“SPEGNIAMO QUESTO FILM DELL’ORRORE”

Riceviamo e pubblichiamo
“SPEGNIAMO QUESTO FILM DELL’ORRORE”
“Scusate lo sfogo ma riflettendo su tutto quanto è successo in questo periodo provo un profondo senso di sconforto.
Ho sempre considerato lo sport una palestra di vita in termini di disciplina, educazione e senso del sacrificio unito al senso del dovere. In particolare, all’interno del nostro mondo ho sempre sentito lo sport come un libro che insegna innanzitutto l’amore e il rispetto per un altro essere vivente oltre che il profondo senso di complicità e affinità tra due individui che non vogliono, forse, le stesse cose ma che cercano a vicenda di capirsi l’uno per soddisfare il sogno dell’altro. Forse, questo vale più per i cavalli che si prodigano generosamente per noi ma anche per amazzoni e cavalieri che si impegnano a imparare linguaggi che non sono propri e si impegnano, si spera, ad attuare il senso di rinuncia quando qualcosa ti dice che è il momento di dire basta.
Nella visione più romantica del nostro mondo, non riesco a capire come sia possibile che ci si riversi addosso a vicenda tanto livore. Non capisco come si possa sfruttare la passione, come non si rispetti l’impegno, come non si rispettino le persone. Non sembra più uno sport, sembra un tremendo palcoscenico di riscatto sociale. Non ci unisce più il sacrificio, il senso di squadra, l’istinto patriottico. Ci divide la cattiveria e la frustrazione.
Lo sport dovrebbe essere aggregazione e condivisione…. il nostro è finito per essere un pessimo campo di battaglia dove l’interesse ha fatto da spartiacque tra campi gara e tribunali. Come si spegne questo film dell’orrore?”
Lettera firmata alla Redazione
Gent.mo lettore,
grazie per il tuo sfogo.
Crediamo che tutto quanto hai così bene raccontato abbia un’origine, un momento in cui tutto questo è iniziato dividendo definitivamente il nostro tribolato mondo equestre.
A nulla vale ricordarlo, così come a nulla vale ricordare chi sono state le vittime che, a volte, si vuole far passare per carnefici: denunce, sentenze, furti di proprietà e dignità personali sono ormai storia inoppugnabile.
Rimane solo una via di uscita, in questo mare tempestoso: tenere la barra dritta e navigare, in avanti, sempre.
Anche le peggiori tempeste passano, sempre.