L’editoriale “la nostra speranza” di Glauco L.S. Ricci

L’editoriale
“la nostra speranza”
di Glauco L.S. Ricci
Ancora pochi giorni e sapremo.
Il “Caso Lupinetti” si chiuderà, definitivamente, almeno così speriamo, in un senso o nell’altro.
Ma non è questa la nostra speranza di cui parliamo nel titolo, perché sappiamo già che sarà disattesa.
Un’autorevole figura ci confermava, recentemente, che il nostro mondo sportivo equestre ha grandissime potenzialità inespresse, a causa, soprattutto, dell’ambiente nel quale preferisce sopravvivere, anzi tende incredibilmente a non cambiare.
La nostra speranza è un’altra.
Più volte abbiamo sottolineato come Uberto Lupinetti sia sempre stato gentile e disponibile nei nostri confronti, anche in momenti diversi da quelli rappresentati in questa foto. Abbiamo, sempre, trovato un interlocutore cordiale ed esauriente. Forse, anzi, certamente non abbiamo apprezzato alcune sue azioni e dichiarazioni, ma ci siamo confrontati sempre serenamente su questi temi, avendo netta l’impressione del rispetto nei nostri confronti.
Uberto Lupinetti avrà probabilmente sbagliato e a poco vale discutere fra di noi se sia più giusto applicare la Common Law, come spesso vediamo richiesto e applicato, o il Diritto Romano, come altrettanto spesso vediamo richiesto e applicato.
Se sia più giusto basarsi su fatti similari precedenti o applicare alla lettera i commi.
Noi crediamo che chi sbaglia, debba pagare, che i nostri ordinamenti debbano assicurare, in ogni ambito, la certezza della pena.
Ma la nostra speranza esula da tutto questo e si rifiuta di accettare l’idea di un Uberto Lupinetti estromesso dalle politiche federali per la puntuale applicazione del Diritto Romano, quando invece in passato fu applicata la Common Law. Così come si rifiuta di vedere Uberto Lupinetti riammesso per un vizio di forma, un cavillo procedurale, come sentiamo sostenere da alcuni.
Non sono queste le soluzioni che avevamo prospettato.
La nostra speranza, scegliete voi la forma, è che Uberto Lupinetti possa essere ancora il Presidente del Comitato Regionale Lombardo e possa essere vittorioso o sconfitto, se lo merita secondo i tesserati lombardi e nazionali, con l’unico strumento che ancora possediamo, il voto, pur se inquinato dall’iniquita’ della sua ristrettezza e dall’arretratezza culturale delle deleghe.