L’Editoriale “IL MESTIERE DIFFICILE DELL’IPPOGENITORE” di Glauco L.S. Ricci

L’Editoriale
“IL MESTIERE DIFFICILE DELL’IPPOGENITORE”
di Glauco L.S. Ricci
Mi scuso per la parola “mestiere”, per niente adatta ai sentimenti che essere “Ippogenitore” provoca.
Ma suonava bene e bene si adattava a un ruolo, anche questo termine non mi aggrada molto ma sono deviato da quello che desidero significare, spesso non degnamente e dignitosamente considerato.
Ecco, dignità, e la parola giusta. Etica, no, strausata ormai, abusata, in ogni discorso equestre. Appunto.
E, oggi, questo titolo e questi pensieri mi sono venuti in mente, rileggendo nella nostra Edicola, ospitata sul sito web di Ucif, un bellissimo pezzo giornalistico a firma di Umberto Martuscelli, vecchio di qualche mese, anni, ma sempre attuale.
Ci sono concetti, dei quali estrapoliamo solo alcuni passi, che ben disegnano il nostro mestiere, ruolo, la nostra passione, insomma.
E che sembrano dipinti a perfezione su un quadro che ci vede, da sempre e per sempre, protagonisti.
Il nostro comparto ha un unico attore insostituibile, il Cavallo, ma tutti gli altri gli girano attorno, a volte con rispetto, a volte meno.
E tra questi, gli Ippogenitori, le Famiglie, non possono essere disconosciute, anzi.
Ci verrebbe voglia, presi dalla nostra deformazione professionale, di ricordare come tutte le organizzazioni vivono solo e unicamente grazie ai loro Clienti, non avrebbero ragione di vivere e possibilità di mantenimento senza loro.
E, anche se il termine non piace, almeno alle nostre latitudini, perché Paesi anglosassoni e orientali fanno della “Customer Care” la loro stessa ragione di vita, con questi Clienti ci si deve confrontare.
Ma finiremmo per sottolineare un titolo che non ci piace, a noi per primi.
Il nostro non è un mestiere, è una passione.
Anche perché i mestieri, di solito, sono retribuiti e noi lo siamo solo con gioie e delusioni.
“Nel corso del tempo e nel mondo dell’equitazione le problematiche generate dall’interazione tra genitori, figli, sport sono divenute ancora più complesse e difficoltose. A maggior ragione se si considera l’ambito agonistico, dove spesso i genitori spendono cifre astronomiche per consentire ai propri figli di vivere questa loro passione. E tuttavia il principio dovrebbe rimanere identico, e non essere per nulla influenzato dalla presenza o dal consumo del denaro: esserci senza esserci, fare senza fare, vedere senza guardare. Ma ad esempio un genitore che spende un’infinità di soldi per acquistare e mantenere un cavallo (se non più d’uno), più tutto ciò che ne consegue, come fa a evitare di intromettersi nella gestione dell’attività sportiva del figlio? Eh… questo è uno dei grandi problemi del nostro sport: ecco perché essere bravi genitori nel mondo dell’equitazione è molto più difficile che esserlo in qualunque altro ambito sportivo (naturalmente stiamo parlando di genitori che non siano a loro volta praticanti).
In ogni caso la serie di articolate problematiche che nascono e si sviluppano all’interno dello sport equestre in tal senso, e le cui dimensioni sono sempre più consistenti, hanno prodotto alcuni fenomeni assolutamente inimmaginabili anche solo fino a pochi anni fa, a dimostrazione e conferma di tale consistenza. Come ad esempio la nascita dell’associazione Un Cavallo in Famiglia (Ucif) che si propone come punto di riferimento per tutti coloro i quali desiderino trovare un appoggio, un’indicazione, un suggerimento per affrontare al meglio qualunque difficoltà che abbia per protagonisti genitori, figli e cavalli. La nascita di Ucif (avvenuta per iniziativa di Glauco Ricci e Massimo De Giuseppe, quest’ultimo poi distaccatosi) è stupefacente per il semplice fatto che nessuno in precedenza ha mai pensato alla categoria ‘genitori’ come a qualcosa di organico, coerente e meritevole di una identità precisa, a parte Lucio Lami quando coniò il termine ippogenitori nel senso che sappiamo… Oggi, invece, Ucif è riuscita a fare tutto questo grazie a una incessante attività mediatica condotta sui social network (gli amministratori del gruppo Ucif su FB sono anche Francesca Primicerio e Michéle Conte, oltre a Glauco Ricci) e grazie un sito internet che raccoglie e promuove numerose iniziative di varia natura. In effetti i tempi cambiano e le cose evolvono: e così anche il termine ippogenitori ha vissuto una riqualificazione che adesso lo nobilita….”
Tratto dall’articolo “Ippogenitori, questi…. conosciuti” a firma di Umberto Martuscelli, www.cavallomagazine.it – 12.03.2016