“L’UOMO CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI ESISTE” di Mario Catania

“L’UOMO CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI ESISTE”
di Mario Catania
Guardate questa foto, è l’emblema di come tutti noi dovremmo rapportarci nei confronti di un cavallo. Questo ragazzo monta purosangue, stalloni, puledri con la stessa semplicità e serenità con la quale sta camminando insieme a Gioiosa. Lui non concepisce il fatto che possa accadere qualcosa perchè è sereno con se stesso quando monta a cavallo. Personalmente devo ringraziare lui e la mia volontà di non mollare, se dopo il brutto incidente di ormai alcuni anni fa, ho iniziato a fare con i cavalli quello che sto facendo. Ero ad un bivio: seguire il consiglio di tutti, in primis i miei familiari e mollare oppure salire nuovamente in sella ma con cognizione. Ho scelto la via di mezzo. Mi sono documentato leggendo di tutto: riviste, articoli, enciclopedie fino ad arrivare a scoprire, circa cinque anni fa, i sistemi airbag purtroppo molto piu’ noti ed usati all’estero che da noi. Ho studiato tanto e lo faccio ancora perchè penso di avere ogni giorno da imparare e parto sempre dal presupposto di non sapere stare in sella, non sapere montare, non sapere come trattare un cavallo…in poche parole di essere un ignorante che, ogni giorno, deve e vuole imparare. Ora devo imparare a “sussurrare” ai cavalli, a gestire quelli che non si possono gestire e, per questo mi affido ad Enzo. Ricordo quando, le prime volte che uscivo con November Rain tutti, o quasi, scommettessero sul fatto che fossi potuto tornare vivo o…no. Lei era davvero una cavalla ingovernabile ma io non avevo il senso del pericolo quindi, inconsciamente, ero piu’ forte di lei…anche se, quando mi ha voluto pesantemente scaricare lo ha fatto! Oggi il mio pensiero è molto diverso: allora vedevo il cavallo piu’ come uno strumento quale uno sci o una bicicletta piuttosto che come un amico. Volevo fare delle cose e volevo farle ad ogni costo mentre, oggi, la mia filosofia è molto piu’ vicina al famoso “fottitinne” del grande Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Forse è questo scarico di tensione che mi aiuta. Non arrivo mai al maneggio con un ‘intenzione: quella di fare una gita, un giro…vado tutti i giorni a trovare le mie cavalle nei loro terreni e, poi, a secondo di quello che abbiamo voglia di fare, facciamo. C’è il giorno in cui avrei avuto voglia di fare kilometri ma loro mi palesavano di non averne altrettanta ed allora non siamo usciti; il giorno in cui nessuno aveva voglia di faticare ma solo di stare insieme; il giorno in cui si è usciti; il giorno in cui si è giocato. Le mie tre o quattro ore quotidiane con le mie cavalle al Mini Ranch sono, ormai, diventate una sorta di terapia: sto lì, fuori dal mondo con il solo “rumore” degli uccellini, dei trattori, dei cani e dei cavalli. Cammino con November Rain raccontandole il mio nuovo romanzo e pensando con lei, ad alta voce, la trama; spengo, insomma, con “questo vecchio pazzo mondo”, per qualche ora…eppure credetemi, liberare la mente è il segreto per “non guardare mai chi ti stia dietro ma chi ti sia davanti”, come mi ha sempre ammonito mio papà. Al di là di questa parentesi giornaliera poi, la vita è tutto una corsa con il tempo tra articoli, nuovo romanzo, scuola Labor, riunioni ma in quelle tre ore sono io, per una volta, ad assorbire dai cavalli ed a ricaricarmi della loro energia.