L’editoriale “Noi che si andava al mare ai bagni fiume” di Glauco L. S. Ricci

L’Editoriale
“NOI CHE SI ANDAVA AL MARE AI BAGNI FIUME”
di Glauco L.S. Ricci
La prima volta che ho visto un Cavallo gareggiare non è stato in un campo di Salto Ostacoli. Si andava al mare a Livorno, ai Bagni Fiume, o meglio ci si provava perché il mare di scoglio per chi non è un abile nuotatore è impresa ardua da sostenere. E allora si stava tutto il giorno a giocare nei “gabbioni”, veri e propri antesignani del calcetto moderno, con il pallone che non usciva mai, il sole che batteva a picco, il fiato che cominciava a mancare dopo pochissimi minuti. A sera, risalivamo a fatica, dopo un aperitivo alla Baracchina di viale Italia, verso casa ma inevitabilmente deviavamo verso l’Ippodromo Federico Caprilli, all’Ardenza. All’epoca non avevamo la minima idea di chi fosse questo grandissimo personaggio equestre ma la nostra cultura passava in secondo piano davanti a divertimento e scommesse. Eppure, non era questo che ci attirava davvero, a noi che ci avvicinavamo per la prima volta a questi straordinari Animali. Lo si capiva dal tempo che perdevamo al tondino pre gara, dall’ansia che ci prendeva sino al tutti sani all’arrivo, dalle nostre visite “guidate” da amici compiacenti ai box post gara.
Attendevamo Ferragosto anche e soprattutto per la Coppa del Mare, ci vestivamo a festa, mischiandoci piacevolmente tra gli amici livornesi dell’Accademia Militare.
Sono passati anni, oggi un articolo di giornale ci ha ricordato che il Caprilli ha chiuso le sue porte, definitivamente. E ci è presa la malinconia.
Siamo stati fortunati, in quegli anni.
Certo l’Ippica ha aspetti che non ci piacciono, la nostra sensibilità animalista è cresciuta enormemente, ma certe chiusure ci angosciano, sono comunque ricchezze che perdiamo, tradizioni che muoiono.
Andavamo al mare ai Bagni Fiume e non sapevamo di avere una grande fortuna, beati noi.