“LUCA MONETA E IL NON METODO DEL SORRISO” di Fabiana Ollari

“LUCA MONETA E IL NON METODO DEL SORRISO”
di Fabiana Ollari
Quiete, serenità, aria pulita e cavalli.
Questo è quello che si respira al centro Riders di Luca Moneta, dove ho passato due giornate intense come auditore ad uno dei suoi clinic in un ambiente familiare e con persone provenienti da tutta Europa accomunate dalla passione per i cavalli, la voglia di imparare e di mettersi in gioco.
Perché diciamolo, ogni qual volta ci allontaniamo dal nostro orticello sicuro per andare in quello di qualcun altro, chiunque esso sia, non sappiamo a cosa andremo incontro (possiamo immaginarlo, ma non sarà mai come essere presenti): magari nell’orto del vicino crescono verdure enormi, oppure lui coltiva solo zucchine, le piante sono tutte morte o magari nel suo orto ci tiene delle galline.
Credo che poco importi quello che troveremo e le spiegazioni che ci verranno date: si può imparare da chiunque, questo è il mio pensiero, anche da una persona che disprezziamo o che non stimiamo. L’importante è mettersi in gioco e avere le palle per confrontarsi e trovarsi faccia a faccia con qualcosa di nuovo. Solo poi si può parlare con un minimo di cognizione di causa e decidere quali nuove informazioni tenere (ma non è obbligatorio) e quali no.
Come non troverete una persona uguale ad un’altra, così non troverete due cavalli identici: allora perché quello che va bene per uno dovrebbe andare bene per tutti? Provate a rispondervi.
Ammetto che sono partita già con un atteggiamento positivo verso l’esperienza perché altre persone me ne avevano parlato bene, ma se una cosa poi non mi convince, non mi piace o altro, non ho paura di ammetterlo, perché non sempre è tutto oro quello che luccica.
Fortunatamente qui non posso parlare male di questa esperienza per tutta una serie di motivi.
Il primo è la semplicità: chiunque può partecipare ad uno di questi clinic, il linguaggio usato è essenziale e facilmente comprensibile, così come i concetti ben corredati da esempi “live”. Così come le spiegazioni, anche l’equitazione e il cavallo sono semplici. E in effetti tutti i partecipanti sono riusciti ad eseguire i compiti e le indicazioni in un modo sorprendentemente facile.
La comunicazione tra Luca e i partecipanti al clinic (con o senza cavallo) è stata efficace, diretta ed essenziale, così come lo è stata quella tra le persone e i loro cavalli. Questo ha permesso ai cavalieri di trovare un nuovo modo di interagire e comunicare con il proprio cavallo.
Un punto essenziale è dato dalle emozioni e in gioco ce ne sono tante: quelle del cavallo, quelle del cavaliere e quelle che cavallo e cavaliere si scambiano in modo più o meno intenzionale. Perché sì, la comunicazione non è solo intenzionale e basta una posizione, un gesto, un’azione qualunque nel momento o nella posizione sbagliata per far capire al cavallo una determinata cosa e innescare una reazione (non richiesta) che poi può venire interpretata male dal cavaliere innescando una catena di botta e risposta negativi.
Esistono poi interferenze o modi errati di comunicare con il nostro cavallo: basta usare un “tono” sbagliato, troppo basso o troppo alto, per non avere la risposta desiderata.
Tutto questo, ovviamente, innesca delle emozioni da ambo le parti che possono essere positive o negative. La differenza è che il cervello umano è molto più complesso da questo punto di vista e dobbiamo imparare a conoscere noi stessi e a controllare la nostra emotività in alcune situazioni.
Per fare questo lavoro su noi stessi e sul cavallo occorre una cosa fondamentale: tempo.
Più si rispettano i tempi di ogni individuo, maggiori saranno i risultati. Impossibile fare bene se non si è pronti, a maggior ragione sarà impossibile andare avanti, progredire nel modo giusto e nel RISPETTO sia del cavaliere ma soprattutto del cavallo.
L’essere umano nel bene o nel male è dotato di parola e può esprimersi, il cavallo no: se ha paura, dolore, se non capisce, o se è felice, triste, arrabbiato, soddisfatto… non ce lo dice a voce, ma se sappiamo ascoltarlo, percepire i segnali, possiamo facilmente comprenderlo. Il punto sta nell’avere voglia di farlo e solo chi è veramente interessato al benessere del suo compagno di avventure cercherà di capirlo.
L’amore rispetto per i cavalli ci guidano e ci spronano ogni giorno e ogni volta a metterci in gioco affinché la nostra relazione con loro avvenga nella più totale semplicità, con serenità e soprattutto nel RISPETTO dell’animale e della sua natura.
Non ho montato allo stage, è vero, ma per capire la validità del metodo mi sono bastate le reazioni che ho visto nei cavalli e nei cavalieri; alcune persone erano dei professionisti, altri dei dilettanti e altri ancora degli amatori; cavalli esperti, meno esperti, giovani, con caratteri più o meno forti.
Nessun problema, tutti i binomi hanno svolto i loro compiti, alla fine, con serenità (e con non poco stupore da parte degli stessi cavalieri) e senza forzature.
Gli sguardi piacevolmente stupiti delle persone, gli occhi sereni dei cavalli alla fine delle lezioni, il cambiamento fatto da quando sono entrati in campo il primo giorni a quando sono usciti dal campo l’ultimo giorno e soprattutto i sorrisi sui volti delle persone (tra cui il mio) mi danno assolutamente fiducia sulla validità del “non metodo Moneta”, grazie al quale ho potuto ampliare di molto il mio bagaglio culturale equestre e che mi ha dato molti spunti di riflessione e cose su cui lavorare una volta rientrata a casa.
Mi permetto di prendere uno spazio personale per ringraziare Luca Moneta e tutto il team Riders per l’accoglienza, l’ospitalità e il clima familiare con il quale siamo stati accolti. Grazie mille.
E ricordatevi, a cavallo e nella vita non si perde mai: o si vince o si impara.