“PIAZZA DI SIENA, EFFETTI COLLATERALI: EMOZIONE ALLO STATO PURO” di Francesca Primicerio

“PIAZZA DI SIENA, EFFETTI COLLATERALI: EMOZIONE ALLO STATO PURO”
di Francesca Primicerio
Ogni anno, quando preparo la valigia per Piazza di Siena finisco per fare un salto nel mio passato. Questo è un anno per me particolare perché parteciperò a un’edizione del mio concorso preferito con una nota di sottotono accentuata: la lontananza forzata (e spero breve) dal maneggio e dai cavalli pesa notevolmente sulla mia routine fatta di cavalli; uno sguardo alle delusioni che sono state e che non finiscono di arrivare mi spingono a domandarmi come e perché sono ancora qui. Ero poco più di una bimba in età scolare quando seduta tra mio padre e mia madre guardavo Piazza di Siena in tv. Roberto Arioldi vinceva su Paprika della Loggia, Cavalli & Cavalieri era stampato su carta bianca, le giacche erano rosse e i cap di un velluto elegante. Neanche lontanamente immaginavo cosa mi avrebbe riservato il mio futuro sportivo. A casa mia i cavalli non sono mai stati presenti, sono nata con questo “difetto di fabbrica” solo io. Ricordo che feci a me stessa con aria sognante una promessa: a Piazza di Siena io ci sarei andata. Il sogno di ognuno di noi, esserci. Sportivamente parlando solo dopo mi resi conto dell’impossibilità di partecipare ma la promessa a me stessa di mettere i piedi su quel terreno magico ho fatto in modo di mantenerla. Posso mettere un pass al collo. Credo di averlo meritato quel pass non perché sono una professionista di settore, probabilmente il mio operato non ha alcun valore, ma perché mi sento una donna di cavalli. Vera. Mi sono sempre rialzata da ogni caduta, non ho mai lasciato che lo sconforto vincesse sulla mia passione. Ho perso il conto delle ore passate in maneggio a spalare letame, a osservare ogni singolo momento perché tutto per me è prezioso nella vita di scuderia. Sono stata vittima di esperienze veramente negative che pare non vogliano finire. Mi sono allontanata volutamente ma senza risultato dai cavalli per poi tornare più appassionata di prima. Nei cavalli ho messo davvero l’anima e il cuore, qualche osso rotto ma mai un momento di esitazione. In una società in cui non si dà più valore ai sentimenti ma solo alla forma io continuo a dare valore ai sentimenti che spingono le azioni. E quel pass per me è il motore di un sogno, la mia promessa mantenuta: a Piazza di Siena da grande andrò. Quella bambina di un tempo non ha deluso l’adulta di oggi, nonostante tutto, nonostante tutti. Chiudo la cerniera dello zaino che ho preparato con cura: batterie ben cariche, macchina fotografica settata in modo da perdonare l’errore della mano che trema ogni volta che inquadro quell’ovale magico, iPad pronto ad accogliere il frutto del mio lavoro e biglietti in tasca: anche per questa 87 edizione quella bimba ci sarà. Perché in fondo quello che amo di Piazza di Siena è anche e sopratutto osservare gli occhi di chi la guarda. Amo osservare la gente e i loro sguardi. Conservano la stessa luce degli occhi di bambino che scarta il suo regalo di Natale, lo stupore nello scoprire qualcosa di infinitamente bello.