L’Editoriale “SERVIZIO E VOLÉE” di Glauco L.S. Ricci

L’Editoriale
“SERVIZIO E VOLÉE”
di Glauco L.S. Ricci
Oggi sono arrivato presto al Circolo.
Purtroppo non per giocare, il mal di schiena mi tortura, ma per fare due chiacchiere con i miei compagni di racchetta.
Il televisore acceso in sala proiettava le immagini da Melbourne, dove si stanno svolgendo gli Australian Open e la discussione si è subito accesa.
Imbarazzante la tenuta esibita da Nadal, quasi a punirlo un infortunio lo ha messo ko proprio mentre affrontava uno dei migliori Cilic visti negli ultimi tempi. Certo che Roger è un’altra cosa, elegante nel gioco e nel vestire. E che dire di Novak? È reduce da un lungo periodo di sosta a causa di problemi fisici, ma certo non molla e sembra volersi gestire, parte piano per poi accelerare, ma questo coreano venuto da chissà dove non ha pietà, oltre che qualche anno in meno e spaccate in allungo degne di un ballerino di danza classica. Peccato per Fognini, il solito talento mai espresso del tutto, ma del resto i tempi di Pietrangeli e Panatta chissà se torneranno mai….
Però, io ho una gran bella racchetta, non ne avevo bisogno, a dire il vero, ma il mio maestro mi ha convinto, vorrai mica soffocare il tuo talento, mi ha detto, andiamo insieme in un negozio che conosco io e il gioco è fatto. Sì, va bene, ma se non mi trovo? Me ne trova un’altra mi ha detto, però devi venire con me, perché io conosco il tuo braccio e io ti devo allenare. Sarà….
Beh, però è bello stare qui al circolo, si parla di tutto ma soprattutto del nostro Sport preferito. Uno mi ha detto se per caso non volessi fare il consigliere alle prossime elezioni federali. Io?!, gli ho risposto, e poi chi sono i candidati, mai sentiti. E poi, come dovrei fare per capire cosa vogliono i tesserati che dovrebbero votarmi, non ci sono social che parlano di questi problemi, parlano solo di gare e classifiche, diritti e rovesci.
No, no, preferisco scambiare due chiacchiere qui al circolo, e ricordare quella volta che sono stato a Wimbledon, sul campo centrale, dentro intendo. Sì, va bene, eravamo entrati di nascosto a fine partita per scattarci qualche foto e, in fondo, ci eravamo meritati che ci chiudessero dentro e dovessimo supplicarli di farci uscire, che volevamo solo calcare quell’erba prestigiosa.
Oggi, però, posso dire che a Wimbledon ci sono stato e non in tribuna. E non per mangiare le fragole.
Tutta colpa di mio padre, che ha permesso che io mi infatuassi di questo Sport, arrivando a collezionare racchette su racchette, ho ancora una mitica Maxima in legno, sedendosi semplicemente in tribuna per seguirmi, con attenzione e passione tale degne di un genitore di un componente della squadra azzurra di Coppa Davis.
Però, sono contento così, mi sono divertito, mi sto divertendo, gioco e discuto con gli amici, e mia figlia sembra proprio sulla stessa strada.
Ho deciso, farò il tennista genitore, così la schiena si riposerà, a scapito della voce.
“Ti ho mai detto di quella volta a Wimbledon?”….
Mai mangiate delle fragole così buone, mai.