“Cambiare le regole del gioco” di Sergio Cucini

“Cambiare le regole del gioco”
di Sergio Cucini
È con noi un fervido appassionato di cavalli e sostenitore di un candidato alle ultime elezioni federali, Sergio Cucini.
Sergio, parlaci della tua vita con i cavalli.
“Monto a cavallo da poco più di quarant’anni ed ho riportato le cavalle che possiedo nella scuderia dove ho iniziato con le prime lezioni e dove ho incontrato mia moglie Francesca: la Società Ippica Veronese, gestita adesso da Gilberto Sebastiani con la moglie Silvia, figlio di Corrado, istruttore che mi ha messo in sella e accompagnato nella mia modesta carriera agonistica juniores. I miei genitori mi comprarono molto presto una cavalla cecoslovacca, prima di una serie a cui ho affiancato i prodotti di un piccolo allevamento i cui frutti ho addestrato assieme a Francesca e che assieme a lei ho portato in gara in tanti anni, sempre nella specialità del salto ostacoli. Le persone che però hanno contato di più nella mia formazione tecnica sono state la svedese Eva Larsson e la sua trainer Paula Graham, che ho portato assieme ad altri a tenere stages in Italia per un discreto numero di anni, prima del suo definitivo ritiro dall’insegnamento, dopo una proficua carriera sportiva con la squadra inglese. Continuo a montare con regolarità in maneggio anche se ho praticamente esaurito la mia presenza sui campi da gara per mancanza di motivazione”.
Spiegaci meglio….
“Per anni mi sono appassionato delle vicende della politica federale ed ho frequentato dirigenti federali nazionali e regionali e, nel bene e nel male, sono venuto a conoscenza di alcuni retroscena della storia sportiva del nostro paese che mi hanno portato a protestare platealmente contro la deriva della nostra federazione sia durante la gestione Dallari che nella campagna elettorale per l’elezione dell’attuale presidente. Ho perso qualsiasi interesse a calcare i campi di gara in questo ambiente, senza per questo rinunciare all’amore per i miei cavalli ed a dare un contributo a chi mi chiede consigli o semplicemente una testimonianza, come ho fatto con piacere sostenendo l’amico Massimo Arcioni e dialogando col compianto Ezio Maria Casati e con altri protagonisti della trascorsa campagna elettorale”.
Come hai conosciuto UCIF?
“Sempre in quel concitato periodo, sono venuto in contatto coi suoi fondatori Massimo Di Giuseppe e Glauco Ricci, così come con Fabrizio Tagliabracci e le altre persone che si sono presentate a Verona quando UCIF doveva ancora essere formalizzata. Da allora ho sempre offerto le mie idee per dare dignità alla presenza dei genitori nei ranghi federali perché hanno esigenze e rivendicazioni che non possono essere sostenute da nessun non sia genitore e null’altro, per evitare il rischio di essere in conflitto di interesse (brutta parola con cui gli italiani non riescono a convivere) rispetto al ruolo di istruttore o dirigente con origini diverse”.
Qual è la tua proposta?
“Un Cavallo In Famiglia ha assunto un ruolo in questi anni che merita gratificazione per l’impegno dimostrato; malgrado l’esplicita ostilità del Coni, vista la peculiarità delle discipline equestri sarebbe un grande merito per quel presidente che riuscisse a modificare lo statuto federale ed inserire nelle gerarchie sportive una posizione del Genitore, fino alla massima rappresentanza. Consentirebbe a chi tanto si sacrifica per assicurare una carriera agonistica ai più giovani, al futuro di qualsiasi sport, una voce autorevole a difesa delle rivendicazioni peculiari di chi è genitore, sponsor, amante del cavallo e interlocutore di istruttori e commercianti direttamente e per interposta persona. Almeno fino a quando l’atleta bipede dipende dal suo reddito per praticare questo sport e l’agonismo”.
Ed,invece, riguardo la Federazione?
“Mi sono speso durante la campagna elettorale per un rinnovo radicale del sistema elettorale, sostenendo l’idea del suffragio universale invece del sistema vigente, convinto che solo la sua abrogazione potrà superare l’autoreferenzialità ed indicare nuove persone per i ruoli rappresentativi federali. L’elezione del presidente Orlandi con il sistema vigente e le sue imprese dell’ultimo anno hanno confermato le mie più fosche previsioni”.
Il tuo sembra un giudizio molto severo….
“Lo è! Sono i fatti a confermarlo. Vittorio Orlandi è sicuramente uomo di cavalli e di carattere, e lo sta dimostrando nelle sue scelte che stanno creando un dibattito molto acceso nella base dei praticanti, ora non più silenzioso grazie alle nuove tecnologie. A mio parere ha un grande difetto: per troppo tempo ha taciuto molte realtà scandalose del nostro sport di cui sarà sicuramente venuto a conoscenza meglio di me. Ha deciso di candidarsi ed ha fatto di tutto per essere eletto, riuscendo nell’intento. Sta dimostrando però che le promesse ed i proclami che ha fatto durante la campagna elettorale diventeranno difficilmente realtà: le persone di cui si è circondato, le modalità con cui affronta le questioni, danno la cifra del suo modo di governare la politica sportiva, dove mi riferiscono è messa persino a dura prova la collegialità del consiglio federale. Il tempo del mandato era breve, ma lo si sapeva. Le cose da fare moltissime dopo lo sciagurato periodo del commissariamento. Mi sembra i risultati latitino. Attendo di essere smentito ma sono francamente pessimista….”.
Quindi, per il prossimo quadriennio?
“Il presidente Orlandi parte in pole position; si sente di nomi altisonanti per opporgli una figura autorevole che avrebbe nello staff un deus ex machina esperto di cose federali che dovrebbe diventare un presidente-ombra (sarebbe cadere dalla padella nella brace, visti i meccanismi adottati); tutti coloro si sono candidati penso si riproporranno, risolte le pendenze con la giustizia sportiva. Mi piacerebbe fosse un confronto onesto e trasparente, sui programmi, sugli obiettivi e sulle modalità con cui raggiungerli ma con le regole del gioco vigenti il circolo vizioso dei favoritismi farà ancora una volta la parte del leone. Non esiste un settore, un aspetto della pratica del nostro sport che non manifesti criticità e problemi: il debito pregresso, il nodo della formazione, l’architettura della dirigenza da rivedere, i risultati sportivi, i cavalli, l’etica, la questione dei Pratoni del Vivaro, non basterebbe una pagina per elencarli ed un trattato per elencare le soluzioni possibili. Staremo a vedere”.
Siamo qui, con te, Sergio.
Ad aspettare.