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Home›Contenuti›In Edicola›“IL DONO DI LASSAMI STARE” di Luisa Innocenzi

“IL DONO DI LASSAMI STARE” di Luisa Innocenzi

By admin
25 Febbraio 2018
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“IL DONO DI LASSAMI STARE”
di Luisa Innocenzi

Quando la morte arriva improvvisa, fuori luogo (un atleta dovrebbe essere in piena forma, nessuno si aspetta che si accasci al suolo e muoia) immaginare sgomento, perplessità, dolore finanche paura nei concorrenti che si preparano a partire, quindi in alcuni casi già troppo tesi …..un evento di questa gravità, completamente al di fuori di qualsiasi ipotesi, potrebbe nuocere anche alla loro sicurezza.
Un professionista è in grado di padroneggiare i suoi stati emotivi, ma non parte in segno di rispetto.
Un allievo o un amatore non dovrebbero partire perché nessuno è in grado di sapere quella visione come può alterare la capacità di “funzionare”negli standard abituali, che sono quelli che l’istruttore conosce e che reputa idonei per effettuare una gara. Io in qualità di istruttore, non mi sento in grado di fare questa valutazione, pertanto, motivando nelle due direzioni (rispetto per il cavallo, rispetto dell’avversario e sicurezza del mio binomio) ritirerei i miei allievi.
Ma non solo questo.
Nella mia vita ho avuto modo di conoscere la morte, non mi dilungo ma credetemi sulla fiducia, che posso “vantare” una discreta esperienza personale sull’argomento.
In quaranta anni passati con i cavalli mi è capitato ovviamente di vederli morire per cause naturali, di vederli supplicare l’eutanasia dopo aver lottato con loro per arrivare all’ultimo giorno più lontano possibile, della loro vita.
Ho visto abbattimenti in pista come in cross.
Tutto questo non mi ha anestetizzato, ma certamente fornito maggiori strumenti per conoscere me stessa anche in questo genere di situazioni.
Ora sono a chiedervi…ma di quelle persone che erano lì al Torrione, vi siete chiesti per quanti fosse la prima volta che assistevano all’esalazione dell’ultimo respiro di un essere vivente?
La mia prima volta non la scorderò mai, si chiamava Bergamotto baio, castrone di cinque anni, gioioso e vivace…dopo una lotta impari con il suo destino, finí la sua vita terrena davanti ai miei occhi di ragazzina in maneggio coperto.
Mi disperai, volli tagliare un pezzo della sua coda per tenermi un ricordo di lui che ho continuato ad annusare e tenere per anni, fino a quando la vita mi ha insegnato duramente, che con “la morte “ bisogna imparare a convivere, che riguarda tutti, che non va temuta, ma usata per ricordarci che a tutti i giorni bisogna dare un senso e che ogni istante è un dono prezioso.
Ecco a cosa sarebbero serviti i soldi del van e dell’iscrizione quella malefica domenica, a dare a tutti l’opportunità di un esperienza intima ed importante che non risparmia nessuno perché purtroppo può capitare di perdere un amico, un parente, di sentirsi in pericolo, di temere….
Quindi caro Lassami Stare, non potendo cambiare la tua sorte, ti ringrazio per aver condiviso il tuo momento più intimo con tanta gente, di essere stato l’opportunità meno dolorosa per tutti, fatta eccezione del tuo cavaliere e di quelle persone che ti hanno amato, allenato e accudito tutti i giorni ai quali va il mio cordoglio, per fare un grande esercizio di “pratica emotiva e spirituale” in una materia così importante e delicata per l’essere umano, unico animale al mondo al quale è dato l’onere di sapere che un giorno tutto questo finirà.
Per secoli gli uomini sono stati formati attraverso la convivenza in obbligo di funzionamento, con i cavalli.
A loro il compito, non richiesto, di formarci nel corpo, nello spirito, nell’etica.
Ciò che mi ha spinto a scrivere è stato il rammarico nel vedere la discussione su quanto accaduto soffermarsi in prevalenza su due uniche posizioni, la considerazione del ruolo del cavallo, assolutamente dovuta, e il denaro.
Lassami stare in un certo qual modo, ci aveva fatto un regalo di più alto livello, aveva dato un occasione importante a basso costo, a tutti i presenti.
Sono un istruttore di equitazione, esisto oggi come cento anni fa e il mio lavoro non può trovare compimento solo con un tallone basso e uno sguardo in avanti, ma troppe volte perso nel vuoto inutile. Il mio lavoro è molto più bello e importante di come questo brutto sistema vuole farlo apparire.
Lassami stare, in un mondo che troppo spesso sceglie di sostituire i pesci rossi dall’acquario, piuttosto che approfittare della loro dipartita per cominciare ad affrontare con i bambini un aspetto così importante della vita come la sua fine, in un mondo che troppo spesso pensa che privare i piccoli dalla partecipazione al rito della dipartita in condivisione con amici e parenti, sia la cosa giusta, aveva fatto suo malgrado, un grande regalo a tutti.

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