che continuiate a svolgere il compito che vi siete dati, rimanendo sempre un’entità a se’ stante, indipendente, libera, senza mai lasciarsi coinvolgere da qualunque Federazione, attuale o futura, con la quale abbiate a che fare”.
Ci proviamo Filippo, non temere. Lo abbiamo già dimostrato: massimo rispetto, condivisione di quello che ci piace e che si avvicina alla nostra mission, tutela delle famiglie e benessere dei cavalli, ma nessun compromesso, nessuna scorciatoia, nessuna poltrona, solo ascolto.
Proviamo nel nostro piccolo, molto piccolo, di cambiare qualcosa in questo nostro mondo equestre.
A tal proposito, tu cosa ti sentiresti di cambiare, se potessi farlo immediatamente?
“Nel mondo equestre, più che cambiare, farei due passi indietro, riprendendo l’organizzazione tecnica che c’era prima: Corsi Istruttori ben fatti, con corsisti scelti per selezione, non perché pagano (ai miei tempi, io vinsi una borsa di studio dopo un lungo e complicato esame d’ammissione, così funzionava), e aggiornamenti fatti da tecnici validi, non dal disoccupato di turno”.
Preciso, tagliente. Come immagino l’ultima risposta che ti chiediamo.
Hai di fronte il Cavaliere, il nostro Presidente: ti senti di dirgli qualcosa?
“Ci vorrebbe una giornata intera per dare consigli al Presidente, ma non credo che, in fondo, lui ne abbia bisogno. Stimo Vittorio Orlandi come Cavaliere, ma, forse, da Presidente ha perso di vista un paio di cose: i giovani e gli istruttori. Credo che da queste due categorie bisogna ripartire per formare poi i Cavalieri del futuro”.
[Filippo, descrivici le foto che hai scelto. “In una sono con un puledro dell’allevamento del Giulfo, in un’altra con la cavalla di mia figlia terza ai Campionati Regionali del Lazio, la cavalla di mia figlia da puledra, una lezione a mia figlia, una foto senza casco ma in premiazione su un campo importante…. ci può stare….”. Va bene, perdonato…. Grazie Filippo!]